Per gli spin off è solo l’antipasto: sul tavolo 28 miliardi in dieci anni
Il 20% degli asset nella Ue è di operatori indipendenti, negli Usa la quota è al 95%
Un tempo cugine povere dell’industria delle tlc, le torri sono diventate le galline dalle uova d’oro. Per gli investitori, ma anche per le telco che ormai hanno realizzato di essere sedute sopra un tesoretto, reso più prezioso da quel 5G che per le towerco come per le compagnie telefoniche rappresenta un driver di creazione di valore.
È un momento d’oro per il settore delle torri di trasmissione. Uno studio di Morgan Stanley – “Global Towers: 5G and Tower Monetization Driving Value Creation” – di gennaio mette in fila dati che lasciano poco spazio a dubbi, restituendo la fotografia di un settore che, su scala globale, dovrebbe registrare una crescita sia lato ricavi sia lato Ebitda a un tasso medio annuo del 9 per cento nel triennio.
In questo quadro, il numero da tener presente è 20%. La quota di mercato delle towerco indipendenti in Europa è questa, a fronte di un 95% in Usa. Già da qui si possono capire condizioni e potenzialità di un mercato in espansione, da una parte, e che dall’altra può rappresentare una chiave di volta per la sostenibilità futura delle stesse telco. Un tempo tabu, ora lo scorporo - o spin off che dir si voglia è diventata una sorta di parola magica. Separare le torri, considerate non più un asset core per chi fa il mestiere della la compagnia telefonica, è un affare: si genera liquidità vendendo a terzi l’infrastruttura e si deconsolidano costi e debiti. Per Ey le risorse sono quantificabili in 28 miliardi in 10 anni.
Da una parte si incassa e dall’altra si liberano risorse più che mai necessarie in questa fase di investimenti per il 5G. Esempi in questo senso ci sono in Italia, ma non solo. Altice nel 2018 ha venduto al fondo Kkr il 49,99% delle quote in Sfr TowerCo, ribattezzata poi Hivory e il 75% delle quote della società delle torri in Portogallo. Altro caso più recente: Iliad ha monetizzato vendendo il 70% delle quote del suo porfolio torri in Francia e il 100% di quelle italiane alla spagnola Cellnex.
La towerco che ha come primo azionista la Edizione controllata dalla famiglia Benetton ha anche acquisito da Salt (Svizzera) il 90% delle quote dell’intero portfolio.
Proprio Cellnex è indicata, nel report di Morgan Stanley, come l’attore che più potrebbe beneficiare delle opportunità sul mercato. Lato operatori, come winner è segnalata Vodafone con le sue 62mila torri per le quali Morgan Stanley dà una valutazione fra i 16 e i 22 miliardi.
Si vedrà. Di certo il quadro è in grande fermento, sia dal punto di vista industriale (il report scommette su una densificazione dei 350mila siti esistenti in Europa) sia dal punto di vista delle opportunità di business. Un motore in tal senso potrebbe essere rappresentato da Ck Hutchison, la conglomerata di Hong Kong che possiede Wind Tre, con la sua towerco da 28.500 siti in Europa (9mila in Italia). Un buon affare in prospettiva per fondi e towerco, considerando che l’inevitabile sbocco sarà la valorizzazione. Quota di minoranza o maggioranza farà la differenza.