JP Morgan, l’italiano Gori sale ai vertici del big Usa
Il manager diventa Chief Executive Officer per la regione Asia Pacific
Un italiano ai vertici del colosso bancario statunitense Jp Morgan. Con il completamento della transizione annunciata nel gennaio 2019, il banker Filippo Gori è infatti diventato chief executive officer di Jp Morgan per la regione Asia Pacifico.
In questo ruolo Filippo Gori riporterà a Daniel Pinto ( ceo del corporate&investment bank, co-presidente e co- chief operating officer dì Jp Morgan Chase) e a Mary Erdoes (Ceo dell’area asset e wealth management) e sarà responsabile della strategia e delle attività della banca in tutte le linee di business nei 17 Paesi in cui Jp Morgan è attiva nella regione asiatica, in aggiunta alle sue attuali responsabilità come capo del banking per Asia e Pacifico e Ceo di Hong Kong. Si tratta del primo italiano che assume un ruolo così rilevante in Asia. Sempre in Jp Morgan, nel 2014, un altro italiano, Vittorio Grilli, è diventato presidente del corporate and investment banking Emea.
Nel corso della sua carriera ventennale trascorsa a Jp Morgan, Filippo Gori ha ricoperto diversi ruoli nella corporate&investment bank e nell’area asset&wealth management nelle sedi di Hong Kong e Londra. In passato, Gori è stato responsabile del business di markets&investor services per l’Asia, e co-head del business di markets&investor services per il sud Europa. Filippo Gori resta basato ad Hong Kong dove vive con la sua famiglia da 7 anni. Succede a Nicholas Aguzin che ha assunto il ruolo di Ceo della International private bank di Jp Morgan.
Il gruppo Usa è attivo in Asia da circa 150 anni ed è presente in 17 Paesi compresa la Cina, Hong Kong, Singapore, India, Giappone, Australia. In Asia Jp Morgan è presente come corporate e investment bank e come commercial banking. In Cina, lo scorso dicembre, la banca ha ottenuto dal regolatore cinese l’autorizzazione per detenere la quota di maggioranza in una securities company. Questa autorizzazione è stata importante per Jp Morgan e per l’espansione del business domestico e Internazionale in Cina, ma anche come segnale di progressiva apertura e liberalizzazione dei mercati finanziari da parte di Pechino.