Voto in Iran, vittoria ai conservatori—
Come da copione, conservatori e ultraradicali escono vittoriosi dal voto per dominare la vita politica, economica e sociale
Le elezioni parlamentari.
Dal nostro inviato
Tutto si è svolto secondo copione. E se i riformisti piangono, dietro il sorriso dei conservatori e degli ultra conservatori si cela un’amara constatazione: una parte consistente della società iraniana ha dimostrato di non aver più fiducia nella classe politica dirigente.
Le elezioni di ieri – le undicesime parlamentari nella storia della Repubblica islamica - aprono un nuovo capitolo, sancendo di fatto il tramonto della – parziale - esperienza politica dei moderati e aprendo potenzialmente a un periodo pieno di incertezza in cui potrebbero essere gli ultraconservatori a dettare legge, in ogni settore. Della vita politica, economica, sociale e culturale.
Fino a ieri sera non sono stati comunicati risultati ufficiali. Ma le prime indicazioni sono più che credibili; conservatori e ultraconservatori hanno fatto incetta di voti, i riformisti hanno accusato un crollo. Mentre l’affluenza ha deluso le aspettative di chi sognava, se non un plebiscito, una piena legittimazione in un periodo di estrema complessità. Ma parte della società iraniana è ancora delusa, se non adirata, per la crisi economica, la repressione durissima delle proteste popolari di novembre e la gestione opaca della vicenda relativa all’abbattimento dell’aereo civile ucraino.
Insomma, se l’affluenza era da considerarsi un banco di prova, nella capitale Teheran, metropoli di oltre 10 milioni di abitanti, la bocciatura è senza appello: poco più del 20 per cento. In pratica avrebbe votato un elettore su cinque. D’altronde nella parte settentrionale della città, la più ricca e “laica”, i seggi visitati erano deserti.
Quanto all’affluenza su scala nazionale, i dati non ufficiali segnalavano fino a ieri sera una partecipazione del 40-45 per cento. Se fosse confermata sarebbe il dato più basso dai tempi della rivoluzione islamica (1979). Un duro colpo per la leadership degli Ayatollah. La guida spirituale, Ali Khamenei, la massima autorità del Paese, si era spesa di prima persona esortando gli elettori a recarsi alle urne e sottolineando che votare era un “dovere religioso”. Nelle due precedenti elezioni parlamentare, 2016 e 2012, l’affluenza era stata rispettivamente del 62 e del 66 per cento
In attesa dei risultati ufficiali, che dovrebbero arrivare tra oggi e domani, un conteggio effettuato dall’agenzia Reuters ha dato i seguenti risultati parziali e non completi; il blocco conservatore e ultra conservatore si sarebbe aggiudicato 178 seggi, sui 290 in palio, 43 sarebbero andati a candidati indipendenti, soltanto 17 ai moderati. Corre voce che anche buona parte dei restanti seggi potrebbero finire nelle
Ma la bassa affluenza tradisce la sfiducia verso le autorità di buona parte della società