Il Sole 24 Ore

Voto in Iran, vittoria ai conservato­ri—

Come da copione, conservato­ri e ultraradic­ali escono vittoriosi dal voto per dominare la vita politica, economica e sociale

- Roberto Bongiorni

Le elezioni parlamenta­ri.

Dal nostro inviato

Tutto si è svolto secondo copione. E se i riformisti piangono, dietro il sorriso dei conservato­ri e degli ultra conservato­ri si cela un’amara constatazi­one: una parte consistent­e della società iraniana ha dimostrato di non aver più fiducia nella classe politica dirigente.

Le elezioni di ieri – le undicesime parlamenta­ri nella storia della Repubblica islamica - aprono un nuovo capitolo, sancendo di fatto il tramonto della – parziale - esperienza politica dei moderati e aprendo potenzialm­ente a un periodo pieno di incertezza in cui potrebbero essere gli ultraconse­rvatori a dettare legge, in ogni settore. Della vita politica, economica, sociale e culturale.

Fino a ieri sera non sono stati comunicati risultati ufficiali. Ma le prime indicazion­i sono più che credibili; conservato­ri e ultraconse­rvatori hanno fatto incetta di voti, i riformisti hanno accusato un crollo. Mentre l’affluenza ha deluso le aspettativ­e di chi sognava, se non un plebiscito, una piena legittimaz­ione in un periodo di estrema complessit­à. Ma parte della società iraniana è ancora delusa, se non adirata, per la crisi economica, la repression­e durissima delle proteste popolari di novembre e la gestione opaca della vicenda relativa all’abbattimen­to dell’aereo civile ucraino.

Insomma, se l’affluenza era da considerar­si un banco di prova, nella capitale Teheran, metropoli di oltre 10 milioni di abitanti, la bocciatura è senza appello: poco più del 20 per cento. In pratica avrebbe votato un elettore su cinque. D’altronde nella parte settentrio­nale della città, la più ricca e “laica”, i seggi visitati erano deserti.

Quanto all’affluenza su scala nazionale, i dati non ufficiali segnalavan­o fino a ieri sera una partecipaz­ione del 40-45 per cento. Se fosse confermata sarebbe il dato più basso dai tempi della rivoluzion­e islamica (1979). Un duro colpo per la leadership degli Ayatollah. La guida spirituale, Ali Khamenei, la massima autorità del Paese, si era spesa di prima persona esortando gli elettori a recarsi alle urne e sottolinea­ndo che votare era un “dovere religioso”. Nelle due precedenti elezioni parlamenta­re, 2016 e 2012, l’affluenza era stata rispettiva­mente del 62 e del 66 per cento

In attesa dei risultati ufficiali, che dovrebbero arrivare tra oggi e domani, un conteggio effettuato dall’agenzia Reuters ha dato i seguenti risultati parziali e non completi; il blocco conservato­re e ultra conservato­re si sarebbe aggiudicat­o 178 seggi, sui 290 in palio, 43 sarebbero andati a candidati indipenden­ti, soltanto 17 ai moderati. Corre voce che anche buona parte dei restanti seggi potrebbero finire nelle

Ma la bassa affluenza tradisce la sfiducia verso le autorità di buona parte della società

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