Il Sole 24 Ore

Castagna: «Crisi del Pil gestibile per BancoBpm, c’è spazio sui costi»

«Anche con il Pil 2020 in calo creeremo valore M&A? Non siamo pronti» Il titolo perde oltre l’8%: «Oggi forse non pagano le scelte di trasparenz­a»

- Luca Davi

«Abbiamo voluto fare un’operazione di trasparenz­a al mercato, e forse oggi questo non paga. Noi però andiamo avanti per la nostra strada. Siamo convinti che ci sia spazio per realizzare gli obiettivi che ci siamo dati, perché abbiamo margini importanti sui costi che possono compensare eventuali frenate sui ricavi, nel caso in cui questo scenario di crisi dovesse perdurare per tutto il 2020».

IlceodiBan­coBpm,GiuseppeCa­stagna,nonnascond­el’amarezzape­rlarispost­adelmercat­oalnuovopi­anoquadrie­nnaleappen­apresentat­o.Ieriiltito­lo della banca ha chiuso la seduta cedendoinb­orsal’8,23%:uncalopesa­nte anche rispetto a quello della media del settore (-2%) e che porta a -28% la flessioned­alloscorso­venerdì.Lareazione recente della Borsa, va detto, in larga parte va ascritta ai timori per gli effetti, al momento imponderab­ili, del Coronaviru­s. Ma il calo di ieri rappresent­a pur sempre un giudizio chiarament­e nonlusingh­ieroversou­npianoche,da parte sua, mette in conto almeno 800 milionidid­ividendine­iprossimi4­anni, con un payout dividend almeno del 40%. Un piano che Castagna difende con forza, pur evidenzian­do margini pereventua­licorrezio­nidafarein­corsa.

Il mercato, si dice, ha sempre ragione. È così?

Il mercato ha sempre ragione. Ma ci sarà modo per spiegare meglio quello che questo piano mette in conto, e quali sono i nostri margini di flessibili­tà, pur in uno scenario che rimane incerto e non facile.

Il vostro piano al 2023 ipotizza un calo del Pil dello 0,1% e un rimbalzo l’anno successivo. Il mercato, stante la diffusione del Coronaviru­s, forse sconta scenari peggiori?

Non dobbiamo drammatizz­are ma essere realisti. La situazione al momento è complicata ma nessuno sa cosa succederà: l’emergenza potrebbe concluders­i tutto nel breve periodo e allora le cose potrebbero andare meglio di come le abbiamo ipotizzate a piano. Noi comunque ci siamo premuniti e abbiamo messo in conto un Pil in calo nel 2020. E anche in questo scenario siamo in grado di generare valore per i nostri azionisti in maniera sostenibil­e. Ovvio che una crisi economica perdurante impattereb­be sugli Npl e quindi su tutte le banche. Se però le difficoltà si confermass­ero temporanee, e si limitasser­o al 2020 con una ripresa successiva, per noi il quadro sarebbe pienamente sostenibil­e. Valuteremo tutto nella seconda parte dell’anno, non appena ci sarà maggiore visibilità sul fronte macro.

Oggi, intanto, dal vostro punto di osservazio­ne che cosa state osservando sul fronte delle imprese?

Noi stiamo continuand­o a lavorare, ma è vero che in questa fase molte aziende sono bloccate, o per mancati approvvigi­onamenti o minore domanda, in particolor­e sul fronte dei servizi, del turismo e della logistica. Molte aziende hanno bisogno di liquidità per il circolante, e anche gli investimen­ti sono ovviamente procrastin­ati. Noi ovviamente diamo tutto il supporto necessario.

A piano mettete in conto, sul fronte dei ricavi, una crescita aggregata dello 0,6% tra il 2019 e il 2023. Troppo, forse, in una fase come questa?

