Scarso pluralismo, maxi multa alla Rai
Sanzione da 1,5 milioni per la violazione e diffida sui prezzi pubblicitari
Mancato rispetto da parte di Rai «dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo» all’interno di varie trasmissioni sulle tre reti generaliste. È un’accusa pesantissima quella mossa dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni all’indirizzo della Tv pubblica. Non a caso la multa - 1,5 milioni - non ha precedenti per entità. A questo si aggiunge una contestazione, che non ha portato a sanzioni ma a una diffida, sul tema della pubblicità. In questo secondo caso Agcom, si legge in una nota, «contesta alla Rai il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al pricing effettivamente praticato» nella vendita degli spazi pubblicitari. Insomma, poca trasparenza in un contesto in cui sul tema della pubblicità Mediaset ha più volte alzato la voce contro la Rai.
Ma il colpo più duro è arrivato dalla delibera che ha portato alla sanzione da 1,5 milioni approvata a maggioranza con la contrarietà sulla sanzione, fra i commissari, di Mario Morcellini e l’astensione di Francesco Posteraro che ha ritenuto le violazioni «non di gravità tale da richiedere l’irrogazione di una sanzione».
I dettagli si conosceranno al più tardi martedì, con la pubblicazione delle delibere. Ma le contestazioni mosse alla Rai non riguardano il tema dei minutaggi previsti dalla “par condicio”, quanto piuttosto singole trasmissioni. Ad esempio “Uno Mattina in Famiglia” di sabato 25 gennaio con Tiberio Timperi che, con quella che voleva essere una battuta, si è rivolto a un concorrente calabrese dicendo: «Se non ti aiutiamo, andremo a fare i piloni della Salerno–Reggio Calabria». L’elenco comprende anche il Tg2 a maggio 2019 nel servizio sul presunto fallimento del modello svedese d’integrazione sostenendo che alcuni territori del Paese erano «completamente fuori controllo», zone dove «la polizia non entra». Non ci sarebbe invece Porta a Porta con il famigerato “spot” di Matteo Salvini durante Juventus-Roma. Sarebbe in questo caso bastata la “riparazione” successiva con Nicola Zingaretti.
Di certo, quello arrivato da una Agcom in prorogatio che si avvicina alla nomina dei nuovi commissari, è un macigno che piove su una Tv pubblica che sta attraversando un momento delicato, fra polemiche (leggi trasferte a Sanremo) e il non ancora metabolizzato passaggio dal governo giallo-verde a quello attuale. E per l’ad Fabrizio Salini si stanno moltiplicando gli attacchi, soprattutto dal Pd. «All’amministratore delegato Salini non resta che valutare la propria permanenza», ha dichiarato in una nota il vicecapogruppo del Pd alla Camera, Michele Bordo. Ma è solo una delle prese di posizione che hanno accomunato anche forze di opposizione. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha dal canto suo dichiarato che la Rai deve essere «fedele alla sua storia e fare contenuti di qualità». La replica di Viale Mazzini alla decisione Agcom è affidata a una nota in cui si esprime «grande stupore» segnalando che «Rai non mancherà di rappresentare nelle opportune sedi la correttezza del proprio operato».