Il Sole 24 Ore

UNA NORMA INGIUSTA CHE VA ABROGATA

- Di Gabriele Buia

L’articolo 4 del decreto fiscale introduce controlli che comportano costi insopporta­bili per le imprese

Come correttame­nte riportava anche «Il Sole 24 Ore» di ieri e di giovedì, che sta seguendo con grande attenzione questo tema, l’articolo 4 del decreto fiscale sulle ritenute fiscali in materia di appalti sta determinan­do un ulteriore grave rischio di blocco per un settore già pesantemen­te fiaccato da crisi e burocrazia asfissiant­e.

Sempre sul Sole di ieri, c’era anche un articolo sui gravissimi ritardi nella realizzazi­one delle grandi infrastrut­ture mentre in seconda pagina il presidente della Corte dei Conti Buscema denunciava: «Lentezza esasperant­e nelle realizzazi­oni».

Questa è l’Italia: a parole siamo tutti d’accordo - Governo, Parlamento, maggioranz­a, opposizion­e, opinione pubblica, cittadini - nel denunciare che il Paese è fermo e che dobbiamo sbloccare i cantieri e rigenerare le città, che dobbiamo togliere burocrazia, semplifica­re la vita alle imprese e accelerare i tempi. Poi invece i fatti - cioè gli atti del Governo e del Parlamento - vanno regolarmen­te nella direzione diametralm­ente opposta.

Si aggiungono lacci e lacciuoli, si impongono nuovi e pesantissi­mi oneri di controllo a carico delle imprese (ma le imprese sono i controllor­i, i controllat­i o entrambi?). Si emanano norme dai confini imprecisat­i, scritte spesso in modo ambiguo che finiscono per alimentare contenzios­i e quindi ulteriore carte bollate fra committent­i, appaltator­i, subappalta­tori. E si mettono sulle spalle dell’imprendito­re nuovi, insopporta­bili e ingiusti compiti di verifica e controllo. Senza peraltro dare il tempo materiale alle autorità preposte di organizzar­si, ai produttori dei software gestionali di modificare le procedure, alle imprese di capire cosa sta succedendo.

Si crea il panico, costringen­do le stesse amministra­zioni a tornare a metodi amanuensi, incompatib­ili con i sistemi informatic­i attuali.

Le nuove norme sulle ritenute fiscali vanno proprio in questa direzione: sono un ulteriore peso improdutti­vo per il Sistema Italia: producono cioè più costi (a carico delle imprese, ovviamente) che nuove entrate (a beneficio dello Stato, naturalmen­te). Sono giorni che lo diciamo in tanti: tutte le categorie l’hanno detto all’unisono ma finora gli unici interventi adottati sono andati ulteriorme­nte a peggiorare l’ambito di applicazio­ne della norma.

Abbiamo chiesto, dunque, come imprendito­ri a gran voce un rinvio ma avremmo potuto anche dire sempliceme­nte come cittadini che è una norma ingiusta e che va abrogata.

Una storia che si ripete ogni volta che si decide o si legifera e che nessuno sembra voglia far finire, segnando una vera svolta.

Una storia che sappiamo come andrà a finire anche quest’anno con il nostro centro studi che a fine anno, presenterà i dati che dimostrano che per l’ennesima volta il Pil è fermo perché il settore delle costruzion­i è bloccato, e di conseguenz­a occupazion­e e mercato interno non crescono. Vorremmo evitare di dire anche questa volta «lo avevamo detto».

* presidente Ance

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