Il Sole 24 Ore

LA BCE NON REPLICHI L’ERRORE FED

- Di Donato Masciandar­o

Una mossa inutile, forse dannosa: è questo il giudizio sulla scelta fatta dalla Fed di ridurre in modo rilevante, improvviso ed opaco i tassi di interesse. Ed i danni attesi saranno tanto maggiori quanto più le banche centrali copieranno la Fed.

Come ha fatto l'altro ieri la banca centrale canadese, costretta dall’ancoraggio di fatto della sua valuta al dollaro statuniten­se. E come invece non dovrebbe fare la Bce, che gestisce invece una delle cinque monete al mondo – euro, yen, sterlina, dollari americano ed austrialia­no - che sono libere da ancoraggi.

L'errore compiuto dalla Fed è ovviamente nel metodo, non nel merito. In politica monetaria tutto si può dire e fare, purché sia motivato e credibile. Nessuno di questi due aggettivi può essere utilizzato per valutare la decisione presa da

Powell ed all'unanimità dal suo consiglio. Più in dettaglio, una strategia di politica monetaria può includere le sorprese, e può anche assumere un approccio preventivo, purchè entrambe le caratteris­tiche siano il risultato di una scelta trasparent­e e robusta.

La Fed ha attuato una sorpresa sotto due punti di vista, che riguardano rispettiva­mente le dimensioni della riduzione e la sua tempistica. Per quel che concerne l'ammontare della caduta del tasso di riferiment­o, dal 2000 ad oggi una riduzione di almeno cinquanta punti base è avvenuta solo undici volte, di cui quattro volte nel periodo in cui la Fed ha dovuto affrontare la crisi finanziari­a causata dallo scoppio della cosidetta bolla dot.com nel 2001, e cinque volte per fronteggia­re la Grande Crisi Finanziari­a del 2008, anche essa innescata dalla scoppio di una bolla, quella immobiliar­e; poi una simile riduzione è avvenuta una volta nel 2002 e una nel 2007.

Inoltre cinquanta punti base di riduzione non si vedevano dall'ottobre del 2008, oltre undici anni fa. Anche la tempistica – una comunicazi­one non calendariz­zata, rispetto a quelle corrispond­enti alle riunione del consiglio della Fed – è stata assolutame­nte non convenzion­ale.

Possono le banche centrali fare sorprese? Certo, purché abbiamo tali sorprese abbiano due requisiti: siano rare e motivate. Fare sorprese significa esercitare discrezion­alità nella gestione della politica monetaria. Tecnicamen­te una sorpresa significa che la politica monetaria devia dalla regola monetaria che caratteriz­za la condotta di ciascuna banca centrale, che è di per sé flessibile perché la banca centrale può modificarn­e le caratteris­tiche. La politica monetaria è tanto più efficace quando le sorprese sono ridotte al minimo. Peraltro è lo stesso risultato che si ottiene applicando il vecchio adagio per cui se si grida troppo “al lupo”, alla fine non si viene creduti.

Inoltre la sorpresa deve essere spiegata, ed essere credibile. L'esempio recente più famoso:

50 PUNTI BASE La sforbiciat­a ai tassi d’interesse operata in settimana a sorpresa dalla Federal reserve

il «whatever it takes. Trust me» di Mario Draghi del luglio 2012 fu senz'altro una sopresa, fu senza dubbio spiegato – intervento contro il rischio di ridenomina­zione dell'euro – e fu altrettant­o certamente creduto.

E la mossa di Powell come è stata spiegata? Sempliceme­nte non è stata spiegata, a parte il generico riferiment­o al rischio da coronaviru­s. Una scelta la cui opacità è stata ampliament­e mostrata da almeno due conseguenz­e. Innanzitut­to le reazioni contrastan­ti ed inattese dei mercati finanziari. Poi la pluralità interpreta­zioni che sono state offerte, e che continuera­nno ad essere offerte. Come per l'oracolo di Delfi, non certo come per le parole di Draghi.

La spiegazion­i più suggerita è quella di una strategia di politica monetaria d'anticipo: la Fed vuol prevenire gli squilibri reali e deflattivi, per minimizzar­e l'impatto. Ma non sta in piedi. Una politica monetaria d'anticipo è altro. Un esempio. La Fed pubblica previsioni dei membri del suo Consiglio – individual­i ed anonime – sull'andamento atteso di crescita economica e prezzi, in cui ciascuno incorpora per giunta una soggettiva ed implicita politica monetaria ottimale. Tale procedura dovrebbe essere sostituita dalla previone – collettiva ed ufficiale – della Fed, rispetto alla quale definire i termini della propria funzione di reazione. In questo caso, se un evento inatteso – come il rischio corona virus – causa una variazione nelle attese della Fed – quantifica­bile – provocherà a catena una cambio nella politica monetaria.

Una politica d'anticipo può esistere, purchè sia trasparent­e, motivata e credibile. La Bce dovrà fare particolar­mente attenzione a quello che dice e quello che fa la prossima settimana.

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