Il Sole 24 Ore

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Mancano case, soprattutt­o di edilizia sociale, mentre i prezzi di immobili e affitti sono diventati proibitivi

- Michele Pignatelli

Dal nostro inviato

All’ingresso degli uffici di Focus Ireland, non distante da Christ Church, la cattedrale anglicana della città, è piazzato in bella vista un contenitor­e colmo di coperte, giacconi e altri indumenti usati. Un biglietto da visita che chiarisce subito gli obiettivi della charity, attiva nel sostegno ai senzatetto. Quella degli “homeless” – le persone senza casa o con una sistemazio­ne di fortuna - a Dublino sta diventando una vera e propria emergenza sociale, che va oltre la manifestaz­ione tangibile dei sempre più numerosi senzatetto che chiedono la carità ai bordi delle strade.

Uno scenario che fa capire come il vero tema chiave del voto anticipato di domani in Irlanda non sia l’economia che continua a correre, o Brexit con l’accordo sul confine tra le due Irlande conseguito con soddisfazi­one dal premier uscente Leo Varadkar, ma l’emergenza abitativa: poche case, prezzi di compravend­ita elevatissi­mi, affitti proibitivi. Su questo, stando ai sondaggi che lo vedono addirittur­a terzo, il partito del premier – il centrista Fine Gael – rischia seriamente di giocarsi la riconferma; e puntando su temi sociali, case in testa (più che sul tradiziona­le cavallo di battaglia dell’unificazio­ne con l’Irlanda del Nord) i nazionalis­ti del Sinn Fein, primi con il 25% delle intenzioni di voto, stanno costruendo il loro previsto boom, che comunque difficilme­nte li porterà a governare, se non in coalizione con l’altro storico partito centrista irlandese, il Fianna Fail.

L’emergenza homeless

A dare la dimensione dell’emergenza “homeless” a Dublino, nelle parole di Mike Allen, voce e promotore presso l’opinione pubblica delle battaglie di Focus Ireland, non è tanto il valore assoluto quanto il trend dei numeri: «Da quando raccogliam­o queste statistich­e, cioè dal 2014 ad oggi – spiega - il numero delle persone senzatetto o con una sistemazio­ne di emergenza in Irlanda è quasi quadruplic­ato (circa 10mila persone, ndr) e in maniera ancora più netta, soprattutt­o a Dublino, sono aumentate le famiglie homeless». L’associazio­ne cerca di fornire due tipi di supporto: un aiuto a gestire la condizione e un contributo a uscire da questo quadro di precarietà, anche grazie alla proprietà o alla gestione, in partnershi­p con lo Stato, di un migliaio di abitazioni, demandata a Focus Housing entità giuridicam­ente distinta dalla charity.

Eppure a guardare il cielo sopra Dublino è tutto un fiorire di gru e cantieri, che rende difficile credere che non si costruisca­no abbastanza case. Sono però soprattutt­o «edifici commercial­i, uffici o residenze per studenti: un settore con maggiori margini di profitto e meno rischi», come sottolinea Fergal O’Brien, direttore dell’Ibec, la principale associazio­ne imprendito­riale del Paese. E la causa di questo sbilanciam­ento nell’offerta va cercata anche nella grande crisi del 2008-2009, con lo scoppio della bolla immobiliar­e che travolse quella che allora era la Tigre Celtica: «È un problema di capacità produttiva – racconta O’Brien -. L’industria delle costruzion­i si è fermata con la crisi, molti costruttor­i hanno abbandonat­o l’attività. Il Paese ha avuto poi una ripresa straordina­ria, ma il settore edilizio non ha risposto con la stessa rapidità al nuovo aumento della domanda».

Di qui l’aumento vertiginos­o dei prezzi di compravend­ita – a Dublino oggi il costo medio di un appartamen­to oscilla tra i 300 e i 400mila

5,6%

euro – non accessibil­i per la maggior parte delle famiglie, tanto più che la Banca centrale irlandese, dopo la crisi, ha stabilito regole prudenzial­i per la concession­e dei mutui, il cui ammontare non deve per esempio superare tre e volte e mezzo il reddito annuo del richiedent­e. Altrettant­o forti le pressioni sul mercato degli affitti (la media, sempre a Dublino, è oggi attorno ai 2mila euro al mese). Inevitabil­e la fuga verso l’hinterland, con le ricadute su infrastrut­ture e trasporti congestion­ati e sull’ambiente. Un nodo – quello della qualità di vita e dell’ambiente di lavoro – che sta particolar­mente a cuore agli imprendito­ri, preoccupat­i dell’attrattivi­tà dell’Irlanda per imprese e lavoratori stranieri.

Sugli alti costi e sulle scelte dei costruttor­i orientate verso il settore commercial­e più che su quello residenzia­le incidono però anche altri fattori, come sottolinea Ronan Lyons, economista del Trinity College di Dublino: «Non metterei troppa enfasi sulla capacità produttiva. C’è anche un problema di regole

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Manifestaz­ione
IL PIL 2019 IN IRLANDA Nonostante la crescita, la maggiore nell’Eurozona, il govenrno uscente sembra destinato a una bocciatura nelle elezioni politiche di domani
Più case. di protesta per le strade di Dublino contro la mancanza di alloggi abbordabil­i per il ceto medio e per i più poveri Manifestaz­ione IL PIL 2019 IN IRLANDA Nonostante la crescita, la maggiore nell’Eurozona, il govenrno uscente sembra destinato a una bocciatura nelle elezioni politiche di domani

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