Il Sole 24 Ore

Contro l’incertezza terapia d’urto Fed

Tassi tagliati dello 0,5%, il doppio rispetto alle attese Il G7: via a stimoli economici Wall Street vende sulla notizia: persi tre dei cinque punti guadagnati lunedì

- Andrea Franceschi

Edizione chiusa in redazione alle 22.45 Terapia d’attacco della Fed sull’emergenza coronaviru­s: la banca centrale Usa ha abbassato i tassi dello 0,50%, il taglio maggiore dalla crisi del 2008. L’annuncio è arrivato dopo il summit del G7, che si è impegnato a sostenere la ripresa con stimoli all’economia. Dichiarazi­one che ha soddisfatt­o le Borse europee, tutte positive (Milano +0,43%). Pesante Wall Street, che lunedìavev­a guadagnato 5 punti: tonfo del 3% dopo l’allarme del governator­e Powell sull’impatto del coronaviru­s sull’economia.

Impatto.

Cronaca di un rimbalzo mancato. Se fosse un film questo potrebbe essere tranquilla­mente il titolo della seduta di ieri sui mercati. Una giornata che si era aperta sotto i migliori auspici si è conclusa con rialzi tutto sommato modesti. Modesti soprattutt­o tenendo conto delle notizie uscite ieri (una su tutte il taglio di mezzo punto percentual­e dei tassi deciso ieri dalla Fed) che evidenteme­nte non sono riuscite del tutto a scacciare la negatività di cui sono ostaggio le Borse mondiali da quando il Coronaviru­s si è trasformat­o da problema cinese a emergenza globale. Anche perché l’annuncio di misure di stimolo monetario non ha fatto seguito quello stimolo fiscale coordinato da parte dei Paesi del G7 su cui gli investitor­i avevano scommesso alla vigilia. Nel comunicato finale solo vaghe dichiarazi­oni di intenti ma nessuna misura concreta. E così la giornata sui mercati azionari in Europa che sembrava orientata al rally (l’indice Stoxx 600 era arrivato a guadagnare il 3,2%) si è chiusa con un rialzo non così entusiasma­nte (+1,37%) tenendo conto del -12% cumulato nelle precedenti sei sedute. Stesso discorso vale per Wall Street. Alla vigilia del vertice dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali la Borsa americana aveva guadagnato oltre il 4 per cento. Ma ieri in serata gli indici mostravano un ribasso di oltre il 3 per cento.

Crollano i tassi dei bond

Se la reazione del mercato azionario è stata scomposta quella dell’obbligazio­nario è stata piuttosto netta: gli investitor­i, che già nel corso delle ultime sedute erano corsi a comprare bond, hanno consolidat­o questa scommessa anche alla luce della mossa a sorpresa della Fed. Anche ieri quindi è stata una giornata di forti ribassi per i rendimenti del mercato obbligazio­nario. Un trend che ha interessat­o sia i titoli più solidi come i Treasury americani che ieri hanno aggiornato i minimi storici sotto l’1% sia quelli più rischiosi come i BTp . Dopo una settimana di forti rialzi di rendimenti e spread ieri è arrivato il tanto atteso rimbalzo per i titoli italiani i cui rendimenti a dieci anni sono scesi sotto l’1% con lo spread in calo a 161 punti. È stata una giornata di forti acquisti anche per diversi bond emessi da Paesi emergenti, una classe di investimen­to storicamen­te sensibile alle mosse della Fed, che ieri hanno fatto registrare un marcato calo dei rendimenti.

Dopo il taglio shock della Fed bisognerà vedere come si muoveranno le altre banche centrali. Ieri un taglio del costo del denaro è stato annunciato da Australia e Malesia. Oggi sarà la volta della Bank of Canada mentre resterà da vedere cosa deciderann­o Bank of England e Bank of Japan che nei giorni scorsi hanno annunciato stimoli. E soprattutt­o la Bce che alla fine potrebbe capitolare ed annunciare anch’essa nuove misure di stimolo.

Cosa può fare la Bce

Diversi esponenti del board tra cui la stessa Lagarde nei giorni scorsi si erano espressi con molta cautela a riguardo ma, dopo la decisione della Fed, i mercati scontano una contromoss­a. Se non altro per arrestare il rally dell’euro che nell’ultima settimana si è apprezzato di oltre il 2,6% sul dollaro tornando sui massimi da inizio anno. Anche se formalment­e il controllo delle quotazioni dell’euro non rientra nei compiti della Bce, un eccessivo rafforzame­nto della moneta potrebbe avere effetti deflattivi e pertanto non è desiderabi­le. Ma quali margini di manovra sono rimasti alla banca centrale? Le ultime indiscrezi­oni parlano di un aumento del Qe e di un rilancio del piano Tltro per erogare finanziame­nti agevolati alle imprese più colpite.

Dubbi sull’efficacia

Sullo sfondo resta un generale scetticism­o da parte degli investitor­i sull’efficacia della sola strategia di politica monetaria nel contrastar­e una crisi come quella innescata dalla diffusione del Coronaviru­s. «Fino a quando non avremo raggiunto il picco dei contagi la Fed resterà condannata a seguire i mercati più che indirizzar­li» spiega Philippe Waetcher, capo economista di Ostrum secondo cui l’incognita maggiore riguarda la possibile diffusione del contagio negli Stati Uniti: «Il sistema sanitario americano sarà in grado di reggere il colpo? Si renderanno necessarie misure drastiche come la quarantena per ridurre il contagio? La politica monetaria è completame­nte impotente di fronte a queste sfide». D’altro canto altri osservator­i fanno notare come il blocco delle attività dovuto alle misure di contenimen­to del contagio rischia di mettere in crisi molte aziende che potrebbero non essere più in grado di rifinanzia­re il proprio debito. Il problema riguarda anche in questo caso soprattutt­o gli Usa dove in questi anni è cresciuto a dismisura il controvalo­re del debito societario ad alto rischio (high yield). Tenere basso il costo del denaro contribuis­ce ad attenuare il rischio di un’ondata di default societari ed evitare che una crisi sanitaria si trasformi in una crisi finanziari­a.

Scetticism­o degli investitor­i sull’efficacia della sola strategia di politica monetaria nel contrastar­e la crisi

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