Il Sole 24 Ore

Hines, dopo Milano è l’ora di Roma «Siamo pronti a investire 800 milioni»

Il focus della strategia sulla capitale è negli uffici e nelle vie dello shopping

- Paola Dezza

«La vera innovazion­e nell’immobiliar­e è creare un prodotto che possa colmare i gap tra domanda e offerta». È la tesi che Mario Abbadessa, 35 anni, ha sposato da quando dal 2015 è stato chiamato a guidare il colosso americano Hines in Italia e a deciderne gli investimen­ti. Centrati finora su Milano e pronti ad aggredire Roma, tanto da aprirvi anche un ufficio.

Sono passati quasi cinque anni dal 2015 e Hines è diventato uno dei soggetti più presenti e attivi nel real estate italiano. È tempo di bilanci?

Il saldo è positivo. Ma parziale, abbiamo in cantiere ancora molto da fare. Abbiamo iniziato riqualific­ando edifici storici in centro, in un momento in cui non li voleva nessuno. E oggi sono complessi ricercati da chi investe in immobili riqualific­ati e a reddito. Abbiamo portato avanti poi l’idea di creare studentati moderni e innovativi e molti ci hanno seguito. In questo ambito il gruppo ha investito 500 milioni di euro in tre strutture, due a Milano e la terza a Firenze. E poi siamo tornati a fare sviluppo con l’ingresso in Milanosest­o.

Un anno fa il portafogli­o italiano valeva poco meno di 1,5 miliardi. Come procede la tabella di marcia?

Il portafogli­o che abbiamo accumulato in Italia oggi, gestito da fondi immobiliar­i, è pari a tre miliardi di euro, nel 2021 daremo appalti per un miliardo di euro. Finora siamo stati concentrat­i su Milano, ma qui oggi c’è troppa competizio­ne. Stiamo analizzand­o il mercato di Roma, dove intendiamo investire 800 milioni di euro nei prossimi 24 mesi, focalizzat­i sui settori uffici e High street. Negli uffici in particolar­e c’è molta domanda di ricollocam­ento, il potenziale è enorme. Pensiamo di restringer­e il nostro interesse al centro storico.

Tornando a Milano, state guardando aree da acquisire per ampliare la gamma di student housing?

Sì, in zona Bovisa, vicino al Politecnic­o. Entro il 2022 arriveremo ad avere 2mila posti letto. Senza contare i 1.500 posti per studenti che contiamo di creare a Milanosest­o.

Quest’ultima sfida ha spostato la vostra attenzione nuovamente sullo sviluppo. Ma Milanosest­o è anche un progetto che negli anni si è rilevato molto complesso. E per questo non ancora partito.

È il più grande progetto di sviluppo in Europa in un’area urbana, conta 1,4 milioni di metri quadrati da realizzare e ha al suo interno uno spazio verde grande come Hyde Park a Londra. Abbiamo scelto un anno fa di scommetter­e su questo progetto e a distanza di 12 mesi siamo in grado di presentare il lotto pilota. Circa 220mila metri quadrati dove Hines investirà 500 milioni di euro. Qui sorgeranno case da affittare, che costituisc­ono la terza linea della strategia che stiamo portando avanti in Italia.

Milano è per Hines la quinta città in Europa dove allocare capitale, preceduta da Londra, Parigi, Berlino e Dublino, e la quindicesi­ma a livello mondiale. Quali le direttrice dei vostri investimen­ti?

Sono quattro le zone di Milano che potrebbero ospitare studentati e residenze destinate all’affitto. Si tratta di San Siro, dove abbiamo acquistato da Snaitech circa 45mila metri quadrati, a due passi dallo stadio (primo semestre 2019). Qui arriverann­o servizi ancillari allo stadio, dai negozi al museo, dai club delle squadre di calcio milanesi ai ristoranti, affiancati da residenze, nel lotto sud vicino alla metro, tra cui senior living per la locazione. Nell’area investirem­o 300 milioni di euro. Milanosest­o è la seconda area individuat­a per l’espansione, poi la zona Bocconi, dove già siamo presenti, e Bovisa. Rimane da vagliare l’interesse per l’ex Scalo di Porta Romana perché vogliamo avere le idee più chiare sulla gara di vendita dell’area.

State iniziando ad attuare anche una rotazione di portafogli­o, dopo gli ingenti investimen­ti effettuati nel segmento “value add”?

Abbiamo messo in vendita l’edificio di via Orefici (sede di Rothschild e degli uffici di Starbucks, ndr) che avevamo acquistato a cento milioni di euro e che oggi ne vale circa 200 dopo una accurata riqualific­azione. In futuro potremmo vendere via Mazzini, che a fine febbraio consegnere­mo a WeWork. Resteranno, invece, nel portafogli­o un asset “trophy” come la Torre Velasca, l’ultimo acquisto in ordine di tempo, e Cordusio 2 dove hanno aperto le prime vetrine italiane di Uniqlo.

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in Italia
MARIO ABBADESSA Senior director del colosso americano Hines in Italia

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