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Mancano case, soprattutto di edilizia sociale, mentre i prezzi di immobili e affitti sono diventati proibitivi
Dal nostro inviato
All’ingresso degli uffici di Focus Ireland, non distante da Christ Church, la cattedrale anglicana della città, è piazzato in bella vista un contenitore colmo di coperte, giacconi e altri indumenti usati. Un biglietto da visita che chiarisce subito gli obiettivi della charity, attiva nel sostegno ai senzatetto. Quella degli “homeless” – le persone senza casa o con una sistemazione di fortuna - a Dublino sta diventando una vera e propria emergenza sociale, che va oltre la manifestazione tangibile dei sempre più numerosi senzatetto che chiedono la carità ai bordi delle strade.
Uno scenario che fa capire come il vero tema chiave del voto anticipato di domani in Irlanda non sia l’economia che continua a correre, o Brexit con l’accordo sul confine tra le due Irlande conseguito con soddisfazione dal premier uscente Leo Varadkar, ma l’emergenza abitativa: poche case, prezzi di compravendita elevatissimi, affitti proibitivi. Su questo, stando ai sondaggi che lo vedono addirittura terzo, il partito del premier – il centrista Fine Gael – rischia seriamente di giocarsi la riconferma; e puntando su temi sociali, case in testa (più che sul tradizionale cavallo di battaglia dell’unificazione con l’Irlanda del Nord) i nazionalisti del Sinn Fein, primi con il 25% delle intenzioni di voto, stanno costruendo il loro previsto boom, che comunque difficilmente li porterà a governare, se non in coalizione con l’altro storico partito centrista irlandese, il Fianna Fail.
L’emergenza homeless
A dare la dimensione dell’emergenza “homeless” a Dublino, nelle parole di Mike Allen, voce e promotore presso l’opinione pubblica delle battaglie di Focus Ireland, non è tanto il valore assoluto quanto il trend dei numeri: «Da quando raccogliamo queste statistiche, cioè dal 2014 ad oggi – spiega - il numero delle persone senzatetto o con una sistemazione di emergenza in Irlanda è quasi quadruplicato (circa 10mila persone, ndr) e in maniera ancora più netta, soprattutto a Dublino, sono aumentate le famiglie homeless». L’associazione cerca di fornire due tipi di supporto: un aiuto a gestire la condizione e un contributo a uscire da questo quadro di precarietà, anche grazie alla proprietà o alla gestione, in partnership con lo Stato, di un migliaio di abitazioni, demandata a Focus Housing entità giuridicamente distinta dalla charity.
Eppure a guardare il cielo sopra Dublino è tutto un fiorire di gru e cantieri, che rende difficile credere che non si costruiscano abbastanza case. Sono però soprattutto «edifici commerciali, uffici o residenze per studenti: un settore con maggiori margini di profitto e meno rischi», come sottolinea Fergal O’Brien, direttore dell’Ibec, la principale associazione imprenditoriale del Paese. E la causa di questo sbilanciamento nell’offerta va cercata anche nella grande crisi del 2008-2009, con lo scoppio della bolla immobiliare che travolse quella che allora era la Tigre Celtica: «È un problema di capacità produttiva – racconta O’Brien -. L’industria delle costruzioni si è fermata con la crisi, molti costruttori hanno abbandonato l’attività. Il Paese ha avuto poi una ripresa straordinaria, ma il settore edilizio non ha risposto con la stessa rapidità al nuovo aumento della domanda».
Di qui l’aumento vertiginoso dei prezzi di compravendita – a Dublino oggi il costo medio di un appartamento oscilla tra i 300 e i 400mila
5,6%
euro – non accessibili per la maggior parte delle famiglie, tanto più che la Banca centrale irlandese, dopo la crisi, ha stabilito regole prudenziali per la concessione dei mutui, il cui ammontare non deve per esempio superare tre e volte e mezzo il reddito annuo del richiedente. Altrettanto forti le pressioni sul mercato degli affitti (la media, sempre a Dublino, è oggi attorno ai 2mila euro al mese). Inevitabile la fuga verso l’hinterland, con le ricadute su infrastrutture e trasporti congestionati e sull’ambiente. Un nodo – quello della qualità di vita e dell’ambiente di lavoro – che sta particolarmente a cuore agli imprenditori, preoccupati dell’attrattività dell’Irlanda per imprese e lavoratori stranieri.
Sugli alti costi e sulle scelte dei costruttori orientate verso il settore commerciale più che su quello residenziale incidono però anche altri fattori, come sottolinea Ronan Lyons, economista del Trinity College di Dublino: «Non metterei troppa enfasi sulla capacità produttiva. C’è anche un problema di regole