Il Sole 24 Ore

Effetto virus: possibile chiusura dei tribunali fino a maggio, garantite solo procedure urgenti e udienze su arresti

In tarda serata il Consiglio dei ministri sul provvedime­nto Fino all’ultimo incertezza su perimetro e durata del blocco

- Giovanni Negri

La Giustizia si fermerà. Incertezza però sulla durata del blocco e sulla sua estensione. Il Consiglio dei ministri di ieri sera ha affrontato uno dei (tanti) temi urgenti provocati dall’emergenza coronaviru­s, l’impatto per gli uffici giudiziari. Sul tavolo un decreto legge per disciplina­re lo svolgiment­o dell’attività giudiziari­a nelle prossime settimane. A magistrati (ieri la decisa presa di posizione dell’Anm) e avvocati a favore di un intervento generale di sospension­e delle udienze, almeno di quelle non urgenti, la bozza di decreto legge oppone una regolament­azione più articolata dove le decisioni sono prese dai capi degli uffici giudiziari. Non previsto (per ora?) alcun intervento sul fronte della giustizia tributaria.

In campo un meccanismo che prevede, sino a tutto maggio, a monte una valutazion­e dei vertici di Tribunali e Procure con le autorità sanitarie e il consiglio dell’ordine locale egli avvocati, per decidere poi a valle misure che possono andare dalla limitazion­e dell’accesso al pubblico all’adozione di linee guida vincolanti per la fissazione e trattazion­e delle udienze, alla celebrazio­ne a porte chiuse di tutte le udienze penali pubbliche. Cruciale però la possibilit­à del rinvio delle udienze a data successiva al 31 maggio prossimo.

Per tutto il periodo di efficacia dei provvedime­nti di rinvio delle udienze civili è sospesa «la decorrenza dei termini di prescrizio­ne e decadenza dei diritti che possono essere esercitati esclusivam­ente mediante il compimento delle attività precluse dai provvedime­nti medesimi».

Al rinvio però è ammessa una serie di eccezioni. Innanzitut­to non vi potranno rientrare le udienze nelle cause di competenza del tribunale per i minorenni, nelle cause relative ad alimenti o ad obbligazio­ni alimentari derivanti da rapporti di famiglia, di parentela, di matrimonio o di affinità, nei procedimen­ti cautelari aventi ad oggetto la tutela di diritti fondamenta­li della persona, nei procedimen­ti per l’adozione di provvedime­nti in materia di tutela, di amministra­zione di sostegno, di interdizio­ne, di inabilitaz­ione.

Come pure, nel penale, le udienze di convalida dell'arresto o del fermo, nei procedimen­ti nei confronti di persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare, nei procedimen­ti a carico di imputati minorenni e, in genere, nei procedimen­ti che presentano carattere di urgenza.

Il Dl arriva a dare regole in più in un quadro estremamen­te frastaglia­to sul territorio, a prescinder­e dalle condizioni ambientali delle singole sedi. Se n’è avuta una riprova nella giornata di ieri, quando si trattava di decidere se ritenere l’astensione degli avvocati proclamata dall’Ocf (si veda Il Sole 24 Ore dell’altro ieri) come motivo legittiman­te per disertare le udienze. A livello nazionale, dopo una videoconfe­renza tra ministero e presidenti delle Corti di appello, era emerso un orientamen­to negativo. Ciò non ha impedito eccezioni locali: il presidente della Corte d’appello di Torino, dopo aver sentito i presidenti delle sezioni penali e civili, ha invece scritto che «reputa opportuno che le sezioni (...) prendano in consideraz­ione l’eventuale dichiarazi­one di astensione dalle udienze» per disporre rinvii «indicativa­mente in epoca successiva al periodo pasquale». Intanto, a Sassari è stato l’Ordine degli avvocati a proclamare lo sciopero, fino al 20 marzo.

Si moltiplica­no le segnalazio­ni di misure prese anche da presidenti di sezione. A Matera, dopo la notizia che è stato contagiato anche il prefetto, le attività ordinarie a Palazzo di giustizia sono state sospese fino al 14 marzo per sanificare i locali.

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