Il pacchetto crescita punta su edilizia, ricerca e un ecobonus più elevato
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Ritorno in Italia di produzioni che erano state delocalizzate, edilizia, ricerca e innovazione sono al centro del piano dello Sviluppo economico per la crescita. Si studia una nuova destinazione per fondi non utilizzati: 100 milioni andrebbero alla patrimonializzazione delle imprese edili e 50 milioni al trasferimento tecnologico sotto la guida di Enea. Richiesto al Mef un finanziamento di 600 milioni per Accordi di innovazione e contratti di sviluppo. Per il ritorno in Italia di produzioni che erano state delocalizzate all’estero si studiano una mini-Ires per 5 anni e incentivi per i lavoratori rimpatriati, ma resta il nodo degli auti di Stato.
Il nuovo decreto crescita è un cantiere appena aperto e sull’opportunità di vararlo, e sui tempi, ci sarebbero ancora riflessioni in corso al ministero dell’Economia. Intanto però lo Sviluppo economico ha già elaborato le prime idee concrete: alcune entrerebbero nel possibile decreto d’urgenza, insieme a eventuali aiuti alle imprese danneggiate dall’emergenza economica legata al coronavirus, altre viaggeranno invece verso la prossima legge di bilancio.
La prima proposta, anticipata dal Sole 24 Ore di ieri ed ispirata alle politiche di Gran Bretagna e Francia, è l’introduzione di uno sgravio fiscale quinquennale per le aziende che riportano in Italia produzioni manifatturiere che erano state delocalizzate all’estero. È il cosiddetto «back reshoring» che si intenderebbe agevolare con una riduzione dell’Ires dal 24 fino al 12-10% (sgravio maggiore se si investe nelle aree di crisi complessa). Agevolazioni specifiche scatterebbero per i lavoratori rimpatriati, sul modello del rientro dei cervelli mentre un organismo unico dovrebbe facilitare le aziende nelle pratiche burocratiche per il rientro. Su tutto però pesa l’incognita delle regole Ue sugli aiuti di Stato e il ministro Stefano Patuanelli potrebbe parlarne la prossima settimana a Bruxelles.
L’elenco di interventi proposti, e raccolti da alcune fonti parlamentari, è comunque molto vario. Con residui di risorse interne al ministero, si intendono finanziare incentivi alla patrimonializzazione delle imprese, in particolare quelle edili (100 milioni), un fondo per il trasferimento tecnologico che gestirebbe l’Agenzia Enea (50 milioni), il fondo marchi storici che verrebbe esteso a tutte le imprese in crisi (20 milioni in aggiunta ai 30 già stanziati).
I 100 milioni per la patrimonializzazione risponderebbero alle richieste avanzate dalle imprese di costruzione al tavolo di settore, ma per l’edilizia si pensa anche a un Piano edifici 2021-2050 che si basa su un dato, il ciclo di vita almeno quarantennale degli edifici, e sull’obiettivo di raggiungere il massimo numero possibile a consumo netto zero o bilancio positivo di energia. Nella griglia delle possibili misure compare poi la rimodulazione della spesa detraibile per le ristrutturazioni (oggi al 50%) e di quella per il risparmio energetico, al 65%, che si propone di innalzare (un’ipotesi è il 70%). Sembra comunque che tutto il tema delle costruzioni sia sempre di più nel radar dello Sviluppo economico. Ieri il viceministro Stefano Buffagni ha fatto capire che negli auspici c’è anche una revisione del Codice degli appalti. «Bisogna ampliare la norma Fraccaro (ideata per sbloccare le piccole opere dei Comuni, ndr) agli appalti» è la posizione.
Nello schema delle proposte ci sono anche interventi che richiedono un rifinanziamento e qui per forza di cose la palla passerà al ministero dell’Economia. La richiesta è di 200 milioni per gli Accordi per l’innovazione e di 400 milioni per i contratti di sviluppo. Altri 700 milioni si riferiscono a una proposta di assegnazione per finanziare fino al 2027 la partecipazione italiana ai grandi progetti Ue su microelettronica, batterie e idrogeno. Un capitolo a sé riguarda la prosecuzione del piano Impresa 4.0: la richiesta in questo caso è la trasformazione da annuale a biennale del credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo con aumento delle aliquote. Nel pacchetto entreranno poi misure per l’energia (rilancio dei certificati bianchi per l’efficienza energetica), per l’auto elettrica (in base all’avanzamento dei tavoli avviato al ministero dello Sviluppo) e per il sistema del venture capital e delle startup insistendo sui benefici fiscali sul capital gain per attivare gli investimenti di fondi pensioni, casse di previdenza, fondazioni bancarie e assicurazioni .