Juve, in 10 anni investiti 450 milioni extra calcio
Le iniziative del club tra stadio, sede e interventi nell’area della Continassa
In questi 10 anni la Juventus ha investito 450 milioni, al di là del settore sportivo, tra stadio, sede, J village, albergo e più in generale riqualificazione dell’area della Continassa. Perché se in campo il «dogma» bianconero è da sempre la ricerca della vittoria, fuori dal rettangolo di gioco è diventato quello di uno sviluppo costante, per «cicli», per colmare il gap di ricavi con i top club europei. Si può sintetizzare così il pensiero del presidente della Juve Andrea Agnelli, espresso nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata ieri ai microfroni di Radio 24 durante la trasmissione «Tutti Convocati».
La semestrale al 31 dicembre 2019 si è chiusa con un rosso di 50 milioni e un indebitamento finanziario sceso da 463 a 327 milioni. Sui conti pesa un costo della rosa che tra ingaggi e ammortamenti viaggia sui 500 milioni (la «nostra potenza di fuoco», la definisce il numero uno juventino) e non trova piena compensazione in un fatturato strutturale che necessita ancora di cospicue entrate da player trading. La situazione dei ricavi migliorerà (come dimostrano i remunerativi rinnovi di sponsor come Jeep, Allianz e Adidas) anche se occorre più tempo per vederne l’effetto contabile. «Sapevamo che questo sarebbe stato un anno di transizione - ha spiegato Agnelli-. Ma abbiamo la consapevolezza che il piano presentato agli investitori in occasione dell’aumento di capitale da 300 milioni è quello giusto per mantenere la Juve competitiva, incrementare i ricavi e rafforzare patrimonialmente la società e che quelle che ci sono adesso sono le persone che possono portare il club avanti nei prossimi anni». L’operazione Cristiano Ronaldo (che costa complessivamente più di 80 milioni all’anno) ha segnato un innalzamento dello status del club. «Per Ronaldo - precisa Agnelli - è stata fatta un’attenta riflessione tra area sport e area revenues. Ma il saldo è positivo, perchè Cr7 porta valore in campo e ha fatto crescere il brand Juventus a livello globale come engagement, siamo vicini a essere il quarto club al mondo per followers, e riconoscibilità per gli sponsor». Tra la Juve e i big d’Europa che come Real e Barcellona puntano al miliardo di fatturato c’è però ancora una distanza di 200/300 milioni. «Un delta che c’era anche 10 anni fa - sottolinea il presidente della Juve -. C’è stata una crescita omogenea per chi ha avuto questa ambizione. A noi è mancata la spinta dei diritti tv internazionali della Serie A, che valgono meno della metà della Liga, e ci sarebbe molto valore da estrarre con una strategia comune, e una ripartizione dei ricavi nazionali che ci ha tolto, da quando ho assunto la presidenza, oltre 30 milioni. Per me va bene dividere il 50% in parti uguali. Ma per l’altra metà occorre dare più peso alla meritocrazia e non misurare dati come le presenze negli stadi. Nel nostro impianto abbiamo un livello di saturazione del 90% per via del settore ospiti». La Juve si prepara ad ospitare l’Inter domenica prossima a porte chiuse per l’epidemia di coronavirus (la «salute pubblica è la priorità»). Anche il titolo bianconero ieri ha subito le conseguenze della frenata in Borsa, lasciando sul terreno oltre l’11%.