La Fed studia azioni d’emergenza sull’acquisto di asset
Oltre 300 i contagi nel Paese, a rischio la tenuta del sistema sanitario privato
Cresce l’allarme per il coronavirus anche negli Stati Uniti. Aumentano ora dopo ora i casi di infezione: Andrew Cuomo, il governatore dello stato di New York, dove ieri si contavano 76 malati contro i 45 di venerdì, ha dichiarato lo stato di emergenza per mobilitare ogni risorsa contro il Covid-19. E con le minacce per la salute pubblica, si moltiplicano costi e rischi per l’economia su scala nazionale: i traumi per il business - dalla cancellazione del grande festival South by Southwest alla sospensione del servizio ferroviario diretto tra New York e Washington - sono aggravati da risposte politiche considerate da molti tuttora inadeguate, tra ritardi nei test disponibili a dichiarazioni confuse della Casa Bianca su preparativi e gravità dell’epidemia.
Lo spettro di spirali di crisi e recessioni è preso seriamente in considerazione dalla Federal Reserve: filtrano discussioni di misure senza precedenti, che vanno al di là dei tagli dei tassi d’interesse e dei precedenti Quantitative easing decisi nella dabacle del 2008. Il responsabile della sede di Boston, il governatore Eric Rosengren, ha invocato riforme legislative dello statuto della Banca centrale per permettere un acquisto più ampio di asset, oggi limitati a titoli del Tesoro e a bond garantiti da mutui. L’urgenza è alimentata da statistiche quali il crollo dell’export cinese del 17,2% in gennaio febbraio e dal timore che il forte dato occupazionale del mese scorso negli Usa possa essere l’ultimo.
La gestione della sfida finora da parte dell’amministrazione Trump ha complicato le cose. Disastri ed emergenze sono un banco di prova cruciale per i presidenti e non sempre lo superano: i repubblicani sotto George W. Bush pagarono a caro prezzo la sottovalutazione dell’uragano Katrina che distrusse New Orleans nel 2005. Se il Covid-19 peggiorerà, le stesse implicazioni politiche dirette non saranno da poco: in gioco potrebbero finire le primarie per decidere lo sfidante democratico per la Casa Bianca e le Convention estive dei due partiti.
Ma sono anzitutto le conseguenze sanitarie e sociali sotto i riflettori. A ieri nel Paese le persone contagiate erano oltre 300, in una ventina di Stati, con 17 morti, tra cui due in Florida, i primi sulla costa orientale Usa. Gli annunci si susseguono: l’epidemia ha spazzato via il festival internazionale di musica, cinema e tech South by Southwest a Austin in Texas a metà marzo che ogni anno attira 400mila persone. I campionati sportivi, dal baseball alla vigilia della nuova stagione, al basket della Nba che sta per arrivare alle fasi finali, sono a rischio: la Nba si prepara a partite in arene senza pubblico, anche se il suo giocatore più rappresentativo LeBron James, dei Los Angeles Lakers, si è già opposto a giocare senza pubblico.
Colossi come Amazon, Facebook e Microsoft hanno migliaia di dipendenti che lavorano da casa a Seattle, epicentro del virus. I treni Amtrak hanno eliminato il servizio espresso New York-Washington per calo della domanda. Quartieri generali a Manhattan, del retailer Gap come della finanziaria Tiaa, hanno chiuso di fronte al contagio. Le compagnie aeree hanno ridotto del 15% i voli nazionali oltre alle rotte internazionali.
Non basta. Con un sistema sanitario privato, ad eccezione di anziani e indigenti, il pericolo che molti americani senza o con scarsa copertura - tra i 75 e i 90 milioni - trascurino la salute o finiscano oberati di debiti aggravando la crisi è elevato. Sotto pressione sono i tanti lavoratori della gig-economy e dei servizi, privi di garanzie, in mancanza di ampi programmi di spesa pubblica. Anche se Uber ha annunciato che compenserà per 14 giorni le entrate degli autisti afflitti dal Covid-19.
Nel clima di tensione, Trump è reduce da una visita al Centro nazionale per le malattie infettive di Atlanta divenuto simbolo di contraddizioni e carenze. «Finirà, la gente - ha detto il presidente sull’epidemia - deve restare calma». E ha invitato cittadini e business a non cancellare i propri piani. Gli sforzi per contenere e combattere il coronavirus sono tuttavia a singhiozzo: la Casa Bianca aveva promesso oltre un milione di test entro il fine settimana, ma il vicepresidente Mike Pence, capo della task force per l’emergenza sanitaria, ha ammesso che non sono pronti. Ad oggi dovrebbero essere stati fatti circa duemila test, un centinaio a New York che ha inviato richieste alle autorità federali e ha oltre 3mila persone in quarantena oltre ai 76 casi, 11 in città. In California, che ha oltre 70 casi di persone infette, sono scattati circa 500 test. Il Congresso ha stanziato 8,3 miliardi contro il virus, il triplo della richiesta della Casa Bianca, ma non è chiara la loro efficacia.
Appare così rivelatore al momento soprattutto il soprannome che Pence si è conquistato sui media: “janitor”, bidello della Casa Bianca, incaricato di “ripulire” i messaggi di Trump. Tra i più recenti: il suggerimento di tenere in isolamento migliaia di passeggeri su una nave da crociera al largo di San Francisco per escluderli dal conto dei contagiati nel Paese. E l’“intuizione” che il virus sarebbe meno letale di quanto detto degli esperti e potrebbe svanire a primavera.