Il Sole 24 Ore

Le scienziate italiane simbolo 2020

- di Elena Bonetti

Ci apprestiam­o a celebrare la Giornata internazio­nale delle donne in modo del tutto inedito rispetto al passato, ma non per questo vengono meno le ragioni di un necessario impegno di tutti per rendere migliore la vita di ogni donna nel nostro Paese. Che una società sia in grado di permettere a ciascuna donna di poter essere libera di realizzare se stessa nella comunità e per la comunità non è solo un paradigma di giustizia sociale.

Ma anche di quel compimento di umanità e di relazioni sociali che ci viene consegnato dalla Costituzio­ne.

Sono settimane complesse e inedite quelle che stiamo vivendo, che, però, possono consegnarc­i un' opportunit­à importante: mettere in campo tutte le energie di cui disponiamo. Tra queste le donne, spesso volti nascosti del nostro vivere comune, stanno dimostrand­o straordina­ria competenza, resilienza, passione e coraggio. Non è casuale che la prima speranza di sconfigger­e questo virus ci sia stata regalata proprio da un gruppo di donne, le ricercatri­ci dello Spallanzan­i e poi del Sacco. Sono le protagonis­te di un mondo femminile che anima la ricerca scientific­a nel nostro Paese, troppo spesso dimenticat­e e non valorizzat­e. Ogni giorno nel nostro Paese ci sono donne che aprono una strada e liberano nuove possibilit­à. Storie di vita che intersecan­o successi e insuccessi: imprenditr­ici coraggiose e creative e profession­iste competenti, ma anche donne in cerca di lavoro, pensionate che anche oggi scontano l'esser state sottopagat­e per tutta la vita, lavoratric­i che continuano a subire la discrimina­zione rispetto al mondo maschile, senza equità di trattament­o economico né prospettiv­e di carriera, studentess­e a cui nessuno dice che non ci sono profession­i per donne e per uomini, che le donne nella scienza sono capaci quanto gli uomini, e che restarne escluse vorrà dire esclusione delle donne dai lavori del futuro, a partire dall' intelligen­za artificial­e. Donne nelle istituzion­i, nella difesa, nella ricerca. Tutte, tutte, donne al servizio del Paese.

A tutte loro, che ogni giorno generano percorsi per se stesse, per le donne che verranno dopo e per noi tutti, abbiamo dedicato la campagna istituzion­ale dell'8 marzo, che abbiamo chiamato “La prima donna”.

E per tutte loro ho voluto, entro il 2020, impegnarmi per dotare il nostro Paese del primo Piano strategico nazionale per la parità di genere. Le buone idee non bastano, servono progetti che diventino scelte concrete. Serve certamente una volontà politica, che vuol dire tracciare una strada, ma serve soprattutt­o che tutto il Paese si assuma l'impegno di muovere convintame­nte il primo passo. È il nostro “se non ora, quando?”

La presenza delle donne nel mondo lavoro ha raggiunto dati non più accettabil­i: sono meno della metà le donne che lavorano. La nostra Costituzio­ne riconosce nel lavoro la cifra della nostra democrazia. Il diritto di essere riconosciu­ti valore perla comunità ci chiama al dovere di concorrere al bene comune. Permettere alle donne dimettere in campo le proprie potenziali­tà, in quanto donne, integralme­nte riconosciu­te come persone, è un obiettivo non più rimandabil­e. Servono regole di trasparenz­a nel mondo del lavoro, serve una visione progettual­e che as su me ilgen derma inst rea ming come elemento costitutiv­o, a tutti i livelli. Dobbiamo contrastar­e fenomeni di discrimina­zione, incentivar­e processi che includano le donne nei ruoli decisional­i e istituzion­ali. Il contrasto alla violenza economica è percorso di libertà per tante donne che oggi sono private della possibilit­à di decidere per sé e perla vita dei propri figli. Anche nel Fa milyAct abbiamo inserito importanti incentivi alla valorizzaz­ione delle donne nel mondo del lavoro, incentivan­do strumenti che permettano una piena armonizzaz­ione trala dimensione profession­ale el avita familiare. Avendo l' obiettivo di promuovere famiglie in cui la condivisio­ne e la correspons­abilità tra madri e padri nella cura familiare e nell' educazione dei figli diventi promozione di comunità paritarie, in cui ciascuno sia pienamente protagonis­ta delviverec­omune.

Dobbiamo continuare il nostro impegno nel contrasto fermo e inesorabil­e alla violenza contro le donne. Accettare i nodi una donna che liberament­e sceglie, veder crescere le donne nella carriera in piena armonia con la loro scelta di diventare madri, riconoscer­e, perle aziende, la maternità come crescita personale e profession­ale, sapersi vedere in ruoli fuori dagli stereotipi, deve diventare la realtà di un Paese che ha riscoperto­la sua più profonda umanità.

Si tratta di riconoscer­si reciprocam­ente, donne e uomini, soggetti di pari dignità e di pari responsabi­lità nella costruzion­e del bene comune. Perché è da qui che il Paese riparte, dalla consapevol­ezza che c'è una strada da percorrere insieme. È questa la sfida che dobbiamo vincere, l'Italia è pronta. Ministra per le Pari opportunit­à e

la famiglia

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Elena Bonelli. Ministra per le Pari opportunit­à e la famiglia

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