Burgo riparte con il boom del commercio online
Lo storico gruppo cartario ha ritrovato la via della crescita con la conversione della produzione nel riciclo e nell’imballaggio. Un modello strategico che è stato seguito anche da altri gruppi
Metti nel carrello, clic; così le cartiere italiane, come il gruppo Burgo ma non soltanto, cambiano la produzione per seguire l’evoluzione della società. L’ecommerce — gli acquisti fatti a distanza con l’app, con il mouse o con il touch — cambia le forme della società e dell’industria: una ricerca di Netcomm e Comieco stima in 20 milioni i pacchi al mese - pacchi da confezionare in modo adeguato al trasporto - e ciò sposta la domanda di carta verso il cartoncino ottenuto da carta straccia. Al tempo stesso la digitalizzazione sposta le riviste e i giornali verso il supporto informatico; le pubblicazioni si assottigliano, i quotidiani riducono le tirature e si convertono alle copie digitali, in Italia non si produce più carta per giornale. Questo articolo è stampato su carta prodotta nel Nord Europa.
Così la Burgo, controllata al 50,59% dal gruppo cartario vicentino Marchi con il 22,12% di Mediobanca, si sposta verso carte e cartoncini per imballaggio. «Nel 2018 - spiega Ignazio Capuano, amministratore delegato e da poche settimane eletto a presidente della Cepi, la confederazione europea dell’industria cartaria - abbiamo avviato la conversione al segmento del riciclo e dell’imballaggio la Cartiera di Avezzano, in Abruzzo, che era specializzata nelle carte grafiche la cui domanda era sempre più marginale. La cartiera è entrata a regime da poco con 200mila tonnellate di cartone per ondulatori. Il secondo passaggio continua l’amministratore delegato è stata la decisione di convertire pochi mesi fa lo stabilimento di Verzuolo, nel Cuneese. La cartiera produceva 400mila tonnellate l’anno di carte meccaniche per riviste, cataloghi, depliant; a regime produrrà 600mila tonnellate di carte per ondulatori, è l’impianto tra i più grandi d’Europa».
Le stime dicono che da anni in tutto il mondo crollano i consumi di carta per giornale, nell’ordine del 13% annuo, «mentre in Italia - precisa Capuano - il declino è meno accentuato. I dati relativi al mese di novembre parlano di una perdita del 2% in Italia».
Il percorso della Burgo è ormai delineato. Prima destinava al segmento grafico circa il 75% della produzione della dozzina di cartiere tra Italia ed estero (il nucleo più rilevante nel Triveneto). Con il fatturato 2018 sugli 1,8 miliardi e 3.500 dipendenti per 2 milioni di tonnellate di carta prodotta, oggi il segmento degli imballaggi e le carte speciali acquistano sempre più importanza mentre le carte grafiche, oggi al 70%, si stanno riducendo. «In prospettiva prevede Capuano - vediamo un obiettivo diviso in tre parti uguali tra carte per grafica e stampa, carte speciali con nuovi materiali per imballaggio innovativo e infine carta per ondulatori».
Un percorso simile è stato seguito anche da altri gruppi cartari, come la trevisana Progest che sta riavviando con il cartoncino da riciclo la storica Cartiera di Mantova che produceva carta da giornale.
Secondo le stime di uno studio presentato pochi mesi fa dal Politecnico di Milano con Osservatori.Net e con Netcomm, il valore degli acquisti online sfiora nel 2019 i 31,6 miliardi di euro, +15% rispetto al 2018, l’incremento in valore assoluto più alto di sempre (4,1 miliardi di euro).
Nel contempo Comieco, il consorzio di raccolta e riciclo della carta che in marzo organizza gli eventi del «Mese del Riciclo», ha censito nel 2018 la raccolta di 3,4 milioni di tonnellate di carta dalla raccolta differenziata. L’Italia si trova in una condizione di surplus di materia prima da riciclo, di mercato in crescita e al tempo stesso di deficit produttivo. Sono pochi gli impianti di ricupero e riciclo, a cominciare dalle cartiere; un fenomeno peraltro comune a tutte le altre materie prime ottenute dalle raccolte differenziate, come la plastica.