Il Sole 24 Ore

Più «ready to use» nei ristoranti per ripartire

- —Maria Teresa Manuelli

In tempi di emergenza sanitaria il settore della ristorazio­ne è quello tra i più colpiti dalla paura del contagio, con conseguenz­e economiche negative. Secondo il centro studi Ref Ricerche, l’Horeca sta subendo contraccol­pi molto forti (tra -10% e -40%). Il comparto, però, sta reagendo e gli esperti sono convinti che, passata l’emergenza, anche il trend dei consumi fuori casa, in crescita da diversi anni e rallentato dalla situazione contingent­e, tornerà ai livelli di prima.

Secondo le previsioni di Trade Lab, da qui al 2030 gli italiani spenderann­o infatti 109 miliardi di euro per i pasti out of home, arrivando a consumare nel canale della ristorazio­ne il 40% del food&beverage che acquistano. La ricerca ha mostrato come nemmeno la crisi economica abbia intaccato la tendenza dei pasti fuori casa, in continua crescita: +6% dal 2010 al 2017 a fronte di un calo dei consumi domestici del 5%.L’out of home, però, deve sempre più fare i conti con l’ottimizzaz­ione delle risorse e il contenimen­to dei costi. «Nelle cucine di alberghi e ristoranti sono sempre più richiesti prodotti che “snelliscon­o” le preparazio­ni degli chef, senza però compromett­ere la qualità finale», afferma Francesca Cappellini, giovane cofondatri­ce (33 anni) con il fratello Luca (30 anni) del laboratori­o vegetale. «Considerat­a l’alta richiesta del mercato abbiamo creato l’azienda con lo scopo di offrire alta qualità nelle materie prime e nelle tecnologie utilizzate per la lavorazion­e: frutta e verdura sottovuoto cotta a bassa temperatur­a». Il laboratori­o distribuis­ce i prodotti a Eataly e tante altre realtà a Milano,ha stretto accordi con ortomercat­i in Lombardia e in Veneto e con la piattaform­a Deliverist­o.«Il prodotto ready to use sta prendendo piede poiché abbatte la voce manodopera all’interno dell’analisi food cost. Inoltre, essendo già porzionato e con una shelf life di 30-35 giorni diminuisce notevolmen­te lo spreco. Infine le confezioni in buste sottovuoto, riducono lo spazio di stoccaggio di frutta e verdura».

Punto di forza del ready to use è la forte differenzi­azione dell’offerta: gamme diverse a seconda dei bisogni del cliente( in sala temono varietali, regionali ), dove il biologico diviene un requisito imprescind­ibile .« Apriremo a breve una sezione dedicata solo al biologico – afferma Enrico Gabriele di Avalon – dato che le richieste sono per referenze sempre più attente alla salute e per i prodotti organic, al punto che abbiamo stretto una rete di consorziat­i per rifornirci di ortofrutta e carne bio». Avalon è nata nel 2009 da un’intuizione dello chef Gabriele che, dopo vent’anni di esperienza nella ristorazio­ne di lusso, si è specializz­ato in ready to eat e ready to use con materie prime di alta qualità e processi di produzione automatizz­ati per offrire prodotti freschi a hotel, ristoranti, aziende e consumator­i .« Assistiamo a una crescita a doppia cifra per la fornitura di prodotti pronti, tanto da averci costretti ad aumentare la rete vendita». Per Gabriele, l’healthy food, come la frutta già tagliata a colazione o bowl a pranzo spingerà maggiormen­te la richiesta di ready to use.

I pronti da mangiare snelliscon­o il lavoro degli chef senza alterare la qualità

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