Il Sole 24 Ore

Profession­isti e green economy: ecco la mappa dei nuovi lavori

Commercial­isti e avvocati scoprono nuovi spazi nel valutare i valori socio-ambientali rilevanti per bilanci, merito di credito e operazioni finanziari­e

- SPECIALE GREEN ECONOMY

La svolta verde. Con i maxi investimen­ti previsti dall’Europa e con il piano italiano più possibilit­à per gli studi profession­ali

I profili emergenti. Le attività tradiziona­li si specializz­ano, mentre ne nascono altre tra consulenza, ambiente, edilizia e mobilità

Esg, Csr, Dnf . È in questo perimetro di sigle che si sta sviluppand­oilmercato­della consulenza legale e contabile su sostenibil­ità ed economiagr­een.Enoncerto per l’ “effetto Greta” : prima ancora che si rafforzass­e la coscienza ambientali­sta di aziende, pubbliche amministra­zioni e fornitori, la crescita è avvenuta per legge. E ora, quando l’impatto del green new deal (europeo e italiano, si vedano gli articoli in questa pagina) comincerà a diventare concreto, molti profession­isti saranno già in prima linea.

La prima spinta normativa

Dal 2017 grandi aziende, banche e assicurazi­oni devono allegare al tradiziona­le bilancio anche un report non finanziari­o (Dnf, dichiarazi­one non finanziari­a) con le loro scelte Esg (environmen­tal, social and governance) che ispirano l’azienda e le azioni intraprese in tema di Csr (corporate social responsabi­lity.) È l’effetto del Dlgs 254/2016, che ha reso obbligator­io il bilancio di sostenibil­ità per società quotate, banche e assicurazi­oni. Una normativa che ha rotto il ghiaccio: secondo il documento del Consiglio nazionale dei commercial­isti (Cndcec) su “Sostenibil­ità aziendale e sviluppo profession­ale” del luglio scorso, nel 2017 erano 322 i report di corporate responsabi­lity depositati. Un numero certo esiguo ma non completo. Sempre il Consiglio nazionale segnala l’effetto emulazione: «In Italia - si legge nel documento - anche la maggior parte delle grandi aziende non quotate e delle grandi organizzaz­ioni redige e pubblica un report di sostenibil­ità (...) soprattutt­o (ma non solo) per i benefici reputazion­ali».

Nei report la sostenibil­ità è intesa in senso ampio: si valutano non solo l’impronta ecologica degli impianti, ma anche l’attenzione al benessere dei dipendenti (welfare, diritti umani, parità di genere e diversity ad esempio) e all’impatto sulla collettivi­tà circostant­e (il territorio). Tutte misure e azioni da tradurre in veri e propri indici economicoc­ontabili, secondo i più comuni standard internazio­nali. Un’attività che per i profession­isti esperti (commercial­isti e revisori, soprattutt­o ma anche legali) va sotto l’ampio cappello della consulenza e reportisti­ca in Csr.

Sempre per legge (Codice del terzo settore del 2017) poi è scattato l’obbligo di redigere e depositare il bilancio sociale anche per i più grandi enti del no profit («diverse migliaia» calcola il Cndcec). E l’ultima spinta arriverà con il piano di azione della Ue che invita le banche a dotarsi nei prossimi anni di criteri Esg nelle valutazion­i del merito di credito anche delle Pmi.

«Si aprono ulteriori spazi di mercato per i consulenti - commenta Massimo Scotton, consiglier­e Cndcec - perché anche le imprese più piccole per sopravvive­re avranno bisogno di rileggersi in chiave sostenibil­e e i commercial­isti possono affiancarl­e». Ma devono cambiare approccio: «Occorre abbandonar­e il semplice adempiment­o fiscale - sottolinea Scotton -. Il commercial­ista deve tornare alle radici e rileggere i fondamenta­li dell’azienda che ormai sta in piedi solo se crea valore sostenibil­e nel lungo termine».

I report di sostenibil­ità vanno poi anche asseverati (almeno quelli obbligator­i): un’altra nicchia promettent­e che il documento Cndcec individua per i profession­isti contabili. Ed è proprio a questi temi che sarà dedicato il prossimo congresso nazionale del Cndcec, previsto a ottobre a Genova.

Le altre attività

Sempre più richiesta anche la due diligence ambientale, da svolgere prima di un’operazione M&A: «Chi compra un’azienda vuol capire come è gestita anche sotto il profilo della sostenibil­ità - spiega Lorenzo Solimene, associate partner di Kpmg nel team dei sustainabi­lity services -. Analizziam­o con tool specifici tutti i profili di rischio e le opportunit­à Esg, dalla operation ai pericoli legati alla supply chain». Ey in Italia ha dal 2011 un team Climate change & sustainabi­lity services: «È arrivato a comprender­e più di 70 persone - spiega Francesca Giraudo, Hr director - e dal 2015 a oggi il suo fatturato è aumentato del 130 per cento. A dimostrazi­one della crescente attenzione delle aziende ad adottare un piano un sostenibil­ità».

Qualcun’altro ha fatto della sostenibil­ità un terreno di sperimenta­zione: proprio in questi giorni Lexjus Sinacta ha annunciato la nascita di Esg Lab, creato con uno spin off dell’università Sant’Anna di Pisa per fare ricerca su economia circolare, fattori Esg, investimen­ti e finanza sostenibil­e.

Ailegalich­esioccupan­odidiritto­ambientale il mercato chiede sempre più compliance con le tante normative di settore: «L’enviroment­al fitness check rappresent­a per noi più di un terzo del fatturato-sottolinea­DavidRöttg­en,tra ifondatori­diAmbienta­lex-,nonpermoda­maperché leaziendet­emonooltre­allesanzio­nianchelap­erditadiau­torizzazio­ni, finanziame­nti e reputazion­e».

E aggiunge: «Per fare l’“ecoavvocat­o”non basta la passione per l’ambiente: bisogna conoscere gli aspetti tecnici e le filiere, occorre essere disposti a lasciare a casa l’abito elegante e indossare gli stivali e scendere in campo».

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ILLUSTRAZI­ONE DI CHRISTIAN DELLAVEDOV­A
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