Edison torna sul dossier F2i e punta sulle rinnovabili
«L’operazione ha cambiato lo scenario, ma è presto per valutare l’opzione call» «Una volta venduti gli idrocarburi vaglieremo il ritorno alla cedola»
Perfezionamento della vendita di E&P e gestione dell’alleanza con F2i dopo l’acquisizione di Sorgenia. Due dossier che, assicura Nicola Monti, ad di Edison da luglio, saranno affrontati entro l’anno. Ma la vera sfida è guidare Edison sulla strada sempre più aperta delle energie rinnovabili.
Le priorità sono la chiusura dell’operazione di vendita di E&P e la gestione dell’alleanza con F2i dopo l’acquisizione di Sorgenia. Due dossier che, assicura Nicola Monti, 57 anni, un trascorso in Snam e Ansaldo Energia e da 20 anni in Edison della quale è amministratore delegato da luglio scorso, saranno affrontati entro l’anno. Ma la vera sfida per il manager cresciuto nel gruppo di Foro Buonaparte è guidare Edison sulla strada sempre più aperta delle energie rinnovabili. Secondo il piano di sviluppo 2019-2021, il gruppo energetico investirà in tre anni 2 miliardi, al 99% sull’Italia, generando entro il 2030 il 40% della propria produzione da energia rinnovabile.
A che punto di questo percorso ci troviamo?
Il 2019 è stato un anno di forte discontinuità. L’avvio della cessione della divisione E&P ha comportato una variazione sensibile del perimetro e ha imposto una svalutazione di oltre 500 milioni che ha generato una perdita di bilancio di 479 milioni. Se si guarda però all’andamento complessivo del gruppo al netto di questa svalutazione il risultato è positivo per 98 milioni con un incremento dell’ebitda del 38%.
La vendita degli idrocarburi ai greci di Energean sembra più complicata del previsto. Cosa succede?
Come prima cosa c’è un ritardo nelle autorizzazioni. Ci sono poi anche delle discussioni in corso sugli asset in Algeria inclusi nella divisione E&P. Nei mesi scorsi le autorità algerine ci hanno chiesto di discutere della cessione di questi asset con la società di Stato Sonatrach.
Siete vicini a una soluzione o c’è il rischio che l’intera operazione salti?
Stiamo discutendo in questi giorni. Una delle ipotesi, se non si dovesse trovare un accordo soddisfacente, è procedere con l’operazione escludendo dal perimetro l’asset in Algeria che per noi rappresenta una partecipazione sostanzialmente finanziaria non essendo operatori.
Questo significa che il valore pattuito intorno a un miliardo di dollari dovrebbe essere rivisto?
Nel contratto sono previste delle clausole che prevedono la modifica del perimetro in caso di accordo tra le parti. C’è piena sintonia con Energean e c’è la volontà da parte di entrambe le parti di andare avanti con l’accordo anche senza gli asset algerini. Il peso è nell’ordine del 15% dell’Ebitda dell’E&P, dunque marginale, e non compromette l’interesse per l’operazione da parte di Energean. L’obiettivo è procedere con il closing al più presto, entro il 2020.
Il disimpegno dal settore E&P ha comportato già una svalutazione di oltre 500 milioni. Il mercato guarda a manovre sul capitale con la prospettiva di un ritorno alla cedola una volta che il dossier è stato definito. E’ possibile?
È uno scenario verosimile. Appena faremo il closing, il Cda valuterà un eventuale aggiustamento del capitale sociale per bilanciarlo sulla base di un nuovo portafoglio industriale che sarà ridimensionato e meno rischioso. A quel punto si potrà pensare e valutare un ritorno alla cedola.
Nel business delle rinnovabili avete rilevato il controllo di Edf Renewables dal vostro azionista. Un passaggio infragruppo che ha fatto storcere il naso alle minoranze. Quale è la ratio di questa operazione?
Vendere la divisione E&P era ed è tuttora coerente con il rafforzamento di Edison nel business delle rinnovabili. Nel processo di razionalizzazione della struttura del gruppo aveva senso acquisire quell’asset da Edf rilevando 292 MW, di cui oltre 200MW eolici e la rimanente parte fotovoltaica che hanno permesso di aumentare il perimetro delle rinnovabili. Inoltre queste operazioni tra parti correlate passano necessariamente l’esame di comitati che valutano le condizioni dell’accordo perché siano a valore di mercato.
Come si inserisce questa operazione nell’alleanza che avete con F2i nella joint venture E2i? Ha senso far confluire in un “contenitore” unico tutte queste attività?
L’alleanza con F2i funziona bene e siamo soddisfatti della relazione in corso e del lavoro svolto in collaborazione con il nostro partner. E’ pur vero che l’alleanza era partita con presupposti un po’ diversi. In origine l’obiettivo era quello di conferire, noi e loro, le attività nelle rinnovabili in E2i. Questo avrebbe permesso alla società di raddoppiare la capacità in tempi rapidi e collocarsi come principale player sul mercato italiano delle rinnovabili. E’ evidente che l’operazione Sorgenia cambia lo scenario.
La partnership in E2i sarà dunque ridiscussa?
Lo faremo prossimamente e con la massima serenità, nel migliore interesse di E2i e dei soci, anche considerando che gli ultimi sviluppi ne hanno modificato il ruolo e le prospettive.
In base ai patti siglati con F2i, Edison ha una call. La eserciterete?
E’ prematuro parlare dell’esercizio della call. Dobbiamo sederci intorno a un tavolo e capire il miglior destino di questa alleanza. E il suo valore.
Le difficoltà che sta attraversando Edf in che modo si ripercuotono su Edison? Ci sono diverse ipotesi sulla futura struttura di Edf e tra queste la scissione del nucleare.
Non ci sono condizionamenti ed effetti tangibili. Edf ha un business model molto diverso da Edison e nell’ultimo anno ha sempre garantito supporto ai progetti strategici per consolidare e sviluppare le attività e gli investimenti in Italia, dallo sviluppo delle rinnovabili alla cessione dell’E&P.
Alla fine dello scorso anno si sono concluse le due aste indette da Terna sul capacity market ed Edison ha ottenuto un risultato molto importante. Può indicarci quanto vi garantiranno in termini di ricavi?
Il risultato è stato molto soddisfacente. In particolare, avevamo deciso di avviare già prima delle aste due cantieri per due impianti che rinnovano e migliorano il parco termoelettrico italiano. E siamo riusciti a intercettare prima di altri le necessità di bilanciare la crescita delle rinnovabili del sistema energetico e per questo motivo siamo l’operatore che si è presentato con un rilevante volume di nuova capacità.