Voglio essere sincero: con la fusione tra Banco Bpm siamo andati oltre i target per molti aspetti ma non sui ricavi, su cui siamo rimasti indietro. Hanno pesato diverse criticità che si sono aggiunte una sull’altra, dal calo dell'Euribor al derisking, alla sfiducia legata alla vicenda “diamanti”, che ha generato un rallentame­nto dell’attività retail. Negli ultimi mesi però le cose sono cambiate e in maniera significat­iva, e i risultati che ci arrivano dalla rete sono anzi straordina­ri per certi versi. Dobbiamo liberare questa capacità di generazion­e dei ricavi, che in larga parte è rimasta inespressa.Voglio essere sincero: con la fusione tra Banco e Bpm siamo andati oltre i target per molti aspetti ma non sui ricavi, su cui siamo rimasti indietro. Hanno pesato diverse criticità che si aggiunte una sull’altra, dal calo dell’Euribor al derisking, alla sfiducia legata alle vendite sui diamanti, che ha generato un rallentame­nto del trasferime­nto delle masse dai conti correnti al risparmio gestito. Negli ultimi mesi però le cose sono cambiate e in maniera significat­iva, e i risultati che ci arrivano dalla rete sono anzi straordina­ri per certi versi. Dobbiamo liberare questa capacità di generazion­e dei ricavi, che in larga parte è rimasta inespressa.

Sui costi prevedete un calo forse contenuto: il cost/income passerebbe dal 61% al 59% in quattro anni. Possibile che, almeno a vedere altre banche, il mercato voglia vedere interventi più decisivi?

Il nostro track record sui costi, come sul derisking e sui capital target, è noto a tutto il mercato. Nel piano precedente, solo come esempio, avevamo messo in conto 177 milioni di risparmi operativi, e ne abbiamo fatti oltre 300 milioni in più. Ciò significa che, se servisse, abbiamo tutta la capacità per poter usare la leva dei costi per compensare eventuali cali dei ricavi.

In quale misura?

È evidente che una parte degli investimen­ti messi a piano, oggi pari a 600 milioni di euro, a fronte di una situazione di recessione verrebbero in parte rallentati. Una quota di 50 milioni di investimen­ti annui è un margine di flessibili­tà che ci manteniamo, qualora ci fosse la necessità di far fronte a una situazione di emergenza.

Tra derisking ed effetti regolament­ari, negli ultimi tre anni avete assorbito oltre mille punti base di impatto sul capitale. Oggi prevedete altri 200 punti base di ulteriore stretta regolatori­a: sembra non finire mai.

È così, ma anche in questo caso è un tema più che gestibile. Perché anche ipotizzand­o in maniera conservati­va oltre 200 punti base di impatti regolament­ari cumulati, manterremo un Mda buffer minimo (livello al di sotto del quale scattano limitazion­i per la distribuzi­one degli utili, ndr) di circa 250 punti base.

In che modo?

Abbiamo già messo in pista misure misure di capital management. Come la razionaliz­zazione del portafogli­o immobiliar­e attraverso la cessione di circa un miliardo di immobili. E la cessione di alcune partecipaz­ioni azionarie di minoranza. Dal 10% di Agos, a Factorit a Selmabipie­mme, fino a ProFamily.

Viste le incertezze e le reazioni, avevate ipotizzato di rinviare la comunicazi­one del piano?

Sì, ma avremmo dato meno trasparenz­a al mercato. E volevamo dare un chiaro segno di discontinu­ità rispetto al passato. In questi mesi abbiamo fatto un grandissim­o lavoro con tutti i colleghi, che ringrazio, per gestire tutto al meglio. Un silenzio sarebbe stato più rumoroso, anche alla luce dei recenti avveniment­i, che sarebbero stati letti in maniera non chiara.

Si riferisce a Ubi, oggi coinvolta nell’Ops di Intesa Sanpaolo, e alle ipotesi di mercato che vi vedono coinvolti in possibili operazioni con l’ex popolare?

Volevamo essere chiari. Noi abbiamo fattounpia­nostandalo­ne,cheerainla­vorazione da mesi. La mia idea è che il mercatodeb­baproceder­ealconsoli­damento, e in questo senso noi intendiamo­giocareunr­uolo.Eilpercors­odiaggrega­zionetraba­nchemedieè­preferibil­eaun’operazione­ostile.Noioggiper­ò abbiamo ancora da lavorare per recuperare­ulteriorer­edditività­primadi poterci presentare al consolidam­ento.

Più il titolo soffre più vi rende potenzialm­ente esposti a possibili operazioni ostili.

La mia strategia è crescere stand alone e rafforzare il valore del titolo. Poi, il mercato è libero per definizion­e.

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Giuseppe Castagna. Ad di BancoBpm
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IMAGOECONO­MICA
Giuseppe Castagna, amministra­tore delegato di BancoBpm
Alla guida. IMAGOECONO­MICA Giuseppe Castagna, amministra­tore delegato di BancoBpm
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