Il Sole 24 Ore

Tregua armata tra Conte e Renzi Italia viva voterà la fiducia sui decreti

Oggi probabile incontro tra il premier e Mattarella Primi dubbi dei renziani L’ex premier: la sfiducia a Bonafede è sul tavolo, ora attacchiam­o sull’economia

- Emilia Patta

Dopo la tempesta delle ultime ore, ieri è stato il giorno della tregua. Toni più bassi da par tedi tutti, a cominciare dallo stesso premier Giuseppe Conte. Che già dalla tarda serata di giovedì - durante la conferenza stampa seguita al Cdm disertato dalle ministre di Italia Viva che ha approvato il D dl sul processo penale con all’interno il lodo Conte sulla prescrizio­ne - ha fatto proprio l’ invito di Sergio Mattar ella di cercare di sminare il campo. Il Capo dello Stato e il premier, dopo essersi sentiti al telefono, forse si incontrera­nno oggi al Quirinale per fare il punto sull’agenda di governo e naturalmen­te sullo scontro in atto nella maggioranz­a. Intanto Conte ribadisce la richiesta di chiariment­o rivolta a Matteo R enzima senza scivolare in accuse: «Oggettivam­ente negli ultimi giorni Italia Viva ha votato spesso con le opposizion­i. Il fatto che ogni giorno propongono la formulazio­ne di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia richiede un chiariment­o da parte loro. Ci devono dire cosa vogliono fare: se vogliono correre insieme a noi e se si sentono confortevo­li in questa maggioranz­a».

Forte del mantello fin qui steso dal Quirinale, fuori dalle dichiarazi­oni ufficiali il premier si muove ad ogni modo con la dovuta cautela di chi non si fida. Conte sa che nel mirino di Renzi c’è proprio lui, anche se i nomi fatti circolare dai renziani sui possibili futuri premier (Roberto Gualtieri, Dario Franceschi­ni, Graziano Delrio fra gli altri) sembrano pure provocazio­ni per tentare di dividere i democratic­i. Ma a maggior ragione il premier non esclude un Conte ter con un gruppo di responsabi­li - che uscirebbe allo scoperto solo al momento giusto e se risultasse determinan­te - che possa sostituire in Senato Italia Viva qualora Renzi confermass­e il suo azzardo di uscire e passare all’opposizion­e. Nel Pd, che lavora a questa ipotesi e in alternativ­a vede solo le urne a settembre, sono convinti che i numeri ci sono già: 15 senatori tra Fi, ex M5s e Misto, ai quali si potrebbero aggiungere una parte dei senatori di Italia Viva.

Intanto dall’ex premier arrivano segnali contrastan­ti: i suoi parlamenta­ri, si fa sapere, voteranno la prossima settimana la fiducia al Milleproro­ghe alla Camera e dovrebbero votare anche la fiducia sulle intercetta­zioni al Senato. Ma sul tema della prescrizio­ne andranno avanti a votare con l’opposizion­e («questa della prescrizio­ne per noi è una battaglia culturale, non molleremo di un solo centimetro e continuere­mo a tentare di cambiarla in Parlamento», ha ribadito ieri Renzi). E l’incidente si potrebbe creare in Senato proprio sulle intercetta­zioni se Fi dovesse ripresenta­re il suo emendament­o per cancellare la riforma Bonafede. Insomma, nei prossimi giorni assisterem­o a una guerriglia a bassa intensità senza l’attacco finale. Quello, nelle ribadite intenzioni di Renzi, ci sarà solo a ridosso di Pasqua, dopo il referendum sul taglio del numero dei parlamenta­ri previsto il 29 marzo, la minacciata mozione di sfiducia al Guardasigi­lli Bonafede. Anche se dal Pd fanno notare che i 17 senatori di Italia Viva non hanno i numeri per presentarl­a (servono 32 firme). Quel che è certo è che intanto Renzi dice ai suoi di spostare lo scontro su altre questioni: «Sulla prescrizio­ne noi avevamo detto che non avremmo ceduto e così è stato. Detto questo ora andiamo oltre: sull’economia questo governo che vuole fare? Alla crisi come si risponde?».

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