Contro l’incertezza terapia d’urto Fed
Tassi tagliati dello 0,5%, il doppio rispetto alle attese Il G7: via a stimoli economici Wall Street vende sulla notizia: persi tre dei cinque punti guadagnati lunedì
Edizione chiusa in redazione alle 22.45 Terapia d’attacco della Fed sull’emergenza coronavirus: la banca centrale Usa ha abbassato i tassi dello 0,50%, il taglio maggiore dalla crisi del 2008. L’annuncio è arrivato dopo il summit del G7, che si è impegnato a sostenere la ripresa con stimoli all’economia. Dichiarazione che ha soddisfatto le Borse europee, tutte positive (Milano +0,43%). Pesante Wall Street, che lunedìaveva guadagnato 5 punti: tonfo del 3% dopo l’allarme del governatore Powell sull’impatto del coronavirus sull’economia.
Impatto.
Cronaca di un rimbalzo mancato. Se fosse un film questo potrebbe essere tranquillamente il titolo della seduta di ieri sui mercati. Una giornata che si era aperta sotto i migliori auspici si è conclusa con rialzi tutto sommato modesti. Modesti soprattutto tenendo conto delle notizie uscite ieri (una su tutte il taglio di mezzo punto percentuale dei tassi deciso ieri dalla Fed) che evidentemente non sono riuscite del tutto a scacciare la negatività di cui sono ostaggio le Borse mondiali da quando il Coronavirus si è trasformato da problema cinese a emergenza globale. Anche perché l’annuncio di misure di stimolo monetario non ha fatto seguito quello stimolo fiscale coordinato da parte dei Paesi del G7 su cui gli investitori avevano scommesso alla vigilia. Nel comunicato finale solo vaghe dichiarazioni di intenti ma nessuna misura concreta. E così la giornata sui mercati azionari in Europa che sembrava orientata al rally (l’indice Stoxx 600 era arrivato a guadagnare il 3,2%) si è chiusa con un rialzo non così entusiasmante (+1,37%) tenendo conto del -12% cumulato nelle precedenti sei sedute. Stesso discorso vale per Wall Street. Alla vigilia del vertice dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali la Borsa americana aveva guadagnato oltre il 4 per cento. Ma ieri in serata gli indici mostravano un ribasso di oltre il 3 per cento.
Crollano i tassi dei bond
Se la reazione del mercato azionario è stata scomposta quella dell’obbligazionario è stata piuttosto netta: gli investitori, che già nel corso delle ultime sedute erano corsi a comprare bond, hanno consolidato questa scommessa anche alla luce della mossa a sorpresa della Fed. Anche ieri quindi è stata una giornata di forti ribassi per i rendimenti del mercato obbligazionario. Un trend che ha interessato sia i titoli più solidi come i Treasury americani che ieri hanno aggiornato i minimi storici sotto l’1% sia quelli più rischiosi come i BTp . Dopo una settimana di forti rialzi di rendimenti e spread ieri è arrivato il tanto atteso rimbalzo per i titoli italiani i cui rendimenti a dieci anni sono scesi sotto l’1% con lo spread in calo a 161 punti. È stata una giornata di forti acquisti anche per diversi bond emessi da Paesi emergenti, una classe di investimento storicamente sensibile alle mosse della Fed, che ieri hanno fatto registrare un marcato calo dei rendimenti.
Dopo il taglio shock della Fed bisognerà vedere come si muoveranno le altre banche centrali. Ieri un taglio del costo del denaro è stato annunciato da Australia e Malesia. Oggi sarà la volta della Bank of Canada mentre resterà da vedere cosa decideranno Bank of England e Bank of Japan che nei giorni scorsi hanno annunciato stimoli. E soprattutto la Bce che alla fine potrebbe capitolare ed annunciare anch’essa nuove misure di stimolo.
Cosa può fare la Bce
Diversi esponenti del board tra cui la stessa Lagarde nei giorni scorsi si erano espressi con molta cautela a riguardo ma, dopo la decisione della Fed, i mercati scontano una contromossa. Se non altro per arrestare il rally dell’euro che nell’ultima settimana si è apprezzato di oltre il 2,6% sul dollaro tornando sui massimi da inizio anno. Anche se formalmente il controllo delle quotazioni dell’euro non rientra nei compiti della Bce, un eccessivo rafforzamento della moneta potrebbe avere effetti deflattivi e pertanto non è desiderabile. Ma quali margini di manovra sono rimasti alla banca centrale? Le ultime indiscrezioni parlano di un aumento del Qe e di un rilancio del piano Tltro per erogare finanziamenti agevolati alle imprese più colpite.
Dubbi sull’efficacia
Sullo sfondo resta un generale scetticismo da parte degli investitori sull’efficacia della sola strategia di politica monetaria nel contrastare una crisi come quella innescata dalla diffusione del Coronavirus. «Fino a quando non avremo raggiunto il picco dei contagi la Fed resterà condannata a seguire i mercati più che indirizzarli» spiega Philippe Waetcher, capo economista di Ostrum secondo cui l’incognita maggiore riguarda la possibile diffusione del contagio negli Stati Uniti: «Il sistema sanitario americano sarà in grado di reggere il colpo? Si renderanno necessarie misure drastiche come la quarantena per ridurre il contagio? La politica monetaria è completamente impotente di fronte a queste sfide». D’altro canto altri osservatori fanno notare come il blocco delle attività dovuto alle misure di contenimento del contagio rischia di mettere in crisi molte aziende che potrebbero non essere più in grado di rifinanziare il proprio debito. Il problema riguarda anche in questo caso soprattutto gli Usa dove in questi anni è cresciuto a dismisura il controvalore del debito societario ad alto rischio (high yield). Tenere basso il costo del denaro contribuisce ad attenuare il rischio di un’ondata di default societari ed evitare che una crisi sanitaria si trasformi in una crisi finanziaria.
Scetticismo degli investitori sull’efficacia della sola strategia di politica monetaria nel contrastare la crisi