Cambiano le regole dell’allargamento Ue: aiuti condizionati
I fondi di pre adesione legati ai progressi sullo stato di diritto Obiettivo: superare il no di Parigi all’Albania e alla Macedonia del Nord
Dal nostro corrispondente interrotto dopo l’ingresso di nuovi paesi nel 2004 (10 in tutto, di cui otto dell’Europa centroorientale). L’arrivo di questi nuovi partner ha creato tensioni e incomprensioni nell’Unione europea. «Il tema dello stato di diritto sarà il primo capitolo aperto e anche l’ultimo a essere chiuso», ha quindi precisato Olivér Várhelyi.
Il cammino di avvicinamento all’adesione verrà puntellato da condizioni e incentivi. Nel caso in cui il paese acceleri nell’introduzione di riforme per adeguarsi all’acquis communautaire, i Ventisette potranno facilitare una integrazione più vicina di questi paesi candidati nell’Unione, con «un aumento dei finanziamenti e degli investimenti». In caso opposto, i Ventisette potranno interrompere le trattative, rivedere i finanziamenti, sospendere l’eventuale accesso al mercato unico.
I negoziati verranno suddivisi in sei capitoli: gli aspetti fondamentali, legati allo stato di diritto; il mercato unico; la competitività; l’agenda ambientale; l’agricoltura e la coesione; e le relazioni esterne. Nei fatti, le nuove linee-guida non cambiano molto la situazione attuale, segnata dalla possibilità per i Ventisette di accelerare o rallentare il ritmo delle trattative, come peraltro è stato fatto, per esempio con la Serbia e il Montenegro (è da ricordare che ogni paese membro ha un diritto di veto).
Tuttavia, il percorso diventa più chiaro, i punti di riferimento più espliciti. C’è il desiderio soprattutto di venire incontro alla Francia che in ottobre ha bloccato, insieme alla Danimarca e all’Olanda, l’avvio dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord. Attaccato dal Rassemblement National di Marine Le Pen, il presidente Emmanuel Macron deve dare garanzie al suo elettorato che l’allargamento non significhi nuova immigrazione e nuove incertezze economiche.
Da Parigi, la segretaria di Stato agli affari europei Amélie de Montchalin ha definito ieri la proposta comunitaria «una tappa fondamentale», un momento «positivo», anche se «non vi è automatico benestare» della Francia. Prima di dare il via libera, il governo francese vorrà leggere il rapporto di Bruxelles, atteso a breve, sulla «realtà delle riforme richieste all’Albania e alla Macedonia del Nord». Inoltre, Parigi vuole assicurarsi che le linee-guida siano approvate «senza essere denaturate».
In ottobre, la posizione francese aveva infastidito la Germania, desiderosa di dare una prospettiva europea ai Balcani per stabilizzare la regione. Nella speranza di una svolta, lo sguardo corre al Consiglio europeo di marzo a Bruxelles e al vertice con i Balcani di maggio a Zagabria, ammesso che Olanda e Danimarca si allineino.