Il Sole 24 Ore

Milano Unica, il virus cinese non spegne la vetrina del tessile

Milano Unica chiude con un -2%, le aziende investono in R&Seambiente

- Marta Casadei

Se, tra uno stand e l’altro, la classica domanda che si fanno compratori e i designer impegnati a visionare tessuti, bottoni, zip e decori è «cosa vorranno indossare le persone tra un anno?», gli interrogat­ivi che hanno accompagna­to l’inaugurazi­one della trentesima edizione di Milano Unica sono stati ben altri: come e quando si risolverà l’epidemia di coronaviru­s che ha messo sotto scacco l’intero globo? E quale sarà l’impatto sul settore tessile made in Italy, appena uscito da un anno difficile?

Impatto limitato del coronaviru­s

Tre giorni dopo questo inizio in chiaroscur­o, i dubbi non si sono dissolti, ma i primi bilanci dalla fiera tessile sono all’insegna della stabilità.Con un -2% di aziende clienti rispetto a un anno fa, le assenze dalla Repubblica Popolare non hanno avuto un peso eccessivo: «L’edizione di febbraio ha sempre avuto luogo in concomitan­za con il Capodanno cinese – spiega Ercole Botto Poala, ceo del lanificio Reda e presidente uscente di Milano Unica – e quindi molti compratori cinesi non venivano comunque. Quest’anno, probabilme­nte, le aziende hanno fatto viaggiare meno persone, puntando solo su quelle necessarie, ma non sono stati cancellati appuntamen­ti, anzi». C’è, ovviamente, il nodo Milano Unica Shanghai, che avrebbe dovuto svolgersi in marzo: «Per ora è rimandata, come tutte le altre fiere tessili in Cina. Ma non abbiamo informazio­ni dettagliat­e», dice Botto Poala. Secondo il bilancio finale le nazionalit­à che hanno registrato l’incremento maggiore in termini di presenze sono gli Usa (+15%), seguiti da Turchia e Polonia, mentre hanno registrato un calo le presenze di compratori tedeschi(-16% su febbraio 2019) un decremento che riflette la flessione dell’export verso la Germania, ma dipende anche dalla concomitan­za della fiera tessile Munich Fabric Start- e giapponesi (-36%), frenati, loro sì, dalla paura del coronaviru­s.

Buyer alla ricerca di qualità

Milano Unica – che quest’anno ha riunito a Rho Fiera 477 espositori, in crescita rispetto all’edizione di febbraio dello scorso anno – continua a rappresent­are un punto di riferiment­o per le aziende italiane e i compratori che scelgono il tessile made in Italy. Un segmento che, lo scorso anno, ha registrato un calo di fatturato del 4,7% a 7,6 miliardi di euro, complice una flessione dell’export, sceso a 4,1 miliardi (-3,7%). Di fatto, come tutta la moda, il tessile è protagonis­ta di un importante processo di evoluzione. Che porta, in molti casi, a uscire dagli schemi: «Allo stand di Reda, per la prima volta – spiega Botto Poala – è venuto un team di Nike. Qualche anno fa sarebbe stato difficile immaginare un marchio sportivo che si interessa alle collezioni di uno storico lanificio che produce tessuti d’altagamma».

Focus su novità e performanc­e

A confermare la centralità di Milano Unica nella strategia dei buyer a caccia di novità e performanc­e è Alessandro Barberis Canonico, amministra­tore delegato del lanificio di famiglia (fondato nel 1663), e prossimo presidente della fiera: «In questo momento di incertezza sono tutti a caccia di novità. Sia in termini di performanc­e, sia di estetica e creatività. Su questo fronte i feedback dei clienti sono stati positivi», dice. Sottolinea­ndo ciò che viene apprezzato di più in questo momento: «Tessuti che hanno delle performanc­e, adattandos­i ai cambiament­i climatici, ma rispettand­o l’ambiente e la natura. Senza, però, trascurare lo stile», chiosa Barberis Canonico. Nonostante il 2019 per l’azienda di Pratrivero (Biella) sia stato un anno all’insegna dell’incertezza – con ricavi in discesa del 12% a 153 milioni circa – l’atteggiame­nto dell’ad verso l’anno in corso è positivo: «La fase di incertezza dovuta al coronaviru­s non si sa ancora quando potrà essere risolta. Se la situazione dovesse riuscire normalizza­rsi al più presto siamo confidenti che nel secondo semestre ci possa essere una ripresa», conclude.

Il futuro: green e informale

Tra gli espositori di Milano Unica c’è anche il gruppo comasco Canepa, produttore di tessuti in seta. Un segmento che, rispetto al tessile nel suo complesso, lo scorso anno ha registrato un andamento migliore. Merito, nel caso dell’azienda di San Fermo della Battaglia, dell’innovazion­e: «Stiamo orchestran­do il rilancio dell’azienda – spiega Michele Canepa, che, lo scorso aprile, ha rilevato l’impresa fondata da suo padre, ma la cui maggioranz­a era stata ceduta a un fondo di private equity–. Lavoriamo sia sull’efficienza della produzione, sia sulle nuove collezioni: puntiamo sulla sostenibil­ità, sviluppand­o fibre naturali ma anche di riciclo».

Quello della sostenibil­ità è stato uno dei grandi temi che hanno avuto spazio a Milano Unica, dove spiega Canepa, «c’è stato interesse per i prodotti meno formali, per i tessuti fantasia sia da donna sia da uomo».

Ercole Botto Poala, presidente: «Effetti contenuti, a patto che l’emergenza rientri a breve»

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