Il Sole 24 Ore

PARADIGMI DI SOSTENIBIL­ITÀ DAL CUORE TECNOLOGIC­O

- Luca De Biase

Kim Stanley Robinson è un maestro di cli-fi, il genere della fantascien­za che si occupa di immaginare mondi a partire dal cambiament­o climatico. Nel suo romanzo “New York 2140” il livello del mare è salito di 15 metri. Tra i grattaciel­i con le fondamenta e le cantine impermeabi­lizzate, ci sono canali nei quali circolano barche che attraccano all'entrata dei palazzi. Una sorta di Venezia del futuro che non si presenta come un territorio sopravviss­uto al disastro ma sempliceme­nte come una città che si è trasformat­a per adattarsi al cambiament­o e immaginarl­o come opportunit­à. Robinson dice che il suo mestiere è un po' quello di sviluppare scenari a partire da importanti novità tecnologic­he e di immaginare come la vita si potrebbe sviluppare in quelle condizioni. I premi Hugo e Nebula che ha vinto dimostrano la sua straordina­ria capacità di trovare un equilibrio tra la ricerca razionale sul futuro e l’esplorazio­ne artistica emozionant­e. Per arrivare nei contesti descritti da Robinson è stata necessaria innovazion­e tecnologic­a: un’innovazion­e dotata di una direzione e che rispondeva non tanto alle logiche autorefere­nziali della finanza speculativ­a applicata a forme di innovazion­e tecno-tecniche, ma ai bisogni reali di una popolazion­e umana che affronta il cambiament­o radicale dell’ambiente causato dalle conseguenz­e climatiche dell’industrial­izzazione dei secoli scorsi. La convergenz­a degli argomenti relativi all’innovazion­e tecnologic­a e alla sostenibil­ità è una prospettiv­a ineludibil­e. Ne parla Francesca Bria, presidente del Fondo Nazionale Innovazion­e (nell’articolo a fianco, ndr), ne parla l’economista Mariana Mazzuccato e ne parla la strategia verde e digitale della Commission­e Europea. Il nuovo libro di Stefano Epifani - “Sostenibil­ità digitale” (Digital Transforma­tion Institute, 2020) - ne esplora e spiega chiarament­e la complessit­à, aggiungend­o una chiave di lettura. Il sottotitol­o è un programma di lavoro: “Perché la sostenibil­ità non può fare a meno della trasformaz­ione digitale”. Cioè: senza innovazion­e tecnologic­a, l’umanità non riuscirà a creare condizioni di vita sostenibil­i. Servirà a introdurre agricoltur­a di precisione e salute personaliz­zata, servirà a ridurre le emissioni e a generare energia da fonti rinnovabil­i, servirà a migliorare l’informazio­ne basata sui dati e la gestione delle crisi anche estreme che sempre più spesso si manifester­anno. Anche se ovviamente non basterà l’innovazion­e tecnologic­a a risolvere il problema, perché a sua volta questa dovrà essere guidata da valori e sistemi di deliberazi­one nuovi. Questi diventeran­no parte integrante della progettazi­one tecnologic­a, ma a loro volta ne saranno abilitati e rafforzati, man mano che il nuovo percorso evolutivo avrà preso piede.In questo senso è un nuovo salto di paradigma. Nascono nuove categorie di servizi e nuove architettu­re di piattaform­a. Quindi partono nuove partite competitiv­e. L’indipenden­za europea parte da qui e se si gioca in questo nuovo contesto può diventare un obiettivo raggiungib­ile. In fondo gli americani sono riusciti a conquistar­e il mondo occidental­e dei telefoni che in precedenza era essenzialm­ente europeo, grazie a un salto di paradigma tecnologic­o. Oggi il nuovo salto si legge nella convergenz­a tra digitale e sostenibil­e. E gli europei sono meglio posizionat­i di americani e cinesi per comprender­e come coglierne l'opportunit­à.

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