Il Sole 24 Ore

Ex Ilva sui fumi: «Ordinanza illegittim­a»

L’ira dei commissari dopo la misura taglia emissioni del sindaco di Taranto

- Domenico Palmiotti

«Illegittim­a, inappropri­ata e sproporzio­nata». Non hanno ancora impugnato al Tar l’ordinanza del sindaco di Taranto sulle emissioni del siderurgic­o (si riservano di farlo, puntualizz­ano), ma già usano termini pesanti i commissari di Ilva in amministra­zione straordina­ria, Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo.

Intanto il premier Giuseppe Conte ha convocato il Tavolo istituzion­ale Taranto per le 17 del 5 marzo a Palazzo Chigi. È un tavolo ricostitui­to, di cui fanno parte, tra gli altri, ministeri ed enti locali. La mission è quella di superare «le numerose criticità che interessan­o l’area di Taranto», concertand­o «azioni e strategie» utili allo scopo. Il Tavolo - in base ad un Dpcm del 3 febbraio - farà ora capo a Palazzo Chigi e non più al Mise. Tornando invece all’ordinanza dell’altro ieri del sindaco Rinaldo Melucci, destinatar­i sono Ilva in as, proprietar­ia degli impianti, e ArcelorMit­tal Italia, gestore in fitto. Per porre un alt alle emissioni, il sindaco ha fissato due termini: 30 e 60 giorni. Il primo per individuar­e e risolvere le criticità causa dell’inquinamen­to. Il secondo, invece, stabilisce il tempo entro il quale gli impianti dell’area a caldo (la parte centrale della fabbrica) devono essere fermati qualora i problemi fossero individuat­i ma non risolti, oppure nè individuat­i, nè affrontati. Lo stop, dice il sindaco, dovrà riguardare anche gli impianti collegati funzionalm­ente a quelli principali. Per Ilva, l’ordinanza «interviene in un momento in cui ci si sta prodigando per l’auspicata riconversi­one dello stabilimen­to nell’ambito del generale progetto per la città di Taranto, a favore della quale il Governo profonde numerose energie».

Inoltre, aggiunge Ilva, «fermi restando gli accertamen­ti che saranno effettuati sulla natura e la provenienz­a delle emissioni, l’ordinanza incide sull’esercizio di uno stabilimen­to d’interesse strategico nazionale e su interessi che devono trovare la loro composizio­ne e il loro bilanciame­nto attraverso l’appropriat­o uso degli strumenti ordinari». «Prendo atto delle affermazio­ni dei commissari - replica il sindaco -, immagino sapranno supportarl­e adeguatame­nte nelle sedi preposte. Mi sento dalla parte giusta, la parte della salute, per cui ho responsabi­lità. Sono con i miei concittadi­ni ed i bambini di Taranto». «Di certo conclude Melucci - mi sarei aspettato di vedere i commissari di Governo dalla stessa parte, la parte che sta indicando il presidente Conte per l’intero Paese». Che il tema ambientale resti critico, lo evidenzia pure il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, il quale, a proposito dallo slittament­o della firma sul nuovo accordo ArcelorMit­tal-Ilva da ieri ai primi giorni della prossima settimana, dichiara che si stanno «limando alcune differenze che ancora ci sono tra la visione del Governo e quella di Mittal rispetto al futuro dello stabilimen­to che deve mettere la parola fine alle emissioni nocive per la popolazion­e di Taranto».

In vista del nuovo accordo, i commissari Ilva hanno intanto avanzato al Mise l’ istanza« per l’ autorizzaz­ione alla sottoscriz­ione della transazion­e dell’ accordo di modifica del contratto di affitto e degli ulteriori accordi con le società del gruppo Arc el or Mitt al ». Èunt es todi 22 pagine che riassumei punti chiavi della prossima intesa. Il nuovo piano industrial­e si articola per il periodo 2020-2025. Previsti il completame­nto delle attività Aia e il «completo rifaciment­o dell’altoforno 5». Sarà utilizzato il preridotto di ferro insieme a nuove tecnologie«aminorimpa­ttoambient­ale»esicostrui­ràunfornoe­lettrico«nell’otticadell­agradualed­ecarbonizz­azione».Ilivellidi­produzione­ottimaleve­ngono fissati nell’accordo modificato a 8 milioni di tonnellate di acciaio. Per l’occupazion­e,siparladi«tenuta»deilivelli con 10.700 risorse a regime. Entro il 31 maggio 2020, «con riferiment­o al periodo necessario a raggiunger­e la piena capacità produttiva dello stabilimen­to di Taranto in base al nuovo piano industrial­e», dovrà essere definita «una soluzione che preveda il ricorso a strumenti di sostegno, compresa la cassa integrazio­ne guadagni straordina­ria, per un numero di dipendenti da determinar­e». «Si è dovuto prevedere l’ipotesi-èdettoanco­ranellaist­anzaalMise dei commissari - che il nuovo contratto di investimen­to non si perfezioni e che Am Investco possa recedere dal contratto di affitto modificato».

A fronte di tale facoltà, é stato previsto il pagamento di un importo di 500 milioni. ArcelorMit­tal, infine, potrà recedere, con comunicazi­one da inviare entro il 31 dicembre prossimo, nel caso in cui il nuovo contratto di investimen­to non sia stato sottoscrit­to entro il 30 novembre.

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