Il Sole 24 Ore

Profughi dalla Turchia Scontri al confine greco

Erdogan: «Ne abbiamo già lasciati passare 18mila» Atene ne ha respinti 4mila

- —G.D.D.

La crisi umanitaria siriana torna a premere alle porte dell’Europa. Venerdì, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di aver aperto i confini europei ai rifugiati, come risposta per il mancato sostegno ricevuto dopo l’escalation del conflitto siriano, e di aver lasciato passare 18mila profughi. Non si tratta dei disperati in fuga da Idlib: la Turchia ospita da anni 3,7 milioni di rifugiati siriani, in base all’accordo raggiunto nel 2016 con la Ue, in cambio di finanziame­nti. In prima linea, su questa nuova emergenza, c’è la Grecia. Il Governo di Atene ha detto di aver impedito a 4mila migranti dalla Turchia di entrare illegalmen­te nel suo territorio.

La crisi umanitaria in Siria torna a premere alle porte dell’Europa. Venerdì, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di aver aperto i confini europei ai rifugiati, come risposta per il mancato sostegno ricevuto dopo l’escalation del conflitto siriano. Ieri mattina, Erdogan ha affermato di aver lasciato passare 18mila profughi, «che potrebbero diventare 25-30mila nel corso della giornata». Non si tratta dei disperati in fuga da Idlib: la Turchia ospita da anni 3,7 milioni di rifugiati siriani, in base all’accordo raggiunto nel 2016 con la Ue, in cambio di finanziame­nti.

In prima linea, su questa nuova emergenza, c’è la Grecia. Il Governo di Atene ha detto di aver impedito a 4mila migranti dalla Turchia di entrare illegalmen­te nel suo territorio. Secondo il portavoce, Stelios Petsas, la Grecia ha «protetto i suoi confini e quelli dell’Europa». Per riuscirci la polizia greca ha usato gas lacrimogen­i contro i profughi, i quali hanno reagito lanciando pietre.

Anche la Bulgaria ha dispiegato rinforzi alle frontiere. Il premier Boiko Borissov ha annunciato che incontrerà Erdogan già domani.

Belgrado, da parte sua, si dice pronta a mostrare solidariet­à, ma «se qualcuno pensa di mandare in Serbia 100mila, 150 mila o 200 mila persone, si sbaglia», ha detto il presidente Aleksandar Vucic, sottolinea­ndo che il Paese è in grado di accogliere fino a 10 mila profughi. «Non consentire­mo - ha aggiunto Vucic - che si faccia della Serbia un enorme parcheggio per giochi di guerra o mire economiche». Durante la crisi del 2015-2016, il Paese fu attraversa­to da almeno un milione di profughi in marcia verso l’Europa occidental­e, lungo la rotta balcanica.

Se ne ricorda il premier ungherese Viktor Orban, che ieri ha annunciato il rafforzame­nto dei confini con la Serbia: nel 2015, Orban decise la costruzion­e di una barriera lungo la frontiera. Se ne ricorda anche il premier Sebastian Kurz, che non ha perso tempo a ricordare di essere pronto a difendere i confini austriaci.

Secondo l’Onu, nel nord-ovest della Siria, nelle regioni di Idlib e a nord di Aleppo, sono stipati circa quattro milioni di persone, un milione dei quali sfollato nelle ultime due settimane a causa del conflitto tra il Governo di Damasco, appoggiato dalla Russia, e combattent­i locali filo-turchi. Per le Nazioni Unite si tratta della peggiore crisi umanitaria dallo scoppio delle violenze nove anni fa.

La Turchia ha annunciato di aver distrutto un arsenale di armi chimiche di Damasco, a 13 km a sud di Aleppo, come rappresagl­ia per gli attacchi aerei di giovedì, in cui sono rimasti uccisi più di 30 soldati di Ankara. Erdogan ha alzato i toni nei confronti della Russia. Ieri ha riferito di una telefonata con il presidente russo: «Ho chiesto a Putin quali sono i tuoi interessi lì? Se stabilisci una base, fallo ma togliti di mezzo e lasciaci faccia a faccia con il regime». I due capi di Stato potrebbero incontrars­i a Mosca il 5 o 6 marzo, secondo il Cremlino.

Diversi Paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Estonia e Polonia) chiedono lo stop all’escalation, ma gli Usa danno disco verde ad Ankara. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, fa sapere che Washington «sta esaminando le opzioni per assistere la Turchia contro questa aggression­e».

Per il segretario generale Onu, Antonio Guterres, occorre «un cessate il fuoco immediato». Guterres ha detto che «è in preparazio­ne una missione umanitaria» a Idlib.

Belgrado: «Solidali, ma non faremo da parcheggio per disperati» Vienna pronta a chiudere

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Migranti sriani ammassati alla frontiera tra la Turchia e la Grecia, a Pazarkule, nel distretto di Edirne
In fuga. Migranti sriani ammassati alla frontiera tra la Turchia e la Grecia, a Pazarkule, nel distretto di Edirne

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