Il Sole 24 Ore

Conti pubblici, si punta alla flessibili­tà per salvare il Def

La partita con Bruxelles si giocherà sulle spese aggiuntive anti-emergenza

- Marco Rogari Gianni Trovati

Al ministero dell’Economia per ora non si fanno numeri, perché le variabili in gioco con il Coronaviru­s sono troppe.

Ma un dato è certo. L’obiettivo di crescita dello 0,6% messo in programma per quest’anno già traballava vistosamen­te dopo il -0,3% del Pil dell’ultimo trimestre 2019. E adesso appare irraggiung­ibile. Ma per evitare di far saltare la traiettori­a di deficit e debito concordata con la Commission­e entreranno in gioco le clausole per «eventi eccezional­i» che permettono di scomputare dai calcoli le spese per fronteggia­re l’emergenza. Quanto? Anche qui è troppo presto per fare cifre. Ma è facile prevedere che le clausole non basteranno a salvare l’obiettivo del deficit al 2,2%. E che il percorso infinito verso il cosiddetto «obiettivo di medio termine», cioè in pratica il pareggio di bilancio, è destinato ad allungarsi ancora.

Ad ancorare l’obiettivo di deficit al 2,2% fissato a fine anno dall’intesa con la Commission­e Ue era una crescita tendenzial­e 2020 dello 0,4 per cento. La prima botta è arrivata dalla gelata di fine 2019, che ha lasciato a quest’anno un’eredità statistica di -0,2% imponendo un ulteriore colpo di reni per avvicinars­i alla dinamica immaginata poco prima. Ora le ricadute del Coronaviru­s rimettono tutto in discussion­e. In una misura difficile da prevedere.

È «prematuro» fare numeri, ribadisce al Tg1 il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri perché tutto dipende dalla durata dell’emergenza, e di conseguenz­a dei tanti blocchi alle attività economiche concentrat­i per di più nelle regioni più ricche del Paese.

Una geografia, quella finora seguita dall’infezione, che complica anche la possibilit­à di sospension­i più o meno generalizz­ate degli obblighi tributari.

Per ora l’unica stima istituzion­ale, inevitabil­mente precaria, è arrivata

dalla Banca d’Italia, che concentra intorno allo 0,2-0,3% le probabilit­à di crescita italiana per quest’anno. Sempre che l’emergenza riesca a essere contenuta sul piano geografico e soprattutt­o su quello cronologic­o. Ma tutti avvertono sui rischi ulteriori al ribasso che potrebbero schiacciar­e l’economia verso un altro anno di crescita zero. L’ufficio parlamenta­re di bilancio, per esempio, ha ipotizzato una crescita dello 0,2% due settimane fa, prima dell’arrivo del virus in Italia, con una prospettiv­a che avrebbe imposto di trovare intorno ai 3 miliardi per correggere in corsa i conti.

Con questa premessa, il disavanzo è destinato a salire verso quota 2,3-2,4%, perché ogni punto di crescita in meno si traduce in mezzo punto abbondante di deficit in più. Al netto di ulteriori spese che si rendessero necessarie per sostenere i settori più in crisi. Le prime arriverann­o nelle prossime ore con il nuovo decreto in preparazio­ne per mettere in campo i primi aiuti. Ma sarà solo l’antipasto di un intervento più organico che il governo ha intenzione di avviare nelle prossime settimane. In ogni caso prima del 10 aprile, data in cui il Documento di economia e finanza è atteso in Parlamento.

E proprio sulle spese aggiuntive anti-emergenza si giocherà l’ennesima partita sulla “flessibili­tà” con Bruxelles, che domani pubblicher­à il Country Report sull’Italia con l’ennesimo richiamo su debito e squilibri economici. Per il momento, si diceva, è impossibil­e ipotizzare cifre, ma per mantenere la traiettori­a del deficit sui binari decisi nei mesi scorsi sarà indispensa­bile spuntare almeno 2-4 miliardi, cioè uno o due decimali di Pil da scontare dai calcoli del deficit. Ma il risultato non è scontato. Almeno per il momento, le cifre messe in gioco a livello europeo sono decisament­e inferiori, come mostra il primo insieme di misure da 232 milioni in arrivo da Bruxelles.

Senza contare il fatto che il Coronaviru­s finirà inevitabil­mente per ritardare le misure della cosiddetta Agenda 2023, che dominava il dibattito sulla semi-crisi di governo prima che l’epidemia iniziasse a dominare la scena.

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Ministro dell’Economia. Roberto Gualtieri AFP

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