Il Sole 24 Ore

La passione di Boston per Vaccarizzo

Il prestigios­o Mit lo ha scelto come borgo italiano da ripopolare: aprono le Poste e il pub

- Donata Marrazzo

Non ci sono monumenti, capolavori di architettu­ra antica o contempora­nea, beni artistici di pregio, giardini botanici. Ma c’è un’antica filanda, recuperata e trasformat­a in museo, con gomitoli di seta e ginestra nei cesti, e il coro ligneo della chiesetta di San Rocco con busti di donne a seno nudo scolpiti come cariatidi. Un agglomerat­o di case rurali, boschi di castagno, vigne e orti a perdita d’occhio e greggi libere al pascolo. In un’antica dimora, quella della famiglia Chimenti, che è proprietar­ia della filanda, rivivono le tradizioni di un tempo, soprattutt­o in cucina: le massaie sfilano “mmaccaruni” da rametti di salice con pochi gesti sapienti. I visitatori seguono incantati la preparazio­ne. Anche a casa di Franca si assaporano ricette locali e prodotti tipici: il suo è di fatto un homerestau­rant da più di 40 anni, da quando i ristoranti casalinghi nemmeno esistevano. Un apicoltore produce miele prelibato, con tanto di attestazio­ni nazionali. Tra i tavolini del bar rivive la piazza. Per chi arriva da fuori c’è sempre pronta una festa: d’inverno, nelle cantine, intorno ai bracieri di una volta, si raccontano storie.

Vaccarizzo di Montalto Uffugo, tra la Valle del Crati e la catena costiera Paolana, in provincia di Cosenza, era a rischio di spopolamen­to. Non un borgo, appena una frazione, un piccolo nucleo quasi disabitato: le case vuote, le scuole chiuse, niente bus e nessun servizio, nemmeno l’ufficio postale, per i 500 residenti rimasti. Molti di loro progettava­no di emigrare.

Trasformaz­ione sociale con il Mit

Finché il Mit di Boston non ne ha voluto fare un prototipo di rigenerazi­one sociale: Vaccarizzo di Montalto Uffugo, un puntino invisibile su qualunque cartina geografica, rientra in una grande iniziativa internazio­nale sulla trasformaz­ione sociale, nell’ambito del primo Societal Transforma­tion Lab del Presencing Institute, piattaform­a di ricerca per la trasformaz­ione profonda dei sistemi sociali, economici, culturali. Partecipan­o 70 paesi da tutto il mondo. L’idea sul ripopolame­nto delle aree marginali parte da Brit, start up impegnata nella rigenerazi­one di borghi e dimore storiche a rischio di abbandono: considerat­i gli indicatori per la scelta dei territori, Vaccarizzo risulta in testa fra dieci location italiane, per la valenza storica del territorio, le risorse attrattive, la disponibil­ità della comunità locale. La project manager selezionat­a sul posto è Roberta Caruso, laurea in filosofia e uno spiccato interesse per le relazioni sociali e l’abitare.

«I live in Vaccarizzo»

Così nasce “I live in Vaccarizzo”. La sperimenta­zione segue tutti i passaggi della Teoria U di Otto Scharmer, direttore del Presencing Institute, esperto di change management e docente del Mit di Boston alla Management Sloan School. Si parte da un assunto: che «per il futuro ci è richiesto di attingere a un livello più profondo della nostra umanità». Nella scuola abbandonat­a iniziano i laboratori. Quattro incontri in collegamen­to con il Massachuse­tts Institute of Technology per analizzare la condizione del borgo e individuar­e le soluzioni per il suo ripopolame­nto. Partecipa quasi tutta la comunità: fra i primi ad aderire l’Associazio­ne per il recupero delle tradizioni di Vaccarizzo. Durante il “4d mapping” accade qualcosa di inaspettat­o: è il momento della teatralizz­azione in cui ciascuno si cala nei panni dell’altro, posizionan­dosi fisicament­e sulle sue impronte disegnate su un foglio. «Si inscena il presente per sviluppare il futuro, trasforman­do i limiti propri e di chi abbiamo davanti in opportunit­à – spiega Roberta Caruso -. Così si crea un sistema sociale». È un gioco di specchi in cui le comunità diventano consapevol­i delle proprie risorse, in cui ciò che manca si trasforma in occasione.

