Violì, è italiano il carciofo hi-tech finalista a Berlino
Bellanova: «L’agricoltura deve essere protagonista del Green Deal europeo»
È il carciofo Violì il finalista italiano al Fruit Logistica Innovation Award 2020, l’unico progetto “Made in Italy” tra i dieci che si sfidano per il premio per l’innovazione di processo e di prodotto alla fiera dell’agroalimentare a Berlino che quest’anno conta il numero record di 3.383 espositori provenienti da oltre 80 Paesi (lo scorso anno erano 3.226) e 78mila visitatori professionali da 130 Paesi. Violì è un carciofo di nuova generazione, sarà disponibile nove mesi all’anno, prodotto da seme ibrido coltivato e commercializzato da Apofruit Italia in Emilia Romagna, dall’azienda pugliese Cericola e dalla siciliana La Mongolfiera. Ma è anche il simbolo dell’impegno e dell’ingegno dei produttori italiani che fanno squadra nell’innovazione e nella modernizzazione, strade obbligate per il comparto ortofrutticolo italiano, che con circa 11,5 miliardi di euro rappresenta il 20 % dell’intero settore agricolo nazionale, ma che è in affanno, export in calo nel 2019.
«Siamo il Paese che riceve più fondi europei OCM e con quelle risorse abbiamo fatto molto per innovare, per ammodernare il settore», ha detto ieri il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, intervenuta all’inaugurazione della più grande fiera ortofrutticola al mondo, Fruit Logistica 2020 a Berlino, dove l’Italia è anche quest’anno il primo paese espositore con 545 aziende. Bellanova ha colto l’occasione per rilanciare l’altra grande sfida del futuro, il cambiamento climatico: «L’agricoltura deve essere protagonista del Green Deal europeo e della transizione ecologica necessaria e questo non significa introdurre nuovi lacci burocratici che aumentano la produzione di carta ha ammonito -. Dobbiamo trovare insieme la strada per passare da un’economia lineare, che genera spreco, all’economia circolare, che quello spreco lo trasforma in valore. Così si tutela di più il reddito degli agricoltori. Dobbiamo affrontare il cambiamento climatico anche per nuovi flagelli che porta nelle nostre campagne come la cimice asiatica e la xylella».
Per l’ambasciatore d’Italia in Germania Luigi Mattiolo questo “cuore verde” già esiste: «L’Italia è il primo Paese al mondo per biodiversità agroalimentare edibile, con la più ampia gamma al mondo di prodotti alimentari certificati in base all’origine, pari al 25% di tutte le DOP europee. Siamo ai vertici mondiali della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari, inferiore di tre volte alla media UE. E siamo il secondo Paese della Ue per superficie agricola investita a biologico e il secondo esportatore al mondo di prodotti biologici dopo gli Stati Uniti».
Ma non basta essere bravi. Bisogna anche dirlo e saperlo dire e non solo alle grandi catene di distribuzione ma fin al piccolo consumatore. Facendo squadra. Ne è convinto Leonardo Odorizzi, di Verona, amministratore de “La grande bellezza italiana”, la prima rete di impresa formata un anno e mezzo fa da sei aziende, una cooperativa agricola, due organizzazioni di produttori e tre commerciali attive, 16 magazzini, 600 collaboratori dislocati tra Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Trentino e Puglia per un fatturato aggregato di oltre 100 milioni di euro. Odorizzi, presente a Fruit Logistica 2020, ritiene che «la comunicazione è tutto. Il problema del nostro settore è il marketing, comunicare bene che siamo bravi. Dobbiamo farlo con un’unica voce: per questo serve maggiore coordinamento tra livello locale e nazionale».