PARADIGMI DI SOSTENIBILITÀ DAL CUORE TECNOLOGICO
Kim Stanley Robinson è un maestro di cli-fi, il genere della fantascienza che si occupa di immaginare mondi a partire dal cambiamento climatico. Nel suo romanzo “New York 2140” il livello del mare è salito di 15 metri. Tra i grattacieli con le fondamenta e le cantine impermeabilizzate, ci sono canali nei quali circolano barche che attraccano all'entrata dei palazzi. Una sorta di Venezia del futuro che non si presenta come un territorio sopravvissuto al disastro ma semplicemente come una città che si è trasformata per adattarsi al cambiamento e immaginarlo come opportunità. Robinson dice che il suo mestiere è un po' quello di sviluppare scenari a partire da importanti novità tecnologiche e di immaginare come la vita si potrebbe sviluppare in quelle condizioni. I premi Hugo e Nebula che ha vinto dimostrano la sua straordinaria capacità di trovare un equilibrio tra la ricerca razionale sul futuro e l’esplorazione artistica emozionante. Per arrivare nei contesti descritti da Robinson è stata necessaria innovazione tecnologica: un’innovazione dotata di una direzione e che rispondeva non tanto alle logiche autoreferenziali della finanza speculativa applicata a forme di innovazione tecno-tecniche, ma ai bisogni reali di una popolazione umana che affronta il cambiamento radicale dell’ambiente causato dalle conseguenze climatiche dell’industrializzazione dei secoli scorsi. La convergenza degli argomenti relativi all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità è una prospettiva ineludibile. Ne parla Francesca Bria, presidente del Fondo Nazionale Innovazione (nell’articolo a fianco, ndr), ne parla l’economista Mariana Mazzuccato e ne parla la strategia verde e digitale della Commissione Europea. Il nuovo libro di Stefano Epifani - “Sostenibilità digitale” (Digital Transformation Institute, 2020) - ne esplora e spiega chiaramente la complessità, aggiungendo una chiave di lettura. Il sottotitolo è un programma di lavoro: “Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale”. Cioè: senza innovazione tecnologica, l’umanità non riuscirà a creare condizioni di vita sostenibili. Servirà a introdurre agricoltura di precisione e salute personalizzata, servirà a ridurre le emissioni e a generare energia da fonti rinnovabili, servirà a migliorare l’informazione basata sui dati e la gestione delle crisi anche estreme che sempre più spesso si manifesteranno. Anche se ovviamente non basterà l’innovazione tecnologica a risolvere il problema, perché a sua volta questa dovrà essere guidata da valori e sistemi di deliberazione nuovi. Questi diventeranno parte integrante della progettazione tecnologica, ma a loro volta ne saranno abilitati e rafforzati, man mano che il nuovo percorso evolutivo avrà preso piede.In questo senso è un nuovo salto di paradigma. Nascono nuove categorie di servizi e nuove architetture di piattaforma. Quindi partono nuove partite competitive. L’indipendenza europea parte da qui e se si gioca in questo nuovo contesto può diventare un obiettivo raggiungibile. In fondo gli americani sono riusciti a conquistare il mondo occidentale dei telefoni che in precedenza era essenzialmente europeo, grazie a un salto di paradigma tecnologico. Oggi il nuovo salto si legge nella convergenza tra digitale e sostenibile. E gli europei sono meglio posizionati di americani e cinesi per comprendere come coglierne l'opportunità.