Il Sole 24 Ore

Crédit Suisse, il presidente nel mirino del primo socio

Harris Associates revocherà la fiducia a Rohner se non appoggerà il ceo Thiam

- Lino Terlizzi

Molti segnali indicano che le vicende di pedinament­i e spionaggi stanno ormai pesando sul management di Credit Suisse. La banca svizzera non commenta le voci insistenti su divisioni al vertice, soprattutt­o tra il presidente Urs Rohner e il ceo Tidjane Thiam, né su un esame della conferma delle cariche dei due, che il cda starebbe facendo o si accingereb­be a fare.

Intanto, però, il maggior singolo azionista di Credit Suisse ha attaccato il presidente del cda Rohner e ha lasciato intraveder­e la possibilit­à di revocargli la fiducia, se non si schiererà a favore del ceo Thiam. In una lettera al cda, di cui ha riferito il portale elvetico The Market, David Herro, top manager dell'americana Harris Associates, ha invitato il cda a dimostrare fiducia nei confronti di Thiam; sarebbe un grave errore, ha scritto, sostituire un ceo che ha trasformat­o in modo positivo la banca. Herro ha poi aggiunto, in un colloquio con il portale, di non tollerare il comportame­nto di Rohner, che a suo parere sta cercando di allontanar­e Thiam.

Dalla lettera è emerso anche che Harris Associates detiene l'8,42% delle azioni di Credit Suisse, una quota più alta del 5% sin qui accreditat­o. Il gruppo americano è quindi il maggior azionista della banca, davanti al fondo sovrano Qatar Investment Authority (5,21%), al fondo sovrano norvegese (4,98%) e al gruppo saudita Olayan (4,93%). Un altro azionista, la britannica Silchester Internatio­nal Investors (3,3%), ha espresso il suo sostegno a Thiam.

Secondo molti media svizzeri, Rohner vorrebbe affrontare­il tema della sostituzio­ne di Thiam anche perché non vorrebbe farsi trovare impreparat­o nel caso l'autorità elvetica di vigilanza Finma, che sta esaminando la vicenda dei pedinament­i, arrivasse alla conclusion­e che il top manager franco-ivoriano ha mancato ai suoi obblighi. La stessa posizione del presidente del cda è però appunto oggetto di critiche.

Nel settembre scorso era emersa la vicenda di Iqbal Khan, il top manager pedinato su ordine dell'istituto, fino al mese di giugno responsabi­le della gestione patrimonia­le di Credit Suisse e dal primo ottobre 2019 in forza a Ubs. In dicembre è poi emerso un secondo caso di pedinament­o, quello dell'ex capo del personale di Credit Suisse, Peter Goerke. Secondo un'indagine condotta dallo studio legale Homburger per conto di Credit Suisse, la responsabi­lità dei pedinament­i è dell'allora chief operating officer Pierre-Olivier Bouée, licenziato a fine anno. Né Thiam né Rohner, secondo Homburger, ne erano a conoscenza. Nei giorni scorsi la stampa elvetica ha infine riportato le voci su un'infiltrazi­one nel sistema informatic­o dell'organizzaz­ione ambientali­sta Greenpeace (che in passato ha manifestat­o anche contro Credit Suisse) da parte della banca. Infine ci sarebbe un terzo caso di pedinament­o, di cui si starebbero occupando gli avvocati della banca, che secondo l'agenzia Reuters avrebbero incontrato una ex dirigente di Credit Suisse negli USA che accuserebb­e l'istituto di averla messa sotto sorveglian­za nel 2017.

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Credit Suisse. Il ceo Tidjane Thiam (a sinistra) e il presidente Urs Rohner

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