«Demonizzare l’agrochimica danno per tutti»
Intervista a Samuele Alessandrini, direttore generale di Sipcam Italia
«Paradossalmente a noi il bando al glifosato converrebbe, ma la demonizzazione dell’agrochimica non conviene a nessuno. Quella sul glifosato è diventata una scelta esclusivamente politica. Sappiamo che se viene utilizzato correttamente, come da indicazioni in etichetta e come si fa in Europa, è sicuro. I problemi ci sono se, come succede in America, viene usato per seccare i cereali a tre giorni dalla raccolta». A dirlo è il direttore generale di Sipcam Italia, Samuele Alessandrini. In un mercato globale dominato all’80% dai tre big (Bayer-Monsanto, ChemChina-Syngenta e Dow-DuPont con Corteva), Sipcam Oxon è la prima multinazionale italiana e 12esima nel ranking mondiale degli agrofarmaci. Con circa mille dipendenti di cui 400 in Italia, ha superato i 500 milioni di ricavi, appena inaugurato filiali in Paraguay, Thailandia e Egitto e programmato per il 2020 aperture in Cile e Russia.
L’Italia rischia di arrivare impreparata alla scadenza del 2022? Esistono
alternative al glifosato?
Le aziende del settore stanno già cercando soluzioni alternative, ma il mondo degli agrofarmaci è talmente regolamentato che occorrono anni per l’arrivo di nuove molecole. Nel frattempo, si stanno reimpostando prodotti autorizzati, che però hanno uno spettro d’azione parziale rispetto al glifosato, con un costo sensibilmente diverso. In Europa i costi della ricerca sono talmente elevati che non si sviluppano più nuove molecole; il Giappone è all’avanguardia perché è un mercato protetto, ma anche lì la situazione è destinata a cambiare.
Il green deal europeo e la riforma Pacpunt ano a ridurre l’ uso di pesticidi, fertilizzanti e antibiotici. Quali innovazioni l’ Italia può mettere in campo?
La rotta impostata dall’Europa ormai è chiara, e lastra dadi riduzione dei prodotti chimici è segnata. Con questo perònon possiamo pensare che in Europa venga eliminata totalmente la chimica, soprattutto quella “buona”, che garantisce il rispetto dei parametri tossicologici e ambientali. In Italia già si abbinano agli agrofarmaci le giuste tecniche agronomiche, che permettono di razionalizzarne l’uso solo quando strettamente necessari (forti attacchi fungini, nuove avversità come la cimice asiatica). Sipcam ha già sviluppato soluzioni per la difesa e l'attivazione fisiologica delle colture, ammesse anche in agricoltura biologica, e sta investendo sullo sviluppo di nuovi prodotti naturali.
Cosa pensa del piano nazionale sugli agrofarmaci?
Va nella direzione giusta, cioè quella di disegnare un’agricoltura che produca alimenti sempre più di qualità e sani, che garantisca la sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni. Ma il disallineamento temporale con la nuova Pac, che prevede tagli rilevanti delle risorse, non assicura che in Europa venga garantita la sostenibilità economica per i produttori. Questo è un problema che va tenuto in grande considerazione perché il green deal non si trasformi in un autogol per l’agricoltura europea, soprattutto quella della zona mediterranea.
In attesa di una decisione Ue, molti paesi stanno cercando exit strategy nazionali, non sempre con successo. Quello che stiamo facendo oggi sulla selezione dei principi attivi la Francia lo sta facendo da tempo, ma con un approccio troppo radicale che non sta funzionando, come dimostrano le reazioni degli agricoltori. Se usata bene la chimica aiuta e sostiene l’agricoltura. Un esempio: l’80% delle pere abate sono prodotte in Emilia, ma se non troviamo soluzioni alla cimice asiatica che ha dimezzato i raccolti, si produrranno altrove. Siamo disposti a pagare il doppio per lo stesso frutto, magari senza le stesse garanzie?