EURO SEMPRE PIÙ DEBOLE: È RECESSIONE?
Camp anellidi allarme per un’ imminente recessione nell’ area Euro. Idatidi dicembre sulla produzione industriale, che non scontano lo shock provocato dal coronavirus, sono pessimi :-4,14% anno su anno per l’ intera Euro zona ,-4,3% perl’ Italia ed addirittura -6,78% perl’ economia tedesca. Aldilà della manifattura, a preoccupare è la contrazione intensa dell’ indice relativo all’edilizia, uno dei settori ancora solidi in Germania.
Anche la Bundesbank si è unita alle illustri istituzioni che stanno spingendo affinché il governo tedesco reindirizzi parte del significativo avanzo di bilancio (13,5 miliardi di€ nel 2019) verso un sostegno agli investimenti;il quadro normativo che si sta delineando dopo il varo delgreen dea l europeo con la definizione di una tassonomia degli investimenti green potrebbe essere una bussola di orientamento.
‘‘ In due anni la moneta unica ha perso il 12,5% sul dollaro, l’8% sul Franco Svizzero e il 10% sullo Yen. Nell’economia export-led dell’area euro la prima vittima illustre sono state le esportazioni
Il contesto economico in peggioramento spiega molto dell’attuale debolezza dell’Euro: in 2 anni la moneta unica ha perso il 12,5% sul Dollaro, l’8% sul Franco Svizzero ed il 10% sullo Yen. Il calo si è determinato con il progressivo rallentamento della congiuntura economica globale e della produzione manifatturiera. Nell’economia export-led dell’area Euro la prima vittima illustre sono state le esportazioni: -8% dei tassi di crescita dei volumi dal picco di fine 2017 ai minimi (negativi) di inizio 2019. La debole ripresa nella seconda parte del 2019 è principalmente attribuibile all’export verso Paesi europei extra-UE (Turchia, Svizzera e Russia), un contributo però già in rapido declino. Costantemente negativo l’interscambio con il
Regno Unito, che ha risentito della complessa evoluzione dei negoziati sulla Brexit.
L’analisi dell'indice WTOI (World Trade Organization Index)
nelle sue componenti permette di osservare i fattori chiave che hanno determinato la fase di contrazione e successiva stagnazione del commercio globale che ha impattato negativamente sulle esportazioni dell’area Euro.
Balza subito all’occhio la debolezza persistente del settore automotive (barre celesti) che mostra una crescita molto al di sotto del trend anche nella fase ascendente del ciclo, e subisce un vero e proprio tracollo nel terzo trimestre 2018 dopo il varo della normativa europea anti-inquinamento sui motori diesel fino ai minimi raggiunti nel marzo 2019. È superfluo aggiungere come gli impatti di questo calo si siano riverberati soprattutto sull’industria automobilistica tedesca e sull’indotto manifatturiero nei Paesi satelliti ed in Italia. Molto male anche l’industria elettronica a trazione cinese (barre arancioni), e non sorride peraltro nemmeno il comparto agricolo (barre grigie), danneggiato dalle ritorsioni cinesi sulla produzione agricola USA.
Tuttavia ci sono altre ragioni - di natura finanziaria - che stanno favorendo la speculazione al ribasso sulla moneta unica. In un contesto di tassi di interessi profondamente negativi come quello dell’area Euro, la bassa volatilità incoraggia gli operatori sul mercato FX a prendere in prestito Euro per investire in altre aree valutarie dove si possono ottenere maggiori rendimenti (c.d. carry trade).
Nell’ultimo mese l’incertezza sull’evoluzione dell’economia globale è cresciuta drammaticamente con l’escalation della crisi sanitaria in Cina, che ha provocato il congelamento di 2/3 della seconda economia del mondo e la parziale interruzione delle catene di fornitura internazionali. Si tratta di uno shock simultaneo alla domanda ed all’offerta in Cina di enormi proporzioni, di cui è razionalmente impossibile prevedere le conseguenze in questo momento.
In una visione costruttiva, urgono sempre più soluzioni out of the box per rilanciare gli investimenti green e la domanda domestica e ridurre simultaneamente lo squilibrio verso l’estero delle economie europee.