Pronti ad anticipare i cambiamenti
La Commissione Europea ha istituito recentemenet un vicepresidente con la responsabilità alle attività di foresight. L’incarico richiede alla nuova figura di guidare il lavoro della Commissione sulla previsione strategica, «concentrandosi sulle tendenze a lungo termine e identificando le aree in cui le politiche, la ricerca e gli sviluppi tecnologici hanno maggiori probabilità di guidare il progresso sociale, economico e ambientale. Questo ci aiuterà a progettare meglio le nostre leggi e iniziative, oltre a aiutarci a sviluppare politiche orientate al futuro». Nel suo documento di raccomandazioni ai governi dello scorso dicembre - Recommendation of the Council on Policy Coherence for Sustainable Development
- l’Ocse auspica l’opportunità di «usare strumenti esistenti quali la previsione strategica, lo sviluppo di scenari e il pensiero sistemico nella formulazione e implementazione delle politiche».
Grandi istituzioni come la Commissione europea e l’Ocse stanno esplicitamente prendendo posizione a favore dello strategic foresight,
un ambito di teorie e metodi molto diverso dalle tradizionali attività di forecasting. Per affrontare la complessità della presente situazione storica, la previsione strategica lavora con diversi futuri possibili. Il punto critico è che lo strategic foresight è molto diverso dal forecasting,
inteso come la usuale attività di raccolta dati e loro estrapolazione.
Per quale motivo i governi, nazionali o regionali che siano, dovrebbero dotarsi di unità di previsione strategica? Il motivo è palese: in tempi di cambiamenti rapidi, complessi, caratterizzati da ampie incertezze, un governo responsabile deve essere pronto ad affrontare sorprese ed eventi inaspettati. Per poterlo fare deve sviluppare capacità anticipanti, istituzionalizzando processi di previsione strategica, inserendoli nei propri processi decisionali. Sviluppare politiche “a prova di futuro” richiede di capire anticipatamente i cambiamenti, sviluppando politiche coerenti e integrate che riescano a superare ad esempio le tradizionali differenze fra ministeri e dipartimenti. Le politiche che assumono la continuazione degli attuali trend e non includono nelle proprie strategie i cambiamenti in formazione possono risultare inadeguate, poco efficaci o persino controproducenti. Fuor di metafora, la previsione nel senso letterale del termine (il forecasting), non solo è limitato e limitante, ma rischia di essere pericolosa perché di fatto restringe l’orizzonte di rilevanza dei decisori, li rende ciechi nei confronti dei cambiamenti in arrivo.
Mentre l’estrapolazione di trend cerca di predire l’unico, vero singolo futuro “corretto” rispetto alle evidenze e alle probabilità disponibili, la previsione strategica lavora con diversi, molteplici futuri possibili. L’autentica complessità della realtà sociale restringe drammaticamente il valore della estrapolazione di trend ed affidarsi solo o prevalentemente ad essa può letteralmente essere pericoloso. La previsione strategica aumenta la capacità di identificare e prepararsi alle nuove opportunità e sfide in arrivo), aiuta a capire come affrontare opportunità e sfide in maturazione e funziona come uno stress-test delle politiche in corso rispetto a diversi scenari futuri.
Che sia opportuno che anche il nostro Paese si metta sulle tracce indicate dalla Commissione europea e dall'Ocse?
Cattedra Unesco sui sistemi anticipanti, presidente Associazione dei Futuristi Italiani e della startup Skopìa