Bologna Rinasce il distretto degli autobus
IIA torna a produrre grazie a 40 milioni di investimenti Salvati 415 posti di lavoro
«Qui a Bologna fino a pochi mesi fa la produzione era ferma e gli operai in Cig. Ora la linea di montaggio è piena di autobus e, di questi, quattro saranno i primi mezzi urbani in tutta Europa a metano liquido LNG, li lanceremo entro metà anno, sono parte della commessa di 31 Citymood per Tper (l’azienda di trasporto pubblico di Bologna e Ferrara, ndr)».
Giovanni De Filippis è dallo scorso luglio il nuovo amministratore di IIA-Industria italiana autobus, la società oggi controllata da Invitalia (40%) e Leonardo (30%) con la partecipazione scesa al 30% della turca Karsan, che ha salvato in continuità quel che resta di oltre un secolo di know-how e manifattura meccanica tricolore, nonché 415 posti di lavoro, tra la Menarinibus di Bologna e la Irisbus di Avellino. Dopo la parentesi tra il 2015 e il 2018 targata Stefano Del Rosso (tra King Long Italia e Tevere Spa).
Nel reparto produttivo dello storico stabilimento bolognese di via San Donato 190 (155mila mq di cui 50mila coperti) gli scheletri colorati di autobus sono allineati per commessa, quelli verdi di Brescia, quelli rossi per Atac Roma, il clima non è certo quello frenetico delle linee di montaggio dell’automotive, «ma gli autobus sono ancora un prodotto con alta manualità, dove la componente umana è fondamentale», sottolinea l’ad, un curriculum internazionale tra Fiat, Leonardo e Datalogic.
Sono proprio le competenze dei tecnici-artigiani bolognesi il primo asset che ha colpito De Filippis al suo arrivo in IIA. «L’età media è alta, attorno ai 50 anni, ma ciò è anche sinonimo di grande know-how. Il rilancio di un’azienda in continuità presenta in generale difficoltà, i molti anni di crisi hanno lasciato ruggini e necessità di aggiornamento per le persone. Moltissime cose rimangono da fare – afferma l’ad - ma la fase acuta dell’emergenza è alle spalle. Le fabbriche sia a Bologna che a Flumeri sono ripartite, riassorbendo tutti i lavoratori in Cig e nuove assunzioni sono in corso. La collaborazione con i fornitori migliorata. Abbiamo ricostruito una struttura gestionale e riavviato la relazione con il sistema bancario. Stiamo ora lavorando all’aggiornamento degli impianti».
In pista ci sono non solo i 30 milioni di investimenti dell’accordo di programma per Valle Ufita sottoscritto al Mise già nel 2015, «e che abbiamo riconfermato poche settimane fa, con l’impegno a completare i lavori entro il 2021», ma anche altri dieci milioni di euro per due progetti da portare avanti a Bologna nell’arco di tre anni, per migliorare la capacità di R&S e produttiva nella gamma dell’elettrico e dell’ibrido. «Sono due progetti relativi a prodotti con motorizzazioni a ridotto impatto ambientale, sviluppati con la collaborazione dell’Università di Bologna e di aziende del territorio», precisa De Filippis, che sta inserendo in azienda in questi giorni i primi ingegneri e ha sottoscritto con la Regione Emilia-Romagna l’impegno ad assumere 20 alti profili, in virtù dell’adesione all’ultimo bando della legge 14/2014 che sostiene investimenti industriali ad alto impatto tecnologico e occupazionale, volti ad accrescere competitività e innovatività del sistema produttivo regionale.
Anche 600 chilometri a sud, nell’enorme sito irpino dell’ex Irisbus, i 257addetti tutti tornati a lavoro dallo scorso dicembre (dopo sette anni di ammortizzatori), sono in itinere 65 assunzioni per rispondere alle commesse e nel frattempo sono partiti i lavori di ristrutturazione. Oggi la linea di Flumeri (975mila mq di area, 105mila di capannoni coperti e una pista prove lunga 7 km) ha 20 autobus in fase di ultimazione e altre 20 scocche in lavorazione. Con le assunzioni programmate e le uscite del personale anziano (una cinquantina di addetti), «contiamo di crescere numericamente da qui a dicembre e di ringiovanire e riqualificare il nostro personale», aggiunge l’ad. E assicura che entro il prossimo anno tutto il sito campano sarà rimesso a nuovo, incluso l’impianto di verniciatura per cataforesi, il più grande in Europa. «Ma l’investimento più importante è quello sullo sviluppo prodotti e sulle persone: quando si lavora su ordini di grandezza di centinaia di pezzi come negli autobus e non su milioni come nell’auto, sono le competenze delle persone, piuttosto che i macchinari, a fare la differenza», rimarca De Filippis, quasi a rassicurare i sindacati che da mesi segnalano i ritardi nel rinnovo degli stabilimenti.
Restano le incognite sul nuovo socio che dovrebbe affiancare i soci pubblici e ricapitalizzare l’azienda sul destino dei tre quarti della fabbrica bolognese (proprietà di Leonardo) non occupata da IIA e sull’impegno reale che l’azionista Leonardo può e vuole dare per contaminare l’industria del trasporto su gomma con le tecnologie all’avanguardia dell’aerospace. L’ad preferisce parlare dei risultati portati a casa, che lanciare annunci: in cinque mesi di gestione è riuscito già lo scorso anno a più che raddoppiare i risultati del 2018 (da 58 a 139 milioni di euro di fatturato) e conta di migliorare ulteriormente nei prossimi mesi. Resta il nodo, caro ai sindacati, del peso tra gli autobus “made in Italy” e quelli “made by Karsan”: nel 2019 su 558 autobus consegnati, solo il 15% (85 mezzi) è uscito dalle due fabbriche tricolori. «Nel 2020 abbiamo rispostato il baricentro produttivo in Italia e quest’anno tra Flumeri e Bologna si produrranno circa 350 autobus - conclude De Filippis – coerentemente con una crescita importante dell’attività nei due stabilimenti. La collaborazione con Karsan, azienda che ha competenze e impianti all’avanguardia, è un valore per IIA, che punta a ritornare ad essere presente sui mercati internazionali».