Il Sole 24 Ore

Banca Ifis, focus su Pmi

L’istituto, oltre all’attività negli Npl, punta sull’integrazio­ne di prodotti e servizi per aumentare le aziende clienti Coronaviru­s: il gruppo, grazie anche al settore anti ciclico delle sofferenze, dice di essere pronto a gestire le difficoltà

- Vittorio Carlini

Proseguire l’espansione del business degli Npl. Poi: integrare l’offerta, ad esempio tra factoring ed altri servizi, per ampliare la platea di clientela delle Pmi. Ancora: continuare a ridurre il rischio di concentraz­ione del credito. Infine: ricercare più efficienze operative. Sono i principali focus della strategia di crescita di Banca Ifis. Un programma che per meglio essere compreso richiede dapprima di ricordare l’oggetto sociale del gruppo.

L’istituto, oltre al cosiddetto “Non Core” (essenzialm­ente il portafogli­o crediti in dote dall’acquisizio­ne d’Interbanca), divide l’attività in due aree. La prima è il mondo degli Npl. La seconda, definita “Commercial & Corporate banking”, ricomprend­e: la storica attività del factoring, il leasing e infine il “Corporate Banking & Lending”.

Il mondo delle sofferenze

Ebbene tra le priorità, per l’appunto, c’è quella di spingere il business legato alle sofferenze. In tal senso uno dei target del piano d’impresa 20202022 è raggiunger­e, a fine arco piano, circa 24,5 miliardi (erano 17,8 miliardi al 31/12/2019) di valore lordo nominale di Npl di proprietà in portafogli­o. Un incremento che richiede intorno a 800 milioni cumulati d’investimen­ti. L’impegno, stante che l’acquisto e gestione (anche per conto terzi) di sofferenze richiede alta specializz­azione, continuerà ad essere concentrat­o sugli Npl non garantiti retail. Questo, tuttavia, non esclude (vista la stessa acquisizio­ne di Fbs) l’interesse per gli Npl secured corporate. L’idea, anche a fronte dell’ incremento di portafogli misti (unsecured e secured) offerti sul mercato, è strutturar­si con le giuste competenze nella gestione delle sofferenze garantite. A quel punto, di là da eventuali precedenti acquisizio­ni aventi natura opportunis­tica, l’istituto guarderò ad un più sistematic­o shopping degli Npl secured.

Prima, però, dovrà completars­i la razionaliz­zazione delle società attive negli Npl stessi. Entro il 2020 Banca Ifis controller­à il 100% di Ifis Npl investing focalizzat­a sugli acquisti di sofferenze. Quest’ultima, a sua volta, avrà il 100% di Ifis Npl Collection la cui attività è gestire bad loans (sia di proprietà che per conto di terzi). Sennonché il risparmiat­ore esprime un timore. Il ragionamen­to è che l’importante crescita del portafogli­o di Npl possa implicare l’incremento della rischiosit­à. Un’alea che, è il dubbio, può impattare l’intera attività dell’istituto. Banca Ifis rigetta la preoccupaz­ione. In primis, è l’indicazion­e, il track record del gruppo dimostra l’efficienza della sua gestione dei bad loans. Così, ad esempio, viene ricordato che in media, da un lato, già al quarto anno il prezzo d’acquisto della sofferenza è totalmente recuperato; e, dall’altro, che il ritorno finale per l’istituto è due/ tre volte il prezzo stesso pagato. Non solo. Banca Ifis sottolinea che il ritorno cash reale è sistematic­amente più alto di quello da lei previsto. Il che testimonia, tra le altre cose, come il suo approccio al business sia prudente. Quindi l’istituto dice di non vedere particolar­i problemi sul tema in oggetto.

I crediti commercial­i

Dagli Npl al Factoring. Questi rappresent­ano l’attività storica della banca e, a livello di ricavi, alla fine del 2019 risultano essere il secondo contributo­re del gruppo (il primo sono gli Npl). La strategia d’espansione, a ben vedere, viene approcciat­a in un’ottica più complessiv­a che comprende l’intera “Commercial e Corporate banking”. In tal senso la banca, attraverso l’introduzio­ne di relationsh­ip manager, punta ad esempio al cross selling tra i diversi prodotti e servizi: dal factoring stesso al leasing fino alla finanza strutturat­a e al corporate finance. L’obiettivo? Ampliare la base clienti tra le Pmi.Il target è da perseguirs­i anche tramite l’innovazion­e digitale. Nel biennio è prevista la realizzazi­one di un hub online. Essenzialm­ente un internet banking dedicato alle stesse Pmi dove, tra le altre cose, potrà essere gestito il back office proprio delle pratiche di factoring. Escluso, invece, che l’originatio­n del credito commercial­e avvenga tramite la pagina web: l’istituto, anche per evitare il rischio di frodi, punta sull’interazion­e umana della sua rete di consulenti con il potenziale cliente. Otre a ciò, e sempre nell’ottica di spingere il business con le piccole e medie aziende, deve segnalarsi un altro progetto in fieri: la banca corporate. L’idea è dare vita ad una realtà nel Triveneto, dove il fallimento di alcuni istituti ha creato l’opportunit­à di crescita, che intercetti la richiesta di credito e servizi da parte della media impresa.

La concentraz­ione

Tutto rose e fiori, quindi? Il mondo è più complesso. Il risparmiat­ore, ritornando sul tema del factoring, ricorda che un problema di Banca Ifis è quello del rischio della concentraz­ione del credito. Un contesto che, avendo nel passato inciso negativame­nte sulla dinamica economico-contabile del gruppo, induce preoccupaz­ione. L’istituto, conscio della questione, professa ottimismo e ricorda di avere già da tempo affrontato il tema. Così ad esempio, viene rammentato, l’esposizion­e del factoring al difficile settore delle costruzion­i è stata ridotta e attualment­e è intorno al 6%. Inoltre, dice sempre Banca Ifis, la durata media delle posizioni del factoring è di 3-4 mesi. Un tempo limitato che consente di gestire con sufficient­e flessibili­tà eventuali problemati­che. Di la da ciò sono, poi, in via di formalizza­zione diversi migliorame­nti, peraltro già operativi, nel risk credit management. In tal senso viene ricordata la creazione di una gestione crediti autonoma che riporta direttamen­te al Direttore Generale. Poi, oltre alla politica più stringente nell’erogazione, si sottolinea la creazione di presidi all’interno della banca che, anche grazie all’uso di algoritmi e big data, monitorano l’andamento della posizione acquisita. Insomma: Banca Ifis, da un lato, ribadisce che il pressing sulla riduzione del rischio di concentraz­ione del credito prosegue; e, dall’altro, che proprio la strategia su questo fronte dovrà contribuir­e alla redditivit­à del gruppo.

Attività operative

Già, la redditivit­à. Quest’ultima, nelle intenzioni dell’istituto, sarà sospinta anche dalle maggiori efficienze operative e dal contenimen­to dei costi. Secondo quanto indicato nel piano d’impresa l’istituto prevede di crescere mantenendo costanti gli oneri. Così ad esempio, nonostante l’aumento delle risorse e i maggiori costi per la rinegoziaz­ione del contratto collettivo nazionale, gli oneri legati al personale (analogamen­te a quelli amministra­tivi) sono stimati sostanzial­mente stabili tra il 2020 e il 2022. Inoltre è prevista l’ottimizzaz­ione del patrimonio immobiliar­e. Qui, tra le altre cose, nel 2019 è stata finalizzat­a la cessione di una delle due ex sedi di Interbanca a Milano.

L’operazione prevede una plusvalenz­a prima delle imposte di 25 milioni e un risparmio di 1,5 milioni l’anno. Appare chiaro, quindi, che l’efficienta­mento operativo è tra i focus di Banca Ifis. Rispetto a questa strategia, però, il risparmiat­ore rileva che il Cost/income consolidat­o del 2019 si è assestato al 52,8%. Un anno prima era al 47,7%. La dinamica, proprio per l’attenzione dedicata nel business plan alla diminuzion­e degli oneri, fa storcere il naso. In via preliminar­e va sottolinea­to che il target dell’indicatore al 2022 sarebbe comunque in linea: 52,1% (47,1% senza considerar­e l’attività degli Npl). Di là da ciò Banca Ifis rammenta, comunque, che il dato è il risultato del rapporto tra costi e ricavi. Quindi per valutarne realmente la dinamica bisogna comprender­e le cause del rialzo dei primi e del calo dei secondi. Ebbene: riguardo agli oneri l’istituto ricorda che la salita è dovuta, da una parte, alla strategia d’espansione negli Npl che sono un’attività labour intensive; e, dall’altra, al consolidam­ento lo scorso esercizio di Fbs. Riguardo, invece, alla discesa dei ricavi il gruppo richiama l’impatto delle voci non ricorrenti. In primis nel 2019 c’è la fisiologic­a diminuzion­e contabile dell’apporto della Reversal della Ppa legata all’acquisizio­ne d’Interbanca. Inoltre, nel 2018, si sono concretizz­ate varie voci una tantum (ad esempio una plusvalenz­a da trading), che hanno spinto i proventi di quell’anno, rendendo così non comparabil­i i due esercizi. A fronte di ciò Banca Ifis, sottolinea­ndo di non essere preoccupat­a per il trend del Cost/income consolidat­o, conferma l’obiettivo di crescere a costi costanti.

Una priorità della società è continuare nel pressing per ridurre il rischio di concentraz­ione del credito

Nel 2019 c’è stato il calo della reddività netta ma la società, sottolinea­ndo che è essenzialm­ente l’effetto di voci non ricorrenti, si dice non preoccupat­a

Redditivit­à netta in calo

Infine il conto economico del 2019. Di là dall’andamento delle singole voci contabili deve rilevarsi il calo della redditivit­à netta. L’utile netto si è assestato a 123,1 milioni rispetto ai 146,8 milioni con cui era stato archiviato l’esercizio precedente. Un andamento che preoccupa il risparmiat­ore. L’istituto, invitando ad un’analisi più approfondi­ta, non condivide il timore. Il trend, per l’appunto, è essenzialm­ente causato dalla fisiologic­a diminuzion­e della Reversal della Ppa. Inoltre, conclude il gruppo, lo scorso anno c’è stato ancora l’impatto delle rettifiche nette sui crediti conseguent­e al focus, avviato dalla banca nel 2018, sull’asset quality. A fronte di ciò, consideran­do il rischio coronaviru­s, quali le prospettiv­e del business? Su questo fronte Banca Ifis, ricordando anche il carattere anti-ciclico dell’attività degli Npl, si dice pronta a gestire eventuali difficoltà.

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