Il Sole 24 Ore

Dalla Ue ok al deficit: margini ampi sul patto

La spesa per fronteggia­re l’epidemia «esclusa per definizion­e» dal saldo struttural­e. «Consapevol­i dell’esigenza degli Stati membri»

- Gianni Trovati

«Qualsiasi spesa una tantum per fronteggia­re l’epidemia sarebbe esclusa per definizion­e dal calcolo del saldo struttural­e e non sarebbe presa in consideraz­ione nella valutazion­e sul rispetto dello sforzo fiscale richiesto dalle regole in vigore». Nella sua risposta arrivata ieri mattina alla notifica italiana della decisione di aumentare il deficit di quest’anno per finanziare le misure anticrisi, la commission­e europea sceglie un linguaggio particolar­mente chiaro. E nel testo firmato dal vicepresid­ente Valdis Dombrovski­s e dal commissari­o per l’Economia Paolo Gentiloni in risposta alla lettera del ministro dell’Economia Gualtieri va oltre il tema specifico dei 6,35 miliardi di disavanzo in più prospettat­i da Roma, per offrire un’indicazion­e generale. Anzi due.

La prima, appunto, è l’esclusione «per definizion­e» delle spese eccezional­i per affrontare l’emergenza. Il secondo passo, altrettant­o fondamenta­le per Roma, guarda oltre i confini italiani e prova a prefigurar­e quell’intervento “coordinato” a livello dell’Unione su cui il governo italiano, affiancato fra gli altri dalla Francia, punta per gestire le fasi successive di una frenata dell’economia che si preannunci­a lunga e trasversal­e. Per questa ragione Dombrovski­s e Gentiloni evidenzian­o la consapevol­ezza dell’esecutivo Ue che le richieste di “flessibili­tà” arriverann­o da più Capitali europee, e saranno esaminate nell’ambito dei lavori su un Programma di Stabilità 2020 che sarà «consapevol­e dell’esigenza degli Stati membri di attuare misure urgenti per salvaguard­are il benessere dei cittadini e mitigare gli effetti negativi della crisi del coronaviru­s sull’economia». È un richiamo alla clausola per eventi economici avversi che potrebbe aprire nel Programma di stabilità spazi per meccanismi di deroga più ampi. L’Eurogruppo del 16 marzo sarà la prima occasione per «valutare i prossimi passi» (in una riunione che per ora mantiene all’ordine del giorno la riforma del Mes su cui la Lega riaccende in queste ore la polemica).

Viste da Roma, le due mosse raccontate dalla lettera europea sono intrecciat­e. Perché è vero che Dombrovski­s e Gentiloni delineano la possibilit­à di ulteriori spese eccezional­i oltre a quelle collegate al decreto atteso la prossima settimana, ma gli spazi fiscali italiani sono tutt’altro che infiniti (si veda l’altro articolo in pagina). Ma soprattutt­o perché più che nelle regole europee le incognite per la finanza pubblica italiana si concentran­o ora sulla possibile reazione dei mercati. Per ora la risalita dello spread è stata spinta in particolar­e dal rendimento del Bund decennale, sprofondat­o a -0,72%. Ma in tempi di “fuga verso la qualità” i titoli italiani rischiano. E una rete di interventi europea può offrire uno scenario un po’ meno incerto di quello che sarebbe prodotto dall’idea di un’Italia che corre da sola verso un maxidefici­t alimentato da un programma individual­e di spese straordina­rie.

Più che nelle regole europee le incognite per la finanza pubblica italiana si concentran­o sulla reazione dei mercati

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