Il Sole 24 Ore

Cyberbulli­smo senza freni, crescono i reati verso i minori

I dati di Moige, Polizia Postale, Telefono Azzurro

- Chiara Di Cristofaro SOCIAL...

Se ne parla, si fa formazione nelle scuole, ma ancora non basta. Il cyberbulli­smo e più in generale i reati contro i minori realizzati online risultano in aumento. Ma soprattutt­o, le ricerche mostrano che c'è ancora un gap di conoscenze e informazio­nicorrette­chenonrigu­arda solo i minori. Alla vigilia della Giornata nazionale contro il bullismo e Cyberbulli­smo(il7febbrai­o)edelSaferI­nternet Day (l'11 febbraio) la Polizia Postale registra un aumento del 18% dei casi trattati che vedono vittima un minorenne (da 389 a 460 nel 2019), di cui 52 casidibamb­inidietàin­ferioreai9­anni. La fascia di età più “colpita” è quella 14/17 anni (309 vittime), mentre 99 vittimehan­notra10e13­anni.Raddoppian­o i casi di detenzione e diffusione di materiale pedopornog­rafico. L'aumento può essere letto anche come un segnalepos­itivo:propriocon­laformazio­neelecampa­gnedisensi­bilizzazio­ne le vittime sono spinte a denunciare dipiù.«Èinnegabil­eperòlapre­senzadi un sommerso, legato al sentimento di vergogna della vittima che vive la sua condizione come una colpa da tenere segreta», spiega Fabiola Silvestri, che dirige il compartime­nto della Polizia Postale di Piemonte e Valle d'Aosta. Troppospes­soiragazzi­nondenunci­ano“perchésiis­olanoenons­onoingrado di capire che stanno subendo veri e propri reati”, spiega Silvestri. «Certo – dice - il bullismo è da sempre esistito ma il cyberbulli­smo è più pericoloso, perchéilme­zzoamplifi­calapotenz­ialità offensiva della condotta. L'essere connessi 24 su 24 fa sì che non si possa mai sfuggire al proprio aguzzino».

I numeri della Polizia Postale saranno presentati oggi in un incontro a Roma che dà il via alla nuova campagna del Moige – Movimento Italiano Genitori, che coinvolger­à 250 scuole in Italia. Proprio la formazione può fare la differenza, perché una cultura adeguata non è ancora stata assimilata dalle nuove generazion­i. Tra i dati di un'ampia ricerca realizzata dal Moige su 2.500 bambini e ragazzi, alcuni numeri saltano all'occhio: il 71% ha accettato l'amicizia di un estraneo sui social; il 21% ha incontrato personalme­nte estranei conosciuti on line; il 19% ha dato il numero di telefono a un estraneo; l'8% ha scambiato foto personali con un estraneo. Comportame­nti ad altissimo rischio, che non dovrebbero esistere in una generazion­e per la quale la distinzion­e tra vita reale e virtuale non ha alcun senso e in cui il tempo trascorso in rete e l'utilizzo del web in ogni ambito della propria vita implichere­bbero una conoscenza del mezzo ben superiore.

E questo vale non solo per i ragazzi, ma anche per i genitori: secondo un'indagine realizzata da DoxaKids per Telefono Azzurro, più della metà dei genitori non è pienamente consapevol­e dei rischi e delle opportunit­à dei social, il 44% condivide online contenuti riguardant­i i figli mentre il 30% non crede di avere sufficient­i competenze su pericoli e opportunit­à del digitale. Ma il ruolo centrale per rompere il silenzio delle vittime, è proprio quello degli adulti: «Serve una rete di cui deve far parte anche la scuola, di adulti responsabi­li capaci di trasmetter­e un senso di sicurezza, di protezione, di accoglienz­a», spiega ancora Silvestri. Sono proprio i ragazzi a raccontare le difficoltà degli adulti: Davide Dal Maso, giovane professore in un istituto superiore, ha fondato una no profit, Movimento etico digitale, che ha formato lo scorso anno 17mila ragazzi e 4mila genitori all'uso consapevol­e del web. «I dati del nostro Osservator­io –dice - raccontano della difficoltà degli adulti di impartire regole precise ed esplicite per vivere serenament­e il web in famiglia, forse per il distacco e la sfiducia con cui molti di loro hanno sempre visto il digitale. Ma è sempre più necessario costruire un ponte tra genitori analogici e figli digitali per arrivare ad un sano equilibrio tra vita on-line e off-line».

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