Banche centrali, parte dall’Asia la raffica di tagli ai tassi
Comincia la Thailandia Il 20 febbraio attesa analoga mossa dalla Cina
Abbassando i tassi al minimo storico, sotto i livelli introdotti sulla scia della crisi finanziaria del 2008, la Banca di Thailandia ha dato ieri il segnale di quella che si profila come una imminente raffica di allentamenti di politica monetaria - che i mercati cominciano già a scontare positivamente - finalizzata a contrastare i venti contrari all’economia di molti Paesi resi forti dalla crisi globale da coronavirus.
Dai segnali che filtrano da Pechino, del resto, sembra ormai scontato che il 20 febbraio la banca centrale cinese procederà a ridurre sia il tasso principale di riferimento per i prestiti (Lpr) sia i requisiti sulle riserve delle banche (Rrr), dopo essersi già mossa per espandere la liquidità nel sistema e limare i tassi sulle operazioni repo (nei primi due giornid ella settimana, ha iniettato liquidità sul mercato monetario per un ammontare lordo equivalente a 242 miliardi di dollari ).
L’istituto centrale di Bangkok ha tagliato i tassi di riferimento di 25 punti base all’1%, mentre il governo ha preannunciato nuove misure di sostegno a fronte del crollo del turismo in corso (che si aggiunte a problemi di siccità e al rallentamento dlel’export).
Oggi dovrebbe essere il turno delle Filippine, mentre la Malaysia ha già tagliato i tassi a sorpresa lo scorso 22 gennaio (seguita dallo Sri Lanka alla fine del mese) .
Entro fine settimana potrebbero agire anche altri Paesi, dal Brasile alla Russia, mentre l’India dovrebbe prendere tempo (come ha fatto martedì l’Australia, limitandosi a mantenere i tassi al minimo storico dello 0,75%). Non sono pochi, insomma, i Paesi emergenti ormai orientati a privilegiare gli sforzi per sostenere l’economia rispetto alle preoccupazioni su fattori come debito, inflazione o conseguenti pressioni verso una debolezza valutaria.
Al di là delle rafforzate prospettive di mosse in senso espansivo della Fed entro fine anno, nei Paesi avanzati il fattore cononavirus depone in favore di una estensione delle condizioni monetarie molto accomodanti già in corso e finisce per allontanare la tempistica dell’avvio di un rientro da politiche non ortodosse. È il caso della Banca del Giappone, il cui governatore Haruhiko Kuroda ha sottolineato di seguire con la massima attenzione gli sviluppi da coronavirus in vista di azioni conseguenti; ancora più esplicito il suo vice Masazumi Watanabe, che non ha escluso misure drastiche come il portare i tassi in territorio ulteriormente negativo se le circostanze dovessero suggerire una azione molto decisa.
Una linea sostanzialmente analoga a quella della Banca centrale europea. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha detto ieri che «mentre la minaccia di una guerra commerciale tra Usa e Cina sembra essersi attutita, il cononavirus aggiunge un nuovo strato di incertezza» che impone un monitoraggio molto attento.
Lagarde ha poi citato il fatto che l’attuale linguaggio associato alla politica monetaria corrente, con la sua promessa di eventuali tagli ulteriori ai tassi o di rafforzamento degli acquisti di bond se si rendessero necessari, tende ad agire come un «efficace stabilizzatore automatico» in grado di fornire un certo supporto.