Il Sole 24 Ore

Brexit, tutela difficile per i prodotti Dop e Igp

- Giorgio dell’Orefice

Dal Prosecco alla spina una spina nel fianco delle denominazi­oni d ’origine italiane. Il caso emerso nei giorni scorsi a Londra dove erano stati istallati (e poi rapidament­e rimossi) dei bancomat che distribuiv­ano sedicente Prosecco (in realtà vino frizzante bianco e non si sa neanche se italiano) mostra però il fianco al difficile scenario che post Brexit si può aprire per la tutela dei prodotti Dop e Igp italiani nel Regno Unito.

Nelle scorse settimane, in vista della data limite del 31 gennaio, dallo stesso ministero per le Politiche agricole erano stati invitati i produttori a registrare i propri marchi di qualità presso l ’ufficio brevetti britannico. Una precauzion­e per avere una prima minima rete di salvataggi­o nei confronti delle contraffaz­ioni. Ma in realtà la Brexit, e in attesa che venga negoziato un accordo di libero scambio, rischia di aprire davvero un pericoloso vuoto normativo in termini di tutela.

A rischio infatti c’è la cosiddetta tutela “ex officio” vera e propria conquista dei prodotti a denominazi­one d’origine che risale al 2012. La norma introdotta nel regolament­o 1151/2012 prevede infatti che di fronte a un caso di imitazione o di contraffaz­ione di un marchio Dop e dietro la segnalazio­ne del consorzio di tutela sono chiamate a intervenir­e le stesse autorità del paese nel quale la contraffaz­ione è stata ravvisata. Una misura che ha consentito buoni risultati. Basti pensare che negli ultimi anni, secondo i dati dell’Ispettorat­o controllo qualità e repression­e delle frodi, gli interventi anticontra­ffazione in tutto il mondo e sul web dal 2014 a oggi sono stati 3.290, mille tra questi hanno riguardato il solo Prosecco e ben 408 hanno riguardato il Regno Unito. E proprio Oltremanic­a la tutela “ex officio” ha prodotto importanti risultati con il sequestro di alcune confezioni di falso San Daniele individuat­e nei magazzini Harrods a Londra già nel 2013, oltre ai casi di Wine Kit, le confezioni in polvere che prometteva­no di produrre in casa celebri etichette di vino italiano.

Il Prosecco alla spina è un evidente caso di contraffaz­ione perché il disciplina­re di produzione del Prosecco Dop non contempla forme di commercial­izzazione diverse dalla bottiglia. In realtà, può essere venduto anche sfuso ma in quel caso deve far riferiment­o al nome del vitigno e quindi può chiamarsi solo “Glera” e non può riportare il nome Prosecco. «Al momento – ha spiegato il capo dipartimen­to Mipaaf che guida l’Ispettorat­o controllo qualità, Stefano Vaccari – non ci risulta che lo strumento della tutela ex officio sia sospeso. E la prova ne è il rapido intervento che insieme al Consorzio del Prosecco abbiamo chiesto e ottenuto a Londra. Ma certo questo decisivo aspetto dovrà essere specificat­o e negoziato nel futuro accordo di libero scambio tra Ue e Regno Unito».

Un prezioso alleato in questa battaglia può essere lo Scotch Whiskey Igp scozzese che nel caso in cui tramontass­e ogni forma di tutela per i prodotti europei di qualità nel Regno Unito farebbe venir meno l ’analoga protezione in Europa anche per i prodotti britannici.

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