SALVINI-MELONI PARLANO AL COLLE, NON A CONTE
Non è Conte il destinatario delle misure presentate dai leader del centro-destra per contrastare la crisi determinata dal coronavirus. Il loro interlocutore è invece Sergio Mattarella. È vero che Salvini, Meloni e Tajani l’incontro l’hanno chiesto al premier ed eventualmente al capo dello Stato se non dovessero essere ascoltati, ma era solo per rispettare le forme e una certa ritualità. In realtà per loro ha più senso scegliere di dialogare con il Colle per una serie di ragioni. Innanzitutto perché non vogliono legittimare il premier e spostare il livello di interlocuzione su un piano più istituzionale che politico gli lascia intatto lo spazio per criticare Palazzo Chigi. Uno spazio di cui non possono fare a meno sia Salvini che deve recuperare qualche consenso perso sia la Meloni che vuole rosicchiare ancora voti dai due alleati, Lega e Forza Italia.
Inoltre con quelle proposte si mettono sulla scia del messaggio del capo dello Stato quando ha chiesto unità e concordia cercando di coinvolgere l’opposizione in questa fase emergenziale. Quella lista di priorità, insomma, è già un modo per rispondere al Quirinale dimostrando un atteggiamento collaborativo ma senza rafforzare la figura del premier che continuerà a essere un bersaglio polemico. E quindi se non sarà Conte a raccogliere quei suggerimenti, i tre leader hanno già messo in agenda l’incontro con il Quirinale che gli regala una ribalta più nobile, meno compromettente e frustrante, rispetto a quella di Palazzo Chigi.
«Facciamo opposizione che costruisce e ricostruisce non solo che denuncia: speriamo che ci si ascolti dall’altra parte del tavolo», diceva ieri Salvini cambiando di nuovo tono e forse avendo compreso che non è più il tempo solo delle invettive. Il coronavirus, infatti, non ha spiazzato e messo in difficoltà solo il Governo e la maggioranza ma pure il Capitano che è dovuto uscire dallo slogan del “subito al voto” o dal progetto di rovesciare il Conte II. Pensare a un cambio a Palazzo Chigi oggi è davvero complicato, tanto più lo è immaginare le elezioni che non ci sono né ci saranno nel mediobreve termine. Gestire l’emergenza comporterà, infatti, svariati mesi - è stato anche fatto slittare il referendum - e gli italiani non capirebbero la richiesta di un voto anticipato e settimane di campagna elettorale mentre si combatte un’emergenza sanitaria o se ne è appena usciti. Va quindi cambiata totalmente pagina e per l’opposizione si tratta di cercare un registro tutto nuovo.
Un compito che spetta a maggior ragione al leader leghista visto che l’emergenza contagi è tutta spostata al Nord, nelle regioni dove la Lega raggiunge le percentuali di consenso più alte e dove governa a livello regionale da anni. Quella di ieri è quindi una ripartenza del centro-destra su un altro spartito che attende però la prova del Parlamento. Che fare con i provvedimenti del Governo? Anche se ieri Salvini metteva in dubbio il sì, sembrava però più un atteggiamento tattico, negoziale che non una vera minaccia. «Vedremo come andrà l’incontro di martedì e se potremo condividere le misure», ha dichiarato ma sarà complicato votare contro in questa fase.