Prescrizione, allo studio un lodo Conte bis
Interruzione soltanto dopo la conferma della condanna in appello Italia viva però resta ferma sulla richiesta di rinvio Incontro Conte-Orlando
Non accenna a scendere la tensione sulla prescrizione. Certo i “pontieri” provano a cercare una soluzione tecnica che sia digeribile per tutte le forze di maggioranza. Dove però la fantasia, abbastanza inesauribile del giurista, si scontra con la logica della convenienza politica. Così nelle ultime ore prende quota una sorta di lodo Conte bis che indichi una linea più avanzata rispetto alla proposta originaria formulata dal premier a inizio gennaio e poi tradotta nell’attuale bozza di riforma del processo penale. E se la proposta di mediazione iniziale di Conte faceva leva sulla distinzione tra condannati e assolti in primo grado, interrompendo i termini solo per i primi e sospendendoli solo per i secondi, ora la prescrizione si fermerebbe unicamente nel caso di una condanna in primo grado poi confermata dall’appello, mentre tornerebbe a decorrere se dopo la condanna di primo grado arrivasse un’assoluzione. Ma gli schemi possono essere i più vari e prevedere un congelamento comunque dopo l’appello e non dopo il primo grado come ora previsto dalla Bonafede.
Sullo sfondo, ma neppure troppo, l’ipotesi di un nuovo rinvio puro e semplice di tutta la riforma, che si applica ai reati commessi a partire da quest’anno, ma che nei fatti dispiegherà i suoi effetti solo al maturare dei termini per i più lievi reati contravvenzionali e quindi non prima di 5 anni come ricordato pochi giorni fa dal presidente della Cassazione nella sua relazione di apertura dell’anno giudiziario. E proprio sulla necessità di uno slittamento di un anno (come del resto cristallizzato nell’emendamento Annibali al Milleproroghe) rimane attestata anche nelle ultime ore Italia Viva, non intenzionata a smuoversi, sostenendo in questo modo di volere dare tempo a una complessiva riforma del Codice di procedura penale.
Scenario cui plaude il Pd, con il vicesegretario Andrea Orlando, che precisa come «noi lo avevamo proposto, ma avevamo capito che Bonafede era contrario. Ma se si fa il rinvio siamo i più contenti del mondo perché un rinvio ci darebbe modo di affrontare con più calma la riforma del processo penale». E proprio Orlando ieri ha incontrato a Palazzo Chigi il premier Conte.
Uno slittamento, oltretutto dopo un breve periodo di operatività, verrebbe però accolto come doccia gelata da parte dei 5 Stelle. E in primo luogo dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, da poco anche capo delegazione nell’Esecutivo. Non a caso ancora ieri Bonafede ha negato con forza qualsiasi indiscrezione su trattative in atto con mediazioni già messe a punto .Tanto che le dimissioni potrebbero rappresentare l’esito più scontato di un rinvio non concordato, ma votato magari in Parlamento. Ed è in Parlamento appunto che, in caso di assenza di un accordo nella maggioranza, le cose potrebbero complicarsi. In un intreccio di provvedimenti in discussione in queste ore che potrebbe rivelarsi assai complicato da sciogliere. Al Senato la spaccatura potrebbe emergere con evidenza in un voto che a differenza della Camera, dove il supporto di Italia Viva non è determinante, avrebbe conseguenze gravi, anche se Matteo Renzi si è detto convinto che il Governo non cadrà sulla prescrizione.
In ogni caso, tra provvedimenti già in discussione, come il decreto legge sulle intercettazioni, e altri che vi arriveranno come il decreto legge Milleproroghe, al netto di eventuali voti di fiducia, a Palazzo Madama le tentazioni di blitz parlamentari sono assolutamente plausibili. Alla Camera intanto da martedì prossimo si tornerà ad esaminare il ddl Costa che intende bloccare la Bonafede. Il testo approdato in aula, dopo che in commissione era stato approvato un emendamento soppressivo con il voto decisivo della presidente Francesca Businarolo, potrebbe vedere convergere i deputati di Italia Viva con le opposizioni, in un voto dalle minime conseguenze pratiche ma dall’elevato significato politico. Sulla riforma del processo penale intanto l’intenzione espressa del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è di accelerare anche perché già scritta in larghissima parte, con i capitoli già noti che vanno dalle misure per accelerare i giudizi penali (dai tempi di durata delle indagini preliminari a quelli dei 3 canonici gradi di giudizio) alle restrizioni sui passaggi dai ranghi della magistratura agli incarichi politici, al nuovo sistema elettorale del Csm.