Mostre e visite culturali in calo dell’80%
Cipolletta (Cci): «Danni rilevanti su investimenti e sul versante liquidità»
L’elenco dei contraccolpi da coronavirus è nutrito. Si va dalla cancellazione dei concerti, all’annullamento di festival ed enti fieristici, alla chiusura delle sale cinematografiche, alla sospensione delle produzioni audiovisive nazionali e internazionali (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), alla disdetta di mostre e visite culturali «con presenze nei musei che non raggiungono il 20% di quelle normalmente registrate». Quindi c’è un 80% di quelle presenze andato perduto nel gorgo di un Covid-19 che sta inghiottendo ricavi e tenuta di un’economia sempre più in tensione.
Il presidente di Confindustria Cultura Italia (Cci), Innocenzo Cipolletta,
non nasconde la preoccupazione. E del resto il rosario dei colpi da coronavirus ormai si sgrana come una giaculatoria. «In generale il congelamento di attività o iniziative già programmate sta generando danni economici assai rilevanti su tutto il territorio nazionale, stravolgendo investimenti e sviluppo delle industrie per quest’anno e, probabilmente, anche per quelli a venire e generando una crisi di liquidità per le aziende del settore», dice il presidente della Federazione che riunisce le associazioni di editoria (Aie); musica (Afi, Fimi, Pmi); cinema e audiovisivo (Anica, Apa, Univideo); servizi per la valorizzazione del patrimonio culturale (Aicc).
È in questo quadro che si inserisce la lettera inviata al premier Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e al titolare dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Una missiva con un nutrito cahier de doleances, unito però a richieste e suggerimenti per affrontare la situazione o comunque, permettere di attenuare la sofferenza di un nodo che sembra sempre più stringersi al collo delle aziende.
La nota di Confindustria Cultura Italia lascia poco spazio a dubbi: incassi cinematografici crollati del 75%; ben 7.400 spettacoli dal vivo saltati provocando perdite di incassi pari a 10,5 milioni di euro per i soli eventi musicali; calo di vendite per i libri del 25% con punte del 50% e oltre in Lombardia, Veneto ed Emilia. «Sono dati che parlano da soli e disegnano un quadro che non sapremmo definire altro che di crisi grave e profonda», dichiara in un’altra nota il presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi, che chiede misure «da adottare con urgenza» come «la detrazione fiscale degli acquisti di libri, la ricostruzione della dotazione di 18App, un rafforzamento del fondo destinato alle famiglie bisognose per i testi scolastici fermo da vent’anni alla cifra di 103 milioni di euro».
Non può non essere evidente a tutti che per il comparto culturale – che ha a che fare con il pubblico e con la sua capacità di spesa ma anche di partecipazione agli eventi – la situazione, dicono da Confindustria Cultura Italia, ha i tratti della calamità.
Da qui le misure suggerite dalla gravità della situazione. Innanzitutto quelle volte a garantire liquidità alle imprese: la sospensione del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, e una maggiore attenzione da parte del sistema bancario per l’accesso al credito. Sul fronte lavoro: l’istituzione della Cigs per i lavoratori delle imprese del settore anche dove non già prevista. Altro intervento: la necessità di assicurare in modo rapido i pagamenti da parte della Pubblica amministrazione.
Il carattere è quello dell’urgenza, con la necessità, conclude Confindustria Cultura, di sostenere una domanda di prodotti culturali «per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell’emergenza».