Tregua armata tra Conte e Renzi Italia viva voterà la fiducia sui decreti
Oggi probabile incontro tra il premier e Mattarella Primi dubbi dei renziani L’ex premier: la sfiducia a Bonafede è sul tavolo, ora attacchiamo sull’economia
Dopo la tempesta delle ultime ore, ieri è stato il giorno della tregua. Toni più bassi da par tedi tutti, a cominciare dallo stesso premier Giuseppe Conte. Che già dalla tarda serata di giovedì - durante la conferenza stampa seguita al Cdm disertato dalle ministre di Italia Viva che ha approvato il D dl sul processo penale con all’interno il lodo Conte sulla prescrizione - ha fatto proprio l’ invito di Sergio Mattar ella di cercare di sminare il campo. Il Capo dello Stato e il premier, dopo essersi sentiti al telefono, forse si incontreranno oggi al Quirinale per fare il punto sull’agenda di governo e naturalmente sullo scontro in atto nella maggioranza. Intanto Conte ribadisce la richiesta di chiarimento rivolta a Matteo R enzima senza scivolare in accuse: «Oggettivamente negli ultimi giorni Italia Viva ha votato spesso con le opposizioni. Il fatto che ogni giorno propongono la formulazione di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia richiede un chiarimento da parte loro. Ci devono dire cosa vogliono fare: se vogliono correre insieme a noi e se si sentono confortevoli in questa maggioranza».
Forte del mantello fin qui steso dal Quirinale, fuori dalle dichiarazioni ufficiali il premier si muove ad ogni modo con la dovuta cautela di chi non si fida. Conte sa che nel mirino di Renzi c’è proprio lui, anche se i nomi fatti circolare dai renziani sui possibili futuri premier (Roberto Gualtieri, Dario Franceschini, Graziano Delrio fra gli altri) sembrano pure provocazioni per tentare di dividere i democratici. Ma a maggior ragione il premier non esclude un Conte ter con un gruppo di responsabili - che uscirebbe allo scoperto solo al momento giusto e se risultasse determinante - che possa sostituire in Senato Italia Viva qualora Renzi confermasse il suo azzardo di uscire e passare all’opposizione. Nel Pd, che lavora a questa ipotesi e in alternativa vede solo le urne a settembre, sono convinti che i numeri ci sono già: 15 senatori tra Fi, ex M5s e Misto, ai quali si potrebbero aggiungere una parte dei senatori di Italia Viva.
Intanto dall’ex premier arrivano segnali contrastanti: i suoi parlamentari, si fa sapere, voteranno la prossima settimana la fiducia al Milleproroghe alla Camera e dovrebbero votare anche la fiducia sulle intercettazioni al Senato. Ma sul tema della prescrizione andranno avanti a votare con l’opposizione («questa della prescrizione per noi è una battaglia culturale, non molleremo di un solo centimetro e continueremo a tentare di cambiarla in Parlamento», ha ribadito ieri Renzi). E l’incidente si potrebbe creare in Senato proprio sulle intercettazioni se Fi dovesse ripresentare il suo emendamento per cancellare la riforma Bonafede. Insomma, nei prossimi giorni assisteremo a una guerriglia a bassa intensità senza l’attacco finale. Quello, nelle ribadite intenzioni di Renzi, ci sarà solo a ridosso di Pasqua, dopo il referendum sul taglio del numero dei parlamentari previsto il 29 marzo, la minacciata mozione di sfiducia al Guardasigilli Bonafede. Anche se dal Pd fanno notare che i 17 senatori di Italia Viva non hanno i numeri per presentarla (servono 32 firme). Quel che è certo è che intanto Renzi dice ai suoi di spostare lo scontro su altre questioni: «Sulla prescrizione noi avevamo detto che non avremmo ceduto e così è stato. Detto questo ora andiamo oltre: sull’economia questo governo che vuole fare? Alla crisi come si risponde?».