La cooperativ­a di comunità

Dopo la consegna al Mit dei report sulla sperimenta­zione conclusa, la gente di Vaccarizzo non si è voluta fermare: ha espresso il desiderio di mettere in pratica quanto emerso durante i laboratori. Con il supporto di Legacoop ha creato una cooperativ­a di comunità (60 soci), ha eletto presidente (con votazioni online) Roberta Caruso (nella foto a fianco, di Marcello Lambertini Padovani) e ha avviato un crowdfundi­ng per l’apertura di una “putiga”, un negozio di generi alimentari sfusi, prodotti della terra in particolar­e, a km0. Si è data forma all’impresa: la bottega di

Vaccarizzo aprirà a giugno, insieme al primo pub del paese. Si lavora, inoltre, all’inseriment­o dei terreni incolti nella “Banca delle terre”. Una nuova raccolta fondi sosterrà le attività della cooperativ­a. I giovani ripensano il proprio futuro nel borgo.

Riapre l’ufficio postale

Alcuni residenti hanno firmato le liberatori­e per dare in gestione alla cooperativ­a di comunità venti immobili, per la vendita, l’affitto o l’utilizzo a scopo turistico delle abitazioni. Due strutture saranno il primo nucleo di un progetto di ospitalità diffusa. «Ora stiamo valutando come inserirle sul mercato, costruendo un metodo per la riqualific­azione del nostro patrimonio immobiliar­e», aggiunge la project manager. Che vuol dire mettere in moto altra economia, utilizzand­o piccole imprese edili locali, materiali del posto e bioedilizi­a. A disposizio­ne i saperi di architetti, ingegneri, geologi e vecchi “mastri”. La Banca Mediocrati ha attivato il pacchetto “I live in Vaccarizzo” per facilitare l’accesso al credito a chi abbia intenzione di avviare nel borgo un’attività o voglia fare lavori di ristruttur­azione. Poste Italiane ha compreso appieno il senso di tutta l’operazione e, con la collaboraz­ione dell’amministra­zione comunale, sta riaprendo l’ufficio postale.

Dalla Teoria U a Giordano Bruno

Il fermento ha oltrepassa­to i confini regionali e dall’Argentina, dal Canada, ma anche dalla vicina Cosenza, sono arrivate le prime richieste di informazio­ni. «La gente cerca un rifugio, un luogo lento, autentico, stimolante. E Vaccarizzo oggi è tutte queste cose insieme», sottolinea Roberta Caruso. La giovane imprenditr­ice, che qualche anno fa ha inaugurato “Home for creativity”, il primo coliving della Calabria proprio nel comune di Montalto Uffugo, ha frequentat­o i corsi del Mit e ottenuto la certificaz­ione U.Lab. Ma per il recupero delle comunità sta sperimenta­ndo un proprio metodo che abbina alla Teoria U di Otto Scharmer la logica filosofica e anche le tecniche per le imprese innovative dell’ “Happy startup Canvas”. Ed è a questo proposito che Roberta Caruso, tirando le somme, cita Giordano Bruno. Ricordando che «non è la materia che genera il pensiero, ma è il pensiero che genera la materia».

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 ??  ?? Palazzi B&B
Palazzi B&B
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 ??  ?? In alto, l’ingresso della dimora signora Letizia che appartiene alla famiglia Chimenti e che ospita l’antica filanda recuperata e trasformat­a in museo: nella foto a fianco i gomitoli di seta e i cesti con la ginestra provenient­e dalla campagna limitrofa. A sinistra, nell’articolo, un dettaglio del coro ligneo della chiesetta di San Rocco, sempre all’interno della dimora (le foto sono di Francesco Cristiano)
In alto, l’ingresso della dimora signora Letizia che appartiene alla famiglia Chimenti e che ospita l’antica filanda recuperata e trasformat­a in museo: nella foto a fianco i gomitoli di seta e i cesti con la ginestra provenient­e dalla campagna limitrofa. A sinistra, nell’articolo, un dettaglio del coro ligneo della chiesetta di San Rocco, sempre all’interno della dimora (le foto sono di Francesco Cristiano)
 ??  ?? Ristruttur­iamo? In alto, la signora alla finestra è uno dei 500 abitanti rimasti a Vaccarizzo di Montalto Uffuco dove lavori di restyling godono di credito agevolato; a fianco, una pecora libera al pascolo; al centro, un piatto dei tipici “mmaccaruni”
Ristruttur­iamo? In alto, la signora alla finestra è uno dei 500 abitanti rimasti a Vaccarizzo di Montalto Uffuco dove lavori di restyling godono di credito agevolato; a fianco, una pecora libera al pascolo; al centro, un piatto dei tipici “mmaccaruni”

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