Renault, al suo arrivo De Meo troverà conti in rosso
Prima perdita da 10 anni, ora non si escludono tagli anche nei siti francesi Daimler, Gm, Ford: il 2019 confermato l’anno nero per i produttori di auto
Renault azzera l’utile e taglia la cedola. Tra le incertezze del 2020 ci sono il coronavirus e le emissioni, due sfide per Luca De Meo, che dalla prossima estate prenderà la guida del costruttore francese. Intanto, dinanzi alle prime perdite dal 2009, Renault non esclude chiusure di siti. —
Rosso da 141 milioni di euro (il primo negli ultimi dieci anni ) e taglio della cedola per Renault, zavorrata soprattutto dai risultati di Nissan (di cui la casa francese detiene il 43% e che ha annunciato nei giorni scorsi l’azzeramento dei dividendi). E le prospettive per l’anno in corso sono orientate a un ulteriore flessione a causa della volatilità della domanda, alla quale si accompagnano le incertezze legate alla normativa sulle emissioni e al coronavirus. Uno scenario - comune a molti altri in questo anno nero per i produttori automobilistici che potrebbe portare tagli alla capacità produttiva, anche in Francia, nell’ambito di un programma di risparmio di due miliardi di euro in tre anni. «Non abbiamo tabù e non escludiamo nulla» ha detto ieri a questo proposito l’amministratore delegato della casa francese, Clotilde Delbos.
In un mercato globale in contrazione, il gruppo automobilistico francese ha subito l’anno scorso un calo della redditività operativa al 4,8% delle vendite, rispetto al 6,3% nel 2018. Il margine operativo è sceso da quasi un miliardo di euro a 2,66 miliardi e i ricavi sono scesi del 3,3% a 55,5 miliardi. Il dividendo scenderà di oltre due terzi a 1,10 euro per azione da 3,55 euro.
Per il 2020, in un mercato mondiale ancora in declino, il gruppo prevede un ulteriore calo della redditività operativa, che dovrebbe oscillare tra il 3% e il 4% delle vendite. Il volume delle vendite dovrebbe attestarsi nello «stesso ordine» del 2019, e l’attività automobilistica dovrebbe generare flussi di cassa positivi. «La visibilità per il 2020 rimane limitata dalla volatilità attesa dei mercati e dai possibili impatti del coronavirus - ha comunque affermato Clotilde Delbos -. L’amministratore delegato, che a luglio passerà il testimone a Luca De Meo, ha evidenziato il fatto che Renault sia stata in grado di ottenere «risultati in linea» con gli obiettivi che erano stati abbassati in ottobre. Il gruppo stima che quest’anno il mercato dell’auto cali di almeno il 3% in Europa, del 3% in Russia e cresca di almeno il 5% in Brasile e, come detto, punta a conseguire ricavi in linea con il 2019 a cambi costanti e un margine del 3-4%. «Questa guidance - si legge però nella nota sui conti non considera i possibili impatti collegati alla crisi sanitaria innescata dal coronavirus».
L’anno scorso Renault ha registrato un calo delle vendite del 3,4 per cento, a 3,8 milioni di unità. Il rallentamento dei volumi nei mercati chiave (insieme con Nissan e Mitsubishi è stato perso il 5,6% a 10,2 milioni di veicoli, subendo il sorpasso di Toyota nel ranking dei venditori) porterà, secondo quanto si è appreso durante la presentazione dei risultati, a una revisione della struttura in Cina e alla possibilità di alcune chiusure di impianti. «Considerando che probabilmente abbiamo troppa capacità rispetto a obiettivi che si sono ridotti rispetto al passato - ha spiegato Delbos - non escludiamo nulla, sia nel mondo che in Francia». Dopo avere accusato una battuta d’arresto pesante, ieri il titolo ha recuperato quasi il 4 per cento dopo la comunicazione dell’amministratore delegato.
Le difficoltà di Renault si allineano a quelle di altre case automobilistiche, a conferma di un 2019 horribilis per tutto il comparto. Daimler pochi giorni fa ha comunicato profitti in calo del 64% a 2,71 miliardi, risultato in forza del quale sarà proposto all’assemblea un taglio dei dividendi di due terzi. Trimestrali negative anche per le case americane. General Motors nei giorni scorsi ha presentato un bilancio fortemente condizionato dallo sciopero dei lavoratori che ha paralizzato la produzione nel terzo e nel quarto trimestre: i conti si chiudono con una perdita di 194 milioni nell’ultimo trimestre e un profitto operativo nell’anno di 8,4 miliardi di dollari. Male anche Ford, con una perdita netta in peggioramento da 116 milioni a 1,7 miliardi di dollari.