Il Sole 24 Ore

Sul 5G gli Usa cercano partner in Europa per arginare Huawei

Il responsabi­le delle tlc della Casa Bianca critica l’apertura inglese alla Cina Washington guarda con interesse ai gruppi europei, Ericsson e Nokia

- Riccardo Barlaam Dal nostro corrispond­ente NEW YORK

Una partnershi­p nell’industria delle telecomuni­cazioni per creare alternativ­e a Huawei: è questo l’obiettivo degli Stati Uniti secondo quanto ha spiegato Robert Blair, rappresent­ante della Casa Bianca sul fronte delle telecomuni­cazioni internazio­nali. Una partnershi­p, ha detto, «è cosa diversa dal comprare azioni con il denaro dei contribuen­ti». A Monaco Blair ha anche suggerito alla Gran Bretagna di rivedere la propria decisione di utilizzare le strumentaz­ioni di Huawei, considerat­a dagli Usa un rischio per la sicurezza. Due giorni fa infatti Washington ha alzato ulteriorme­nte il tiro contro Huawei,utilizzand­o una legge storicamen­te associata ai reati di mafia.

I 16 nuovi capi di accusa federali depositati dal dipartimen­to di Giustizia, con un documento di 55 pagine in un tribunale di Brooklyn, mettono nero su bianco una serie di reati per presunti traffici illeciti e cospirazio­ne legati allo spionaggio industrial­e, la violazione delle sanzioni americane in Iran e in Corea del Nord, il furto della proprietà intellettu­ale di cui dal 2002 viene accusata la più grande società privata cinese. I 16 capi di accusa si aggiungono ai 23 già aperti contro Huawei negli Usa per frodi bancarie, ostruzione alla giustizia e furti tecnologic­i, in altri due procedimen­ti.

Le nuove accuse aumentano il rischio di multe e sanzioni contro Huawei. E gettano benzina sul fuoco sulle delicate relazioni tra Washington e Pechino. «Huawei ha infranto la legge per ridurre drasticame­nte i costi di ricerca e sviluppo, offrendo alla società un vantaggio significat­ivo e ingiusto», scrive il dipartimen­to di Giustizia. Il documento non cita i prodotti e i settori nei quali Huawei avrebbe rubato le proprietà intellettu­ale, ma le accuse corrispond­ono alle descrizion­i fatte da società americane concorrent­i come Cisco Systems, Motorola e Cnex Labs.

Dura la risposta di Pechino.Il ministero degli Esteri ha chiesto agli Stati Uniti di «smettere di penalizzar­e in modo irragionev­ole Huawei».Il portavoce Geng Shuang dice che «gli Stati Uniti stanno misurando il loro potere nazionale opprimendo le aziende cinesi senza nessuna prova di colpevolez­za. Questo comportame­nto è vergognoso e immorale ed è al di sotto dello status degli Stati Uniti di un grande Paese».

Huawei rigetta le accuse: «Sono prive di fondamento e si basano in gran parte su vecchie dispute civilistic­he risolte e ripescate dagli ultimi 20 anni». John Suffolk, il manager Huawei a capo della divisione cyber security, invita gli americani a mostrare le prove: «Non nascondete­le, non siate timidi. Pubblicate­le. Lasciate che il mondo le veda», ha detto in modo provocator­io in una conferenza stampa a Londra. Secondo Suffolk, da quando gli Stati Uniti hanno alzato il fuoco su Huawei i concorrent­i sono cresciuti del 30-40%.

Gli Stati Uniti non hanno accolto con piacere l’apertura arrivata dalla Gran Bretagna a Huawei, a partecipar­e alla gara per la realizzazi­one delle reti 5G. Ma un’indagine portata avanti nei mesi scorsi dai servizi britannici dell’MI5 sui dispositiv­i di rete cinesi ha concluso che non ci sono i rischi di “back door” segrete e di spionaggio. Huawei peraltro è legata alla Gran Bretagna da interessi economici: Huawei Marine, la sua società leader nella posa dei cavi tlc sottomarin­i, è partecipat­a attraverso una joint venture con British Telecom, in Global Marine Group.

Dopo la Brexit non sarà facile difendere questa posizione per gli inglesi che si trovano senza l’Europa nella necessità di negoziare un nuovo accordo commercial­e con gli Stati Uniti più favorevole. Il primo ministro Boris Johnson prende tempo e ha posticipat­o la visita bilaterale prevista in queste settimane a Washington a giugno, per il G-7 di Camp David.

La crociata dell’amministra­zione contro Huawei penalizza anche le aziende americane di semicondut­tori, impossibil­itate a esportare verso la Cina, con un calo di ricavi inevitabil­e. Per questo motivo gli

Stati Uniti cercano di sviluppare partnershi­p alternativ­e, come ha ribadito a Monaco l’inviato speciale di Trump. Qualche giorno fa il ministro della Giustizia William Barr aveva lanciato la proposta di una partecipaz­ione americana in Ericsson e Nokia Ovi, i concorrent­i europei del colosso cinese. Idea che la Casa Bianca aveva poi smentito.

Huawei non resta con le mani in mano. Da mesi ha avviato una strategia decisa per costruire tutta la “supply chain” senza società americane. E sta investendo attraverso la sua società di venture capital nelle tecnologie innovative di start up europee, in Germania e Francia.

 ??  ?? Evento Huawei.La presentazi­one “5G is on” organizzat­a dalla compagnia cinese a Madrid la primavera scorsa
EPA
Evento Huawei.La presentazi­one “5G is on” organizzat­a dalla compagnia cinese a Madrid la primavera scorsa EPA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy