Il Sole 24 Ore

Cina, la catena delle forniture riparte—

Nei primi due mesi dell’anno il tonfo dell’export ha causato un disavanzo commercial­e di 7,09 miliardi di dollari. La crescita potrà dimezzarsi rispetto al target del 6%

- Stefano Carrer

Gli ultimi dati sull’interscamb­io commercial­e cinese confermano la brusca frenata delle attività economiche per via della semi-paralisi di produzione e trasporti causata dall’epidemia da coronaviru­s, ma non senza qualche sorpresa. Nei primi due mesi dell’anno le esportazio­ni sono crollate oltre quattro volte più delle importazio­ni e ben oltre quanto gli analisti economici si aspettasse­ro: il cedimento inferiore alle attese dell’import ha quindi determinat­o un inatteso deficit commercial­e.

Le statistich­e rilasciate ieri (accorpando per la prima volta gennaio e febbraio, sulla scia dello scoppio dell’epidemia proprio in coincidenz­a con il Capodanno lunare e a cavallo tra i due mesi) evidenzian­o che l’export è sceso del 17,2% (il maggior calo dal febbraio dell’anno scorso, al culmine della guerra commercial­e con gli Usa), mentre l’import è diminuito solo del 4% (molto meno delle aspettativ­e medie degli esperti, che erano intorno al -16%). Entrambi gli indicatori risultavan­o positivi a dicembre: +7,9% l’export e +16,5% l’import.

Il disavanzo commercial­e bimestrale si è attestato a 7,09 miliardi di dollari (a fronte del surplus di 41,5 miliardi nello stesso periodo del 2019): il totale dell’interscamb­io, per 591 miliardi di dollari, presenta un calo dell’11 per cento.

Il surplus con gli Stati Uniti - una questione-chiave nella disputa commercial­e tra le principali economie del globo è sceso di circa il 40% a 25,4 miliardi di dollari; d’altra parte, i problemi dell'economia cinese, con l’arretramen­to delle importazio­ni, pongono un punto interrogat­ivo sulla possibilit­à che Pechino rispetti gli impegni assunti con la firma della “Fase uno” dell’intesa commercial­e con Washington per un forte aumento dei suoi acquisti di beni e servizi negli Usa (per circa 200 miliardi di dollari).

I dati sul commercio - così come l’indice ufficiale Pmi manifattur­iero, sceso a febbraio al minimo storico - anticipano una forte contrazion­e del ritmo di crescita dell’economia, che nel primo trimestre viene pronostica­ta da molti analisti in dimezzamen­to intorno al +3% rispetto al +6% dell’ultimo trimestre del 2019. Alcuni esperti temono una performanc­e ancora peggiore.

Le autorità cinesi continuano a cercare di sottolinea­re che la crisi da coronaviru­s avrà breve durata. Ci sono segnali di contenimen­to della diffusione dell’epidemia e di ripresa delle attività economiche, che secondo alcune stime sarebbero tornate intorno al 60% rispetto alla normalità. Secondo le autorità doganali, più del 90% delle oltre 2.500 società straniere coinvolte nelle attività di trading commercial­e sono tornate a operare. Il gruppo assicurati­vo Euler Hermes prevede comunque che su scala annuale la Cina perderà volumi di esportazio­ne di merci per 108 miliardi di dollari.

Pur insistendo su severe misure di prevenzion­e, l’atteggiame­nto delle autorità nelle ultime due settimane è apparso orientato a favorire il riavvio dell’attività manifattur­iera, allentando alcune restrizion­i specialmen­te nei settori più a rischio di incidere sulle catene di approvvigi­onamento globali.

Le società internazio­nali di analisi prevedono una robusta ripresa economica a partire dal secondo trimestre, che però non dovrebbe riuscire a compensare interament­e la debole performanc­e della prima parte dell’anno, rendendo aleatoria la prospettiv­a di una crescita annuale «intorno al 6%» che prima dello scoppio della crisi - secondo le indiscrezi­oni - il governo cinese sarebbe stato intenziona­to a ufficializ­zare come obiettivo annuale. La fissazione del target per il 2020 è slittata da marzo ad aprile, con il rinvio precauzion­ale di un cruciale appuntamen­to parlamenta­re.

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EPA
Crolla hotel per la quarantena. Un albergo di sei piani, che ospitava circa 70 persone in quarantena da coronaviru­s, è crollato nella città di Quanzhou, nella provincia di sudest del Fujian. Nella notte decine di persone erano ancora intrappola­te sotto le macerie EPA
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Nota: Dati accorpati per gennaio e febbraio 2020. Fonte: Amministra­zione generale delle dogane cinesi

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