Criticità posti letto, a Lodi 51 nuovi casi in terapia intensiva
Gli anestesisti: il sistema sanitario può reggere solo razionalizzando i ricoveri
In Lombardia, più che nelle altre parti d’Italia, c’è il timore che il sistema sanitario possa entrare in crisi con un numero alto di terapie intensive dovute al coronavirus. Una volta compreso che il virus cinese ha una bassa percentuale di letalità, rimane un 10% che potrebbero aver bisogno di ricovero prolungato. Una percentuale relativamente contenuta, ma che su cifre alte potrebbe creare problemi di gestione. I numeri spiegano la complessità, più che la pericolosità, della situazione. Ci sono 531 positivi al Coronavirus, e di questi 235 sono ricoverati. Le terapie intensive sono passate da 57 a 85 in Lombardia. E intanto ieri si è registrato il primo caso nel Lazio (dopo i due turisti cinesi e il ricercatore tornato da Wuhan). Si tratta di una donna di Fiumicino (Roma) che di recente aveva viaggiato a Bergamo.
Il numero è ancora sotto controllo. Ma i tamponi, anche se solo sui sintomatici, proseguono. Finora in Lombardia ne sono stati fatti 4.835 tamponi, di cui il 75% è risultato negativo, l’11% positivo e il 14% in valutazione. Quindi il fabbisogno ospedaliero di posti letto potrebbe salire. A questo si aggiunge che il personale sanitario rappresenta il 10% dei positivi al coronavirus in Lombardia. «Abbiamo deciso di fare il tampone ai contatti diretti che manifestino i sintomi - spiega l’assessore regionale Giulio Gallera - E proprio per preservare il personale sanitario, abbiamo deciso di fare il tampone anche a tutti i pazienti che vengono ricoverati per presunta polmonite». Un lungo lavoro che si aggiunge all’ordinario e all’emergenziale di altra natura. Gli ospedali devono continuare a lavorare anche su altri fronti. La struttura che più rischia lo squilibrio tra domanda e offerta è l’ospedale di Lodi. «Solo nella scorsa notte sono arrivati 51 nuovi pazienti», ha riferito il governatore Attilio Fontana. Anche in Italia si può fare un bilancio che spiega almeno in parte le misure. Nel paese, come riporta l’Associazione degli anestesisti e rianimatori ospedalieri, ci sono circa 5mila posti in terapia intensiva, e al momento la situazione legata all’emergenza coronavirus è ancora gestibile e sotto controllo per la disponibilità di posti, e «ci sono margini anche a fronte di un modico peggioramento nel numero di casi gravi», dice il presidente Alessandro Vergallo.
Ad oggi (dati della Protezione civile) ci sono 150 ricoverati con sintomi e 37 in terapia intensiva. Mapo i viene sottolineato,sempre dall’ Associazione degli anestesisti, che «va anche considerato che sono state prese misure ad hoc come, ad esempio, la sospensione in vari ospedali degli interventi chirurgici non urgenti». Potenzialmente si potrebbe così liberare una quota tra il 7-9% di disponibilità, riducendo altri interventi meno necessari. Però i numeri vanno monitorati. Ieri sera per l’Oms «la minaccia globale è molto alta».