Nei centri commerciali parte la richiesta di blocco degli affitti
Gli affittuari dei negozi chiedono una moratoria di sei mesi dei canoni La locazione incide tra il 10 e il 20% sul fatturato Ricavi in caduta del 50%
La crisi dei consumi causata dal Covid-19 innesca il confrono tra le società che gestiscono factory outlet e centri commerciali, imprese rappresentate dal Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc) e le insegne del retail che fanno capo a Confimprese. Gli operatori commerciali chiedono alle proprietà misure urgenti sul pagamento dei canoni di affitto dei negozi che generalmente viene pagato su base trimestrale anticipata. Di fatto si tratta della richiesta di una moratoria dei canoni per il prossimo semestre. La voce affitti incide tra il 10 e il 20% del fatturato del punto vendita le cui vendite in queste ultime due settimane accusano un calo del 50 per cento.
Il comitato
La decisione è stata presa giovedì pomeriggio al termine della riunione del comitato ristretto degli associati di Confimprese a cui hanno partecipato in videoconferenza una significativa rappresentanza di soci. Al termine è stata presa la decisione di inviare al Cncc e a tutte le società proprietarie o che gestiscono centri commerciali e outlet la richiesta di un incontro urgente.
«La crisi Covid-19 sta mettendo in ginocchio i retailer, in particolar modo chi opera nei centri commerciali e outlet - spiega Mario Resca, presidente di Confimprese -. Se non si interviene subito molti operatori potrebbero non avere le risorse per onorare le prossime scadenze di pagamento. Per questo serve subito una moratoria sui canoni di affitto che dia un temporaneo respiro finanziario alle aziende più colpite e la contestuale apertura di un tavolo che possa individuare misure urgenti e congrue per le parti, anche tenendo conto delle peculiarità settoriali».
Parallelamente Confimprese si attiverà presso il Governo per chiedere adeguate misure legislative a supporto di queste richieste e del comparto. L’obiettivo è chiedere in tempi rapidissimi misure che garantiscano la continuità aziendale di tutte le parti interessate senza dimenticare che buona parte dei franchisee, in particolare quelli di piccole dimensioni, sono quasi sempre imprese di natura familiare a cui in questo periodo stanno mancando gli incassi giornalieri.
«Il Covid-19 è un avvenimento straordinario e imprevedibile che avrà importanti conseguenze sui contratti tra le proprietà dei centri commerciali e gli operatori commerciali - spiega l’avvocato Claudio Cocuzza dello studio legale Cocuzza e associati consulente esterno di molti retailer -. Il blocco dei consumi ha generato un corto circuito tra proprietà e conduttori costretti a valutare tutte le possibili opzioni per superare la crisi».
Lo scenario
L’universo del commercio moderno è di fronte a uno scenario difficile di cui è impossibile immaginare la durata. «Ad oggi a causa il Covid-19 abbiamo subito un calo del traffico e del fatturato nei punti vendita dal 30 al 50% con picchi in Lombardia dove i centri commerciali chiudono nel week end, Veneto ed Emilia-Romagna - racconta Andrea Longo, direttore finanziario del gruppo Bata per l’Europa Occidentale ed Aw Lab -. Ma soffre tutta Italia e c’è un timore generalizzato tra i consumatori».
Una testimonianza che riassume il clima economico che in questi giorni sta vivendo il commercio moderno. Per evitare un lungo e costoso contenzioso legale le due associazioni dovrebbero aprire un tavolo di confronto per arrivare a una mediazione che sia soddisfacente per tutte le parti. Insomma incontrarsi e lavorare nell’ottica di un modello winwin. Parti che hanno un giro d’affari miliardario. L’universo Confimprese rappresenta 160 società a cui fanno capo 350 brand, oltre 40mila punti vendita, 700mila addetti, di cui moltissimi lavorano nei week end, e un giro d’affari di 154 miliardi. Il Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc) raggruppa 145 soci che appartengono all’intera filiera dell’industria dei centri commerciali, un migliaio tra centri ed factory outlet sparsi in tutta Italia. La superficie di vendita complessiva sfiora i 16 miliardi mentre i dipendenti sono 320mila.