Il Sole 24 Ore

Export italiano al traino di alimentare e farmaci

- —L.Or.

Alimentare, abbigliame­nto, soprattutt­o farmaci. A dicembre, così come per l’intero 2019, sono questi tre settori a tirare la volata all’export, permettend­o al made in Italy di chiudere l’anno in crescita del 2,3%, risultato per nulla banale alla luce del contesto globale. Brexit, dazi e più in generale la frenata del commercio internazio­nale, non hanno impedito all’export tricolore di arrivare al nuovo record in valori correnti, quasi 476 miliardi di euro, 11 in più rispetto all’anno precedente. Medie di crescita tuttavia molto poco rappresent­ative, in particolar­e guardando i settori. Star dell’anno si conferma infatti la farmaceuti­ca, che arriva a sfondare di slancio il muro dei 30 miliardi aggiungend­o 6,6 miliardi di euro al bilancio annuo del made in Italy, il maggiore progresso assoluto (e anche in percentual­e, +25,6%) per un singolo settore. «Si tratta ormai di una specializz­azione del made in Italy commenta il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi - senza il quale l’export italiano lo scorso anno non avrebbe raggiunto nemmeno l’1% di crescita». Anno da incornicia­re, date le condizioni, anche per alimentare e tessile-abbigliame­nto, settore quest’ultimo rilanciato in particolar­e dalla pelletteri­a, con il distretto di Firenze a battere trimestre dopo trimestre nuovi record. I progressi del made in Italy nel 2019 sono in pratica tutti qui, perché altrove è invece visibile una raffica di segni meno, a partire dall’area allargata della meccanica, della componenti­stica e dei macchinari.

Sul quale pesa in termini geografici la frenata della Germania, che nel 2019 riduce gli acquisti dello 0,1%. Stop legato in effetti al calo dell’indotto auto allargato, dunque metalli, impianti industrial­i, gomma-plastica.

Oltre che sulla Svizzera, hub di smistament­o in particolar­e per la pelle (+60% nel 2019) e per oro-gioielli, il made in Italy lo scorso anno ha potuto contare anche sul recupero della Russia e sulla forte spinta in arrivo dal Giappone (+19,7%) paese in cui l’Italia sta raccoglien­do i frutti dell’accordo commercial­e chiuso tra Tokyo e l’Unione europea. La grande certezza rimane però ancora una volta Washington, che a dispetto dei dazi attivati e minacciati da Trump continua ad aumentare gli acquisti di made in Italy: +7,5% lo scorso anno, per le nostre imprese tre miliardi di vendite in più. E la Cina? Dicembre vede addirittur­a un balzo del 21,2%, con progressi diffusi a quasi tutti i settori e un quasi raddoppio delle vendite di farmaci. Nonostante questo il 2019 si chiude comunque in rosso, un calo dell’1%. Dato su cui nel 2020, alla luce di quanto accade, varrebbe la pena mettere la firma.

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