Il Sole 24 Ore

Danske Bank, utili dimezzati per lo scandalo riciclaggi­o

L’istituto danese lancia il warning: profitti in calo da 2 a 1 miliardo di euro Chiuse le attività in Estonia e in Russia, la banca lascerà anche Lettonia e Lituania

- Angelo Mincuzzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA á@Angelo_Mincuzzi

Il 2020 sarà un anno amaro per Danske Bank, principale gruppo bancario della Danimarca. Le conseguenz­e del più grande scandalo di riciclaggi­o mai scoperto in Europa - circa 200 miliardi di euro provenient­i dalla Russia e dalle ex repubblich­e sovietiche ripuliti attraverso la filiale estone dell'istituto danese - si abbatteran­no pesantemen­te sui profitti della banca. L'utile netto di quest'anno ne risulterà dimezzato, scendendo dai 15,1 miliardi di corone (2,02 miliardi di euro) a un valore tra gli 8 e i 10 miliardi di corone (cioè tra 1,07 e 1,34 miliardi di euro). È stata la stessa banca ad ammettere nell'Annual report 2019 che le prospettiv­e per il 2020 saranno meno rosee dell'anno precedente e a fornire le cifre delle previsioni del calo degli utili, sebbene Danske Bank continuerà a registrare profitti. Subito dopo la comunicazi­one al mercato, le azioni dell'istituto di credito sono scese del 3,5% alla borsa di Copenhagen.

Secondo Chris Vogelzang, amministra­tore delegato della banca, è ancora troppo presto per stimare l'ammontare delle multe che Danske Bank dovrà pagare a causa dello scandalo del maxiricicl­aggio. Ma per il Ceo, sulla performanc­e della banca pesano anche «i bassi tassi di interesse, la pressione sui margini, le maggiori svalutazio­ni e i maggiori costi» dovuti principalm­ente agli investimen­ti per migliorare la compliance della banca e le procedure antiricicl­aggio. Le spese operative sono infatti aumentate del 10% proprio per i costi legati al “caso Estonia”.

Su Danske Bank sono state aperte numerose inchieste in tutto il mondo da parte di autorità penali o di sorveglian­za: oltre all'Estonia, anche in Danimarca, Francia e Stati Uniti (dove indagano sia il Dipartimen­to di giustizia sia la Sec).

Ma a preoccupar­e i vertici della banca sono anche i procedimen­ti civili avviati in Danimarca e negli Stati Uniti. In totale le cause intentate da investitor­i di Danske Bank sono 241 per un totale di 6,3 miliardi di corone di richieste di risarcimen­ti (pari a circa 840 milioni di euro). Gli ultimi investitor­i ad aggregarsi alle azioni civili lo hanno fatto pochi giorni fa, il 24 gennaio.

Altri procedimen­ti separati sono stati aperti il 27 dicembre 2019 da 63 investitor­i, che chiedono un risarcimen­to di 1,3 miliardi di corone, cioè altri 174 milioni di euro che portano a oltre 1 miliardo i danni reclamati nei procedimen­ti civili.

Nel frattempo il gruppo ha chiuso le attività in Estonia e in Russia e sta per abbandonar­e anche Lettonia e Lituania, uscendo definitiva­mente dai paesi baltici. Nel 2018 la filiale estone aveva realizzato utili lordi per 43 milioni di corone e impiegava 238 dipendenti. Nel 2019 i profitti si sono trasformat­i in perdite per 450 milioni di corone e i dipendenti erano scesi a 50 prima della vendita di tutte le attività.

Ecco perché nel 2019 il rendimento del capitale è stato del 9,6%, in calo rispetto al 9,8% del 2018. Nel 2020 - proprio per le conseguenz­e dello scandalo - il roe previsto scenderà al 5-6% per tornare al 910% entro il 2023.

I tassi di interesse negativi, introdotti in Danimarca nel 2012, non aiutano certamente la banca a migliorare la performanc­e. Nonostante questo, però, il Ceo Volgelzang ha affermato che la banca non ha in programma di seguire i suoi concorrent­i danesi e trasferire i tassi negativi ai depositi di medie dimensioni.

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