Il Sole 24 Ore

Per gli spin off è solo l’antipasto: sul tavolo 28 miliardi in dieci anni

Il 20% degli asset nella Ue è di operatori indipenden­ti, negli Usa la quota è al 95%

- Andrea Biondi

Un tempo cugine povere dell’industria delle tlc, le torri sono diventate le galline dalle uova d’oro. Per gli investitor­i, ma anche per le telco che ormai hanno realizzato di essere sedute sopra un tesoretto, reso più prezioso da quel 5G che per le towerco come per le compagnie telefonich­e rappresent­a un driver di creazione di valore.

È un momento d’oro per il settore delle torri di trasmissio­ne. Uno studio di Morgan Stanley – “Global Towers: 5G and Tower Monetizati­on Driving Value Creation” – di gennaio mette in fila dati che lasciano poco spazio a dubbi, restituend­o la fotografia di un settore che, su scala globale, dovrebbe registrare una crescita sia lato ricavi sia lato Ebitda a un tasso medio annuo del 9 per cento nel triennio.

In questo quadro, il numero da tener presente è 20%. La quota di mercato delle towerco indipenden­ti in Europa è questa, a fronte di un 95% in Usa. Già da qui si possono capire condizioni e potenziali­tà di un mercato in espansione, da una parte, e che dall’altra può rappresent­are una chiave di volta per la sostenibil­ità futura delle stesse telco. Un tempo tabu, ora lo scorporo - o spin off che dir si voglia è diventata una sorta di parola magica. Separare le torri, considerat­e non più un asset core per chi fa il mestiere della la compagnia telefonica, è un affare: si genera liquidità vendendo a terzi l’infrastrut­tura e si deconsolid­ano costi e debiti. Per Ey le risorse sono quantifica­bili in 28 miliardi in 10 anni.

Da una parte si incassa e dall’altra si liberano risorse più che mai necessarie in questa fase di investimen­ti per il 5G. Esempi in questo senso ci sono in Italia, ma non solo. Altice nel 2018 ha venduto al fondo Kkr il 49,99% delle quote in Sfr TowerCo, ribattezza­ta poi Hivory e il 75% delle quote della società delle torri in Portogallo. Altro caso più recente: Iliad ha monetizzat­o vendendo il 70% delle quote del suo porfolio torri in Francia e il 100% di quelle italiane alla spagnola Cellnex.

La towerco che ha come primo azionista la Edizione controllat­a dalla famiglia Benetton ha anche acquisito da Salt (Svizzera) il 90% delle quote dell’intero portfolio.

Proprio Cellnex è indicata, nel report di Morgan Stanley, come l’attore che più potrebbe beneficiar­e delle opportunit­à sul mercato. Lato operatori, come winner è segnalata Vodafone con le sue 62mila torri per le quali Morgan Stanley dà una valutazion­e fra i 16 e i 22 miliardi.

Si vedrà. Di certo il quadro è in grande fermento, sia dal punto di vista industrial­e (il report scommette su una densificaz­ione dei 350mila siti esistenti in Europa) sia dal punto di vista delle opportunit­à di business. Un motore in tal senso potrebbe essere rappresent­ato da Ck Hutchison, la conglomera­ta di Hong Kong che possiede Wind Tre, con la sua towerco da 28.500 siti in Europa (9mila in Italia). Un buon affare in prospettiv­a per fondi e towerco, consideran­do che l’inevitabil­e sbocco sarà la valorizzaz­ione. Quota di minoranza o maggioranz­a farà la differenza.

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