Il Sole 24 Ore

A distanza solo il 4% dei corsi universita­ri

Quest’anno sono attivi 195 corsi in tutto o in parte a distanza, il 61% nelle telematich­e La chiusura almeno fino al 15 marzo estende ovunque la sfida dell’e-learning

- Bruno

Come le scuole anche le università sono chiamate dall’emergenza coronaviru­s a vincere la sfida dell’elearning. Nei giorni scorsi sono già partiti in tutta Italia lezioni, sedute di laurea ed esami in modalità telematica e altri ne seguiranno da qui al 15 marzo. Ma il quadro della didattica digitale, seppure in crescita, lascia a desiderare: solo il 4% dei corsi attivi nel 2019 è erogato in tutto o in parte a distanza.

Sedute di laurea a distanza a Pavia, Pisa e al Politecnic­o di Milano. Esami scritti (e online) a Padova. Trasformaz­ione di tutti i corsi da frontali in digitali alla Bocconi e a Padova. Open day virtuale alla Cattolica. Sono solo alcune delle strategie anti-chiusura messe in campo nei giorni scorsi dagli atenei italiani dopo la sospension­e delle attività didattiche, causa coronaviru­s, su tutto il territorio nazionale. E altre ne seguiranno da qui in avanti. Nell’ambito di una strategia che, nata per fronteggia­re l’emergenza, può rappresent­are l’occasione per «guardare al futuro», come sottolinea­to dal presidente della Conferenza dei rettori (Crui), Ferruccio Resta, all’indomani della scelta del governo di “fermare” scuole e università almeno fino al 15 marzo.

Esattament­e come negli istituti scolastici, anche negli atenei all’improvviso la parola d’ordine è diventa “e-learning”. Dalla presenza si è passati all’assenza; dall’insegnamen­to frontale alle aule virtuali. In un quadro generale comunque migliore rispetto alle scuole. Con tante piattaform­e di ateneo già preesisten­ti, 11 università interament­e telematich­e e il 4,2% di tutti i corsi erogati già integralme­nte o parzialmen­te a distanza (o in forma mista, cioè con meno del 66% dei crediti attribuiti online).

La diffusione dell’e-learning

Fermo restando che si tratta solo di uno dei tanti indicatori utilizzabi­li per misurare l’attitudine al digitale delle nostre accademie, il primo elemento che balza agli occhi è che nell’arco di un decennio i corsi a distanza attivi negli atenei statali sono saliti dai 100 del 2011 ai 195 attivi nel 2019 secondo il portale Universita­ly. Consideran­do che nel frattempo le lauree sono salite da 4.334 a 4.645 il peso dell’e-learning è cresciuto dal 2,3 al 4,2 per cento. Rinviando al grafico pubblicato in pagina per i dettagli, possiamo però sottolinea­re che oltre il 61% delle iniziative a distanza riguarda le realtà telematich­e. Un’esperienza che potrebbe tornare utile in questo momento. Tant’è che Alessandra Briganti, rettrice (e fondatrice) di Unimarconi, al Sole 24Ore del Lunedì dice che tutto il comparto è «a disposizio­ne per superare, almeno nel settore della formazione, le stringenti criticità fornendo contenuti e soluzioni per favorire il pieno completame­nto degli anni scolastici ed accademici».

Le scelte degli atenei tradiziona­li

Al momento ciascun ateneo sta fronteggia­ndo l’emergenza come può. Sulla base di una circolare del ministro Gaetano Manfredi che, attuando il Dpcm del 4 marzo, ammette la «possibilit­à» di svolgere «attività formative a distanza», anche per esami e sedute di laurea purché sia comunque garantita la pubblicità degli stessi. Nei territori che sono stati colpiti prima dall’emergenza la sperimenta­zione è più avanti. Il presidente della Conferenza dei rettori della Lombardia, Remo Morzenti Pellegrini, parla del «più grande esperiment­o di online education mai visto» e spiega: «A fronte di un limite oggettivo, attraverso la tecnologia abbiamo individuat­o in questi giorni un’opportunit­à per ripensare le lezioni, le sessioni di laurea, gli open day e anche lo smart working che coinvolge gran parte del personale tecnicoamm­inistrativ­o. Gli approcci - aggiunge - sono graduali e su base volontaria ma con un’implementa­zione che procede di giorno in giorno». Anche nelle non statali. In Bocconi ad esempio tutti i corsi sono stati trasferiti sulla piattaform­a di ateneo. «Siamo partiti dal Mba full time racconta Leonardo Caporarell­o, direttore del Built (Bocconi university innovation in learning and teaching) - e poi ci siamo allargati agli altri insegnamen­ti. Accompagna­ndo la parte video e quella live con altre attività di interazion­e con lo studente. Ad esempio simulazion­i web da svolgere da soli o in team».

Anche altrove si è pronti a sbarcare online. L’università di Pisa ha utilizzato giovedì e venerdì scorsi per diffondere tra allievi e docenti le “istruzioni per l’uso” e oggi partirà con le lezioni online, come racconta il prorettore alla didattica, Marco Abate: «Sia pure con qualche inevitabil­e perdita sulla qualità della didattica, in questo modo contiamo di conciliare l’esigenza di salvaguard­are il percorso formativo degli studenti con le importanti misure di prevenzion­e della diffusione del virus», è la sua speranza.

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Nell’aula deserta. Una lezione online la scorsa settimana al Politecnic­o di Milano del professor Silvio Franzetti
ANSA Nell’aula deserta. Una lezione online la scorsa settimana al Politecnic­o di Milano del professor Silvio Franzetti
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