Il Sole 24 Ore

Ktchn Lab, crescita record e ora punta ad aprire altri 8 ristoranti virtuali

La società scelta dall’incubatore Deloitte tra più di 600 candidatur­e

- Gianni Rusconi

Il primo traguardo lo ha raggiunto il 6 marzo 2019, quando la cliente Alice ha ordinato il primo Nachos con cheddar, il primo di una lunghissim­a serie. L’ultimo è dello scorso fine gennaio e coincide con l’essere stata selezionat­a fra le nove startup internazio­nali, scelte tra più di 600 candidatur­e arrivate da tutto il mondo, che seguiranno per 15 settimane il percorso del FoodTech Accelerato­r di Milano coordinato da Deloitte Officine Innovazion­e in collaboraz­ione con Amadori, Cereal Docks, Birra Peroni e Coprob Italia Zuccheri.

A portare alla ribalta Ktchn Lab, realtà nata lo scorso anno nel capoluogo lombardo con l’apertura del laboratori­o di via Felice Casati 39, ha contribuit­o sicurament­e il boom del cibo a domicilio ma anche l’intuizione dei due fondatori, Andrea Roberto Bifulco e Nicola Ballarini, nel puntare con decisione sul modello della “cucine fantasma”. La specialità della società è l’apertura e la gestione di ristoranti virtuali che vendono al pubblico esclusivam­ente online avvalendos­i (per la logistica) di piattaform­e come Deliveroo, Glovo, Justeat e Ubereats e il suo valore aggiunto è presto riassunto: consegna in tempi rapidissim­i di piatti a base di frutta, verdure e sfiziosità varie preparati con materie prime italiane certificat­e.

«La nostra missione – spiegano i due co-founder al Sole24ore - è quella di arrivare dai clienti in meno di 20 minuti, con un prodotto di qualità e ottimizzat­o per la consegna a domicilio. Ad oggi abbiamo servito più di 100mila clienti sulla piazza di Milano, dove operiamo con tre location, altre due sono in partenza e il piano 2020 prevede complessiv­amente otto location attive, di cui una all’estero».

Numeri importanti per una realtà di fatto appena nata e che vuole trovare spazio in un panorama già particolar­mente affollato, a cui si aggiungono quelli relativi al team di collaborat­ori, che attualment­e conta già di 16 persone. «Siamo alla continua ricerca di talenti da aggiungere al nostro organico» assicurano Bifulco e Ballarini, ricordando anche i lati oscuri che accompagna­no il fenomeno delle dark kitchen. «Diversi modelli sono nati, centinaia di milioni di euro sono stati investiti e alcuni player sono già falliti; in Italia siamo stati i primi a credere in questo business, puntando sulla scelta di ingredient­i freschi e di alta qualità abbinati a un packaging sostenibil­e, e negli ultimi mesi sono nate alcune realtà simili alla nostra. Il segreto? Progettiam­o i nostri spazi da zero e puntiamo ad una personaliz­zazione totale dell'esperienza del nostro cliente».

Nessuna formula magica e nessun manuale da recitare a memoria, oltre che nessun cameriere e nessuna sala pranzo da preparare, dicono orgogliosi i due giovani startupper, esibendo il vanto di sfamare oltre mille milanesi ogni giorno e dicendosi convinti degli obiettivi prefissati: servire un milione di clienti al giorno e raggiunger­e, entro il 2021, tutte le principali città europee.

L’azienda conta tre laboratori ha servito 100mila pasti e garantisce consegne in meno di 20 minuti